Alessia Pifferi, aveva lasciato morire di stenti la figlia. Ora affronterà il processo. I giudici: “Non è stato un raptus”

Ha lasciato morire di stenti la figlia piccola abbandonandola in casa da sola per sei giorni Alessia Pifferi, ora in carcere, non ha mai chiesto scusa per quello che ha fatto. Affronterà il processo

Secondo Viviana, sorella di Alessia Pifferi, quest’ultima dopo aver ucciso la figlia Diana lasciandola morire di fame e di sete per una settimana in casa, “non ha mai chiesto scusa, nemmeno nelle lettere che ha inviato a me e a mia madre. E non le risponderò mai fino a che non chiederà almeno scusa, io sono contro mia sorella ed è la parte giusta, perché quella che è morta è mia nipote”.

Alessia Pifferi
Alessia Pifferi, dopo aver lasciato morire di stenti la figlia potrà affrontare il processo. Decisione dei giudici (ansa) qnm.it

La 37enne Alessia è in carcere da fine luglio dello scorso anno per aver lasciato morire di stenti la piccola Diana. La zia della bambina insieme alla nonna, dunque madre anche dell’omicida Alessia, si sono dichiarate parti civile nel processo contro la 37enne imputata. Zia Viviana in aula questa mattina si è presentata con indosso una maglia recante la fotografia di sua nipote.

Per la seconda udienza era presente in aula anche l’imputata Alessia Pifferi accompagnata e seguita dal legale e scortata dagli agenti di polizia penitenziaria. E in relazione alla decisione dei giudici di non concedere alla donna la perizia psichiatrica la Viviana Pifferi ha detto: “È stato giusto non concedere la perizia”.

Nessuna perizia psichiatrica per Alessia Pifferi. La reazione della sorella dell’imputata che ha ucciso la figlia

A seguito della scelta da parte dei giudici di non concedere all’imputata 37enne la perizia per capire lo stato di salute della donna che ha lasciato morire la piccola Diana, la sorella di quest’ultima e zia della neonata morta ha dichiarato indignata: “Per una settimana l’ha abbandonata, non può essere un raptus di dieci minuti”.

Alessia Pifferi
Alessia Pifferi, dopo aver ucciso la figlia lasciandola morire di stenti affronterà il processo. Nessun raptus (ansa) qnm.it

Poi, come riporta Leggo, la donna, parte civile nel processo a carico di Alessia Pifferi, ha continuato: “Io non la so più definire mia sorella, se quella è ancora mia sorella”. Per i giudici della Corte d’Assise di Milano, respingendo l’istanza della difesa di perizia psichiatrica sulla “capacità di stare in giudizio“, Alessia può affrontare il processo a suo carico.

La 37enne è a giudizio per omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di quasi un anno e mezzo, abbandonandola da sola in casa per sei giorni nel luglio del 2022.

L’imputata è sempre stata lucida e consapevole

Per l’istanza avanzata dalla difesa dell’imputata avevano chiesto il rigetto anche i pubblici ministeri Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, sottolineando che la 37enne è sempre stata pienamente “lucida e consapevole di quello che stava facendo”. Solo più avanti la difesa potrà chiedere nuovamente una perizia sulla capacità di intendere e volere al momento dei fatti della donna.

Per il presidente della Corte, Ilio Mannucci Pacini, secondo il solo atto medico redatto da una psichiatra del carcere di San Vittore e prodotto dai legali della donna: “non emerge alcun elemento che possa far dubitare della piena capacità di Pifferi di partecipare al processo come evidentemente accaduto fino all’odierna udienza, senza che mai fosse stata prospettata tale incapacità”.

Nell’atto stilato lo scorso novembre, come riporta Leggo: “l’unico elemento è un ipotetico e possibile deficit cognitivo che neanche se fosse accertato potrebbe costituire elemento atto ad escludere la capacità di stare nel processo dell’imputata Alessia Pifferi”. Dunque, i magistrati hanno evidenziato la differenza con le valutazioni sulla capacità di intendere e volere. I legali della donna potranno, dunque, richiedere una seconda istanza sulla perizia psichiatrica della loro cliente durante il processo ma solo più avanti.