Julia Ituma, molti dubbi sulle indagini: l’ultimo saluto alla pallavolista

È rientrata in Italia la salma di Julia Ituma, la pallavolista dell’Igor Novara morta tragicamente a Istanbul nella notte tra mercoledì e giovedì

Ci sono ancora domande senza risposta sulla morte di Julia Ituma, 18 anni, attaccante della Igor Novara morta nella notte di mercoledì a Istanbul, dopo la partita di Champions League della sua squadra.

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Julia Ituma, la sua morte resta un caso aperto – Credits Federvolley (QNM)

Una tragedia che ha lasciato tutto il mondo del volley italiano senza parole. Julia era un’atleta straordinariamente promettente, già nella nazionale giovanile, con cui aveva vinto il titolo europeo femminile, e con un contratto importante a Novara.

Julia Ituma, una promessa stroncata tragicamente

Era considerata l’erede naturale di Paola Egonu che in qualche modo aveva seguito il suo stesso percorso arrivando a Novara prima di passare a Conegliano e vincere tutto, in nazionale e con il suo club. A soli 18 anni il suo futuro era la pallavolo a tempo pieno. Studiava da privatista a Milano ma si allenava due volte al giorno, sei giorni su sette, oltre a un calendario di partite fittissimo. In squadra era benvoluta e rispettata.

Che cosa sia successo in quella tragica notte è chiaro solo parzialmente: i media turchi hanno immediatamente parlato di suicidio. Ma molte cose non tornano, c’è un buco nell’ultima notte di Julia e ci sono notizie discordanti che riguardano i suoi ultimi messaggi. Notizie diffuse dalle agenzie di stampa turche ma che non trovano riscontro. Perché il suo telefonino è stato restituito alla famiglia cancellato… e di quei messaggi non c’è traccia. Tutto rimosso: sms, messaggi, persino le applicazioni. Evidentemente la polizia ha ritenuto di tenere per sé il contenuto: “Credo di avere diritto di leggere quello che ha scritto mia figlia, soprattutto dopo quello che dicono che sarebbe successo…” dice sua madre.

I vuoti nell’indagine

Anche la procura di Roma ha aperto un’inchiesta. L’autopsia ha definito le ferite riportate dal corpo della ragazza compatibili con un suicidio, una morte autoinflitta dopo un volo dal sesto piano. La salma è rientrata ieri a Milano insieme alla madre di Julia, Susan, che si è occupata delle tremende prassi del riconoscimento e dell’espatrio. Con lei anche Susan, la zia della giocatrice. Martedì i funerali alla Bovisa, chiesa di San Filippo Neri lo stesso oratorio dove Julia aveva cominciato a giocare fin da bambina.

La testimonianza della sua compagna di stanza Lucia Varela Gomez parla di una lunga chiacchierata fino all’1.30, quando si è addormentata. Julia, molto turbata dopo una telefonata con un amico suo compagno di scuola, rimane nella stanza sveglia. All’alba il suo corpo viene trovato da due facchini dell’albergo, senza vita.