Certe persone proprio non sanno riconoscere la fortuna quando gli capita davanti agli occhi. E’ il caso del datore di lavoro di Lauren Odi, una ragazza del New Jersey licenziata perché aveva il seno troppo grosso. Avete capito bene: non è stata allontanata perché non fosse brava nel suo lavoro o per qualche altro motivo disciplinare, ma solo perché, con il suo davanzale prosperoso, distraeva i colleghi maschi facendo calare la produttività.
Il capo le avrebbe quindi comunicato l’interruzione del rapporto lavorativo indicando proprio il suo aspetto fisico come causa del provvedimento. Situazione resa ancora più strana dal fatto che la ragazza lavorava per Intimates, una società con sede a Manhattan che si occupa della vendita all’ingrosso indumenti intimi. Lei, con le sue forme esplosive, poteva essere sfruttata come testimonial perfetta della lingerie, e invece è stata ritenuta non idonea per la mansione.
Quando Lauren Odi camminava tra gli espositori la distrazione di colleghi, negozianti e clienti pare fosse inevitabile. Di solito le attenzioni sono lusinghiere per le donne, ma nel caso di questa bionda 29enne le hanno portato solo guai. La ragazza comunque non si è data per vinta ed ha denunciato il datore di lavoro per discriminazione. Chiariamo: lei non ha violato il code dress dell’azienda né si è sottoposta a qualche intervento chirurgico che facesse fiorire per magia il suo seno.
Insomma, com’era al momento dell’assunzione così è rimasta per tutto il periodo di lavoro svolto in negozio, come chiarito nel corso di una conferenza stampa indetta per denunciare l’accaduto: “Quando ho iniziato a lavorare lì, ho chiesto se era previsto un codice di abbigliamento, e mi è stato detto di girarmi intorno e di vedere come erano vestiti gli altri. Così ho fatto. L’abbigliamento era casual sportivo”. Quando li ha indossati lei, però, maglietta aderente, leggins e stivali non sono piaciuti alla proprietà.
Tanto che il suo datore di lavoro ha dato il via ad una serie di soluzioni forzate e quantomai surreali: “Quando il supervisore mi ha chiesto di mettere il nastro adesivo in corrispondenza del seno, ho chiesto ‘Sta scherzando?”. Senza contare di quella volta che l’ha costretta a indossare un accappatoio rosa per tutta la giornata: “Mi sono seduta in bagno per un po’, a piangere. Ho preferito uscire e comprare un maglione piuttosto che restare a lavoro in accappatoio e sentirmi umiliata”. Il caso sembra chiaro, così come è chiaro chi vincerà la causa. L’unico rammarico è quello iniziale, dare il pane a chi non ha i denti per gustarlo.