George Harrison, le 10 canzoni più belle da solista [VIDEO]

George Harrison

Il 29 novembre 2001, all’età di 58 anni, muore a causa del cancro George Harrison, storica chitarra dei Beatles. Il suo nome è legato ad alcuni dei brani più famosi dei Fab Four, da While My Guitar Gently Weeps a Something passando per Here Comes the Sun. Nonostante la sua capacità compositiva, però, all’interno della band è sempre rimasto nell’ombra di due calibri pesanti come John Lennon e Paul McCartney. Quando la band si scioglie, nel 1970, per George Harrison inizia una carriera solista ricca di suggestioni e soddisfazioni. Vediamo allora quali sono le 10 canzoni più belle del periodo post-Beatles.

Sarà anche stato poco appariscente ai tempi dei Beatles, ma l’importanza artistica di George Harrison non va assolutamente sottovalutata. Appassionato di cultura indiana, nel 1971 organizza, insieme al musicista indiano Ravi Shankar, il primo concerto benefico della storia, quel The Concert for Bangladesh che ancora oggi è considerato uno dei live più belli di sempre. Nonostante abbia inciso album in solitaria fin dalla fine degli anni ’60, la sua carriera solista è comunque legata soprattutto alla Dark Horse Records, etichetta da lui fondata nel 1974. Ascoltiamo i frutti più maturi di questo lungo percorso personale.

1. My Sweet Lord (1970)
Brano tratto da All Things Must Pass del 1970, progetto mastodontico in forma di triplo album, registrato in compagnia di un altro mostro sacro come Eric Clapton e considerato il suo capolavoro assoluto.

2. Give Me Love (Give Me Peace On Earth) (1973)
Il secondo album Living in the Material World è stato spesso bistrattato a causa dell’illustre predecessore, ma resta comunque un disco di ottimo valore, come dimostra questo primo singolo, numero 1 in classifica all’epoca.

3. Living In The Material World (1973)
Sempre dall’album del 1973, la title-track rappresenta uno dei punti più alti della carriera solista di George Harrison, che alla cura per la musica unisce un rapporto molto spirituale con i testi. L’influenza dell’oriente è più forte che mai.

4. Dark Horse (1975)
Primo album pubblicato sotto la sua omonima etichetta personale, Dark Horse non raggiunge i dati di vendita dei precedenti, mettendo a rischio la reputazione di George Harrison (penalizzato anche da una persistente laringite). Il brano che da il titolo all’album, comunque, resta un pezzo notevole.

5. Crackerbox Palace (1976)
Nel 1976, dopo aver iniziato la sua carriera da produttore cinematografico e la collaborazione artistica con i Monty Python, Harrison pubblica Thirty-Three & 1/3, lanciato dal singolo Crackerbox Palace. E il successo gli arride di nuovo.

6. Dark Sweet Lady (1979)
Dobbiamo aspettare 3 anni per rivedere sulle scene George Harrison, che chiude gli anni ’70 con l’album eponimo, portato al successo da Dark Sweet Lady e Blow Away. Nel frattempo il chitarrista trova il tempo per pubblicare la sua autobiografia.

7. Life Itself (1981)
Harrison apre gli anni ’80 con Somewhere in England, album dal parto difficile e inizialmente rifiutato dalla casa discografica. Quando esce, in versione rimaneggiata rispetto alle intenzioni iniziali, il successo è clamoroso, forte anche di alcuni singoli davvero ben riusciti come Life Itself.

8. That’s The Way It Goes (1982)
Nel 1982 George Harrison si sente sempre più lontano dal music business, ma obblighi contrattuali lo costringono a registrare un ultimo album in studio per la Warner. Il risultato è Gone Troppo, fiasco totale e considerato il peggiore della sua carriera. Si salva il bel brano That’s The Way It Goes.

9. When We Was Fab (1987)
Dopo 5 anni di assenza dalle scene, Harrison torna con Cloud Nine, album miracoloso in cui ritrova l’ispirazione e il successo commerciale. Merito anche delle illustri collaborazioni con Eric Clapton, Elton John e Ringo Starr.

10. Any Road (2002)
Come detto, George Harrison muore il 29 novembre 2001, ma nel 2002 c’è ancora spazio per un album di inediti, pubblicato su espressa volontà dell’artista. Ancora una volta si conferma lo stato di forma di un musicista che, seppure consumato dalla malattia, riesce a infondere magia nei suoi brani. Ascoltare Any Road per credere.