Il caso Cospito, le minacce anarchiche, Matteo Messina Denaro e ovviamente la questione 41bis. “Alfredo Cospito alla fine ha ottenuto ciò che voleva, ovvero comunicare con l’esterno, attraverso la stampa“, dice in esclusiva a Qnm Daniela Caputo, Segretario Nazionale del Sindacato dei Dirigenti del Corpo di Polizia Penitenziaria, che poi aggiunge “il Dipartimento della Polizia Penitenziaria deve essere alle dirette dipendenze del Ministro della Giustizia, vi spiego il perchè“
Quando la cronaca, compresa quella giudiziaria, si interseca coi fatti della politica, tornano a farsi sentire le voci di coloro che per ruolo e competenze, ogni giorno si interfacciano con la popolazione carceraria, e con tutta una serie di problematiche connesse a questo mondo, spesso oggetto di strumentalizzazioni.

“Come primo sindacato dei funzionari e dei dirigenti di Polizia Penitenziaria non possiamo che condividere e dare il nostro sostegno all’iniziativa del Sappe, primo sindacato del Corpo, di istituire al più presto il Dipartimento della Polizia Penitenziaria alle dirette dipendenze del Ministro della Giustizia” A dichiararlo in una nota, è Daniela Caputo, Segretario Nazionale del Sindacato dei Dirigenti del Corpo di Polizia Penitenziaria.
Polizia penitenziaria, Daniela Caputo a Qnm “Il dipartimento deve essere diretto dal ministero”
“Nell’amministrazione penitenziaria i poliziotti non si riconoscono e non si possono riconoscere , in quanto il Dap deve dedicarsi a tempo pieno alla popolazione detenuta, ai programmi di reinserimento sociale e all’edilizia penitenziaria, non certo alla gestione di un Corpo di Polizia dello Stato cui la dirigenza amministrativa non appartiene – prosegue la dottoressa Caputo nel comunicato- Il Governo deve delineare chiaramente una amministrazione capace di gestire un Corpo di polizia a partire dalla valorizzazione dei suoi dirigenti e restituire dignità al delicato e silenzioso compito svolto quotidianamente dagli uomini e dalle donne della Polizia Penitenziaria”. Per Qnm allora, abbiamo voluto sentire direttamente Daniela Caputo, perchè ci spiegasse meglio le regioni di questa urgente richiesta, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca che riempiono ogni giorno le prime pagine dei giornali.
Alfredo Cospito, Matteo Messina Denaro, il regime del 41bis, sono stati gli altri temi importanti toccati in questa intervista esclusiva.

Dottoressa Caputo, perchè esiste questa urgenza di cui come Sindacato dei Dirigenti del Corpo di Polizia Penitenziaria, parlate non da ora a dire la verità, in questo ultimissimo comunicato?
“Perchè il Dap gestisce non solamente un corpo di polizia, ma tutta una serie di competenze e materie, e gioco forza il rischio è che si finisca col “fare” male in alcuni ambiti. Se vogliamo davvero un servizio efficiente che garantisca sicurezza, la polizia penitenziaria deve avere un proprio dipartimento, in questo modo si efficienterebbe il sistema. Si tratta solo di operare un’operazione di modernizzazione all’interno della pubblica amministrazione. Dunque al più presto il Dipartimento della Polizia Penitenziaria deve essere alle dirette dipendenze del Ministro della Giustizia. Magari diretto da un magistrato, meglio ancora da un pm o un procuratore che abbiano competenze già specifiche”.
Avete già avuto contatti col nuovo Governo?
“Abbiamo già avuto interlocuzioni, prima che entrasse con la maggioranza di Governo, con l’attuale sottosegretario Delmastro (Fdi)”
Indagato per rivelazioni del segreto d’ufficio nell’ambito del caso Cospito. Non le chiedo di entrare nella vicenda giudiziaria, oltre che politica, ma che idea si è fatta dottoressa Caputo?
“Ovviamente non ho elementi per esprimermi con merito sulla vicenda, però una cosa voglio dirla: un dipartimento più strutturato al di là dell’alternanza dei governi, avrebbe procedure sempre uguali. Se invece vige una confusione amministrativa, allora quando si insedia un nuovo esecutivo, diventa più facile incappare in errori . Certo è, nel caso del sottosegretario Delmastro, che quei documenti non fossero secretati, ma comunque occorre essere preparati a gestire dossier di un certo calibro”
Daniela Caputo a Qnm “Sul 41 bis lo stato non deve sottostare al ricatto”

Il tema è strettamente correlato, cosa pensate e come vivete la questione Alfredo Cospito, le minacce anarchiche, la questione del regime carcerario del 41bis. Da dentro al corpo di polizia penitenziaria, come si vive tutto ciò?
“Intanto dico che riceviamo costantemente allerte, che spesso diventano oggetto di strumentalizzazioni. Il regime del 41bis in Italia sappiamo benissimo perchè sia stato voluto: cercare di spezzare, o comunque diminuire il più possibile, i legami e i contatti con l’esterno dei detenuti che si siano macchiati di reati relativi ad associazione di stampo mafioso… o anarchico. Ora se Alfredo Cospito avesse fatto questa battaglia, mi riferisco allo sciopero della fame, per chiedere la sospensione del carcere duro solo per se stesso, allora la questione dai magistrati sarebbe stata presa forse in considerazione in modo diverso. Ma Cospito in qualche modo si è fatto “portavoce” di un sistema, e questo è un ricatto che lo Stato non può accettare. E comunque da quando Cospito ha avviato lo sciopero della fame è stato sottoposto a tutte le attenzioni mediche del caso. Come previsto dalla Costituzione”.
Come accade per un ex super latitante, il capo mafioso Matteo Messina Denaro, al 41bis all’Aquila. Eppure il suo avvocato ha insinuato il dubbio che non venga curato come dovrebbe…
“Anche Messina Denaro riceve le cure oncologiche che deve avere. Ma le restrizioni del carcere duro devono restare”.