Per l’incidente auto avvenuto in provincia di Treviso in cui hanno perso la vita le due amiche Barbara ed Eralda sono indagati gli amici, fuggiti dopo il fatto. L’ipotesi avanzata dal pm è omicidio stradale
Dopo la morte atroce delle due amiche Eralda e Barbara, decedute a bordo di una Bmw schiantatasi contro un albero a bordo strada nel trevigiano, la pm Gabriella Cama ha aperto l’indagine ipotizzando il reato di omicidio stradale. Ad essere accusati sono gli amici delle due giovanissime morte.

I due accusati sono Mikele Tatani, 19enne alla guida della Bmw e il 18enne conducente dell’altra macchina coinvolta nell’incidente, una Volkswagen Polo. Quest’ultimo non si sarebbe fermato a prestare i primi soccorsi dopo il brutale schianto della Bmw.
Dopo l’impatto gli amici erano intrappolati nelle lamiere accartocciate della Bmw a bordo strada. Loro, dopo aver chiamato i soccorsi, sarebbero fuggiti via. Ancora non è chiaro il motivo di quella fuga. Secondo quanto ricostruito dagli agenti intervenuti sul posto dopo l’incidente, la Bmw avrebbe azzardato un sorpasso a 143 Km/h. Il conducente avrebbe perso il controllo dopo aver involontariamente toccato l’altra macchina con a bordo gli amici e sarebbe, così, finita contro un platano.
Incidente Treviso: accusati gli amici di omicidio stradale | E’ mistero sulla fuga
Intorno alla morte delle due ragazze di 19 e 17 anni, Eralda Spahillari e Barbara Brotto, avvenuta sabato scorso a Gorgo al Monticano, lungo la via sant’Antonio, aleggia una coltre di mistero. Quello che gli inquirenti si chiedono a seguito dell’incidente stradale è la motivazione che ha spinto i giovani all’interno della seconda macchina – una Polo – ad abbandonare la scena del tragico fatto subito dopo aver chiamato i soccorsi.

Secondo quanto ricostruito dagli agenti, alla guida della Bmw c’era Mikele Tatani. Con lui a bordo dell’auto c’erano le due amiche decedute successivamente e un quarto passeggero, Daniel Castelli, 18 anni, ferito dopo l’impatto e sottoposto ad un delicato intervento chirurgico nell’ospedale di Mestre dove, ora, le sue condizioni vengono definite in miglioramento.
Gli inquirenti ipotizzano un possibile motivo di quella fuga da parte degli amici. Forse il guidatore della Polo aveva bevuto e sapeva di essere oltre il limite. Così, dopo aver chiamato il 118 lanciando l’allarme, sarebbe fuggito insieme agli altri. Che il conducente fuggito fosse sotto l’effetto dell’alcol non è ancora chiaro. Il Procuratore di Treviso, Marco Martani, ha riferito, come riporta Today: “Sui due guidatori è stato condotto il test per la guida in stato di ebbrezza e l’assunzione di droghe. Ma sull’esame alcolometrico fatto al guidatore della Polo si riscontrano, però, molti dubbi dato che è stato effettuato svariate ore dopo lo schianto”.
Cosa potrebbe succedere ai due conducenti
Quello che potrebbe succedere ora ai conducenti delle due auto è la possibilità che il sostituto pm Gabriella Cama, dopo aver iscritto i loro nomi nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di duplice omicidio stradale, decida anche di accusarli di omissione di soccorso.

Nel frattempo, gli uomini dell’Arma di Conegliano hanno ascoltato gli altri passeggeri che erano dentro la Polo. Si tratta di tre ragazzi e una ragazza. Secondo quanto riportato dai giovani, la Bmw 420 avrebbe sorpassato la loro auto a 143 chilometri all’ora. L’auto apparteneva al padre di Mikele Tatani: una bravata che però ora è costata cara al 19enne.
La dinamica dell’incidente mortale è stato raccontato dalle testimonianze dei ragazzi ma anche dai rilievi effettuati sul posto dai militari. Purtroppo lungo quel tratto di strada non sono presenti telecamere di sorveglianza. Questo rende ancora più complicato agli inquirenti stabilire la vera dinamica dei fatti. Al momento stanno sentendo non solo i testimoni ma anche i residenti della zona che quella notte hanno udito il boato dalle loro case.