Un questionario a scuola e una domanda a dir poco sconvolgente sul gruppo etnico o razza. La protesta dei genitori dopo la consegna del documento per i bambini.
In apparenza un questionario senza alcuna problematica evidente, ma basta leggere una domanda specifica per attirare l’attenzione di genitori e successivamente la segnalazione anche agli organi d’informazione, denunciandone anche il contenuto. La consegna di un documento, utile per individuare anzitempo gli alunni con disturbi dell’apprendimento, si trasforma in una polemica per un elemento in particolare.

La domanda sconvolgente è la seguente: “Di che gruppo etnico o razza è il bambino?“. Ed è proprio questo quesito, consegnato lo scorso lunedì in una scuola elementare di Roma, con tanto di segnalazione da parte dei genitori, ad aver aperto il dibattito.
Il questionario della discordia
Un gruppo di mamme e anche di nonni si sarebbe fatto sentire, così come documentato dal Corriere della Sera, per denunciare quanto accaduto. Di fatto è stato impossibile non notare la domanda, presente nel questionario, che riguarda la razza ed è inserita proprio nelle domande per valutare i comportamenti dei bambini.
Si tratta di un documento standard, stilato dal Centro Clinico “Marco Aurelio“, così come ribadito dal Corriere, con diverse domande per individuare nell’arco del tempo gli alunni o le alunne con dislessia o discalculia. In questo caso, infatti, l’obiettivo resta quello di costruire dei percorsi didattici adeguati, ma la domanda avrebbe sortito un vero e proprio effetto boomerang. Basta infatti un semplice quesito per scatenare le polemiche.

Genitori e nonni hanno sollevato più di qualche dubbio su questa domanda che, a loro dire, sarebbe del tutto da evitare. Una nuova versione del test avrebbe di fatto sostituito la domanda con la parola “nazionalità“, di fatto diventando però un elemento opzionale. Le spiegazioni hanno in parte spiegato quanto accaduto, ma la richiesta è stata subito accolta e motivata dagli esperti.
Il Corriere della Sera ha contattato il Centro Clinico “Marco Aurelio“ che avrebbe così ammesso l’errore, ribadendo di aver agito in buona fede. Dalla scuola si ribadisce che non ci sarebbe alcun tentativo di discriminazione. Per evitare ogni equivoco, di conseguenze, i termini “razza” ed “etnia” sarebbero così scomparsi e ciò è evidente nell’ultimo documento pubblicato di recente.
La posizione della scuola
Il questionario è un test per l’individuazione precoce di eventuali disturbi dell’apprendimento, fornito dalle scuole a titolo gratuito. Il dirigente Marcello Di Pasquale ha voluto commentare l’accaduto, specificando però alcune questioni.
“Nessun intento discriminatorio. È il secondo anno che diamo l’opportunità alle famiglie di fare questo test e nessuno si è mai lamentato. Anzi abbiamo sempre avuto riscontri positivi“, ha spiegato il dirigente al Corriere della Sera.

Il questionario ha in ogni caso una versione aggiornata nella quale la parola incriminata sarebbe stata sostituita dalla voce “nazionalità”. A spiegare tutto questo è Giuseppe Romano, psicologo e psicoterapeuta del Centro Clinico “Marco Aurelio“.
“La scelta di usare il vecchio test è puramente tecnica. Se i bambini che in questi giorni hanno riempito il questionario a breve dovessero scoprire di avere una dislessia, avrebbero bisogno di ripeterlo e non potrebbero. Dovrebbero aspettare più di un anno“. Ammette anche l’errore sul termine razza che “avrei dovuto toglierlo. Semplicemente non ci ho pensato, proprio perché in buona fede“, conclude l’esperto. Il caso sembrerebbe di fatto chiuso, non senza però qualche polemica inevitabile dopo quanto letto sul questionario.