Aldo Gioia ucciso, gravi accuse per il fidanzato della figlia: i macabri dettagli dopo l’omicidio

L’omicidio di Aldo Gioia accaduto ad Avellino ad aprile 2021 arriva al processo: le richieste di condanna per la figlia dell’uomo e il fidanzato. 

L’accusa ha chiesto una pena pari a 24 anni di carcere per i presunti assali di Aldo Gioia, uomo 53enne ucciso con una quindicina di coltellate ad aprile 2021 in casa ad Avellino. Ad ucciderlo sarebbero stati la figlia Elena e il fidanzato della ragazza Giovanni Limata.

Delitto Aldo Gioia
Elena Gioia, suo padre Aldo e il fidanzato Giovanni Limata (Immagine Rete)

Gli inquirenti hanno parlato di un omicidio organizzato che avrebbe avuto come obiettivo l’uccisione di altri esponenti della famiglia Gioia. Dopo il padre, infatti, sarebbe capitato alla madre di Elena e la sorella. Alla base di tutto ci sarebbe la mancata accettazione della relazione.

La storia

Il pubblico ministero ha intanto parlato di due persone che hanno commesso il brutale delitto, pur essendo “ragazzini sui quali non c’è sospetto di psicopatia, non c’è una malattia. Nessun disturbo, ma sono giovanissimi e immaturi che avevano la capacità di intendere e di volere“, ha spiegato il pm.

All’epoca dei fatti Elena aveva 18 anni, Giovanni 22, prima di uccidere l’uomo si sarebbero scambiati dei messaggi al fine di organizzare al meglio il delitto. Il ragazzo si sarebbe scagliato contro il padre della giovane, proprio mentre dormiva sul divano, con tanto di quindici coltellate: gli esami hanno parlato di almeno tre colpi mortali.

Polizia
Una volante della polizia sul luogo del delitto avvenuto ad Avellino nel 2021 (ANSA)

Nonostante l’arrivo dei soccorsi, giunti in casa mentre l’uomo era ancora in vita, non servirono per salvargli la vita. Troppo gravi risultarono infatti le ferite inferte sul corpo dell’uomo. Inizialmente Elena Gioia tentò un depistaggio, parlando di ladri che avrebbero fatto irruzione all’interno dell’appartamento.

Gli inquirenti non credettero alla versione della ragazza e si soffermarono inevitabilmente sulla coppia di fidanzati. Limata avrebbe addirittura parlato con una amica dopo il delitto, vantandosi del delitto compiuto. “Sono un mostro, più lo colpivo, più mi piaceva“, avrebbe dichiarato il ragazzo.

Presunti depistaggi e sospetti

Proprio gli inquirenti parlarono già all’epoca dei fatti di un omicidio pianificato, con tanto di obiettivo di decimare la famiglia con madre, padre e sorella poiché non avrebbero condiviso  la loro relazione. “Sono due persone che hanno commesso un delitto brutale, ma sono pur sempre due ragazzini e non c’è alcun aspetto di psicopatia, non c’è una malattia“, si legge nelle motivazioni del pm.

Aldo Gioia delitto
La Polizia sul luogo dove una ragazza, da poco maggiorenne, con il fidanzato, un 23enne con precedenti penali per droga e reati contro la persona, aveva pianificato lo sterminio di tutta la sua famiglia, madre, padre e sorella, tutti colpevoli di opporsi alla loro relazione (ANSA)

All’interno dell’aula di tribunale erano presenti il ragazzo accusato del delitto materiale, avrebbe invece rinunciato Elena Gioia, la figlia della vittima. Il ragazzo fu trovato all’epoca dei fatti nella sua abitazione di Cervinara, sempre in provincia di Avellino, poi l’arresto. L’allora 22enne consegnò agli investigatori un coltello da caccia, indicato come l’arma del delitto che uccise il padre della sua fidanzata.

A gennaio 2022 Limata tentò il suicidio con ferite ad avambracci e gola. In quella circostanza utilizzò il coperchio di una scatoletta di tonno all’interno del carcere. Proprio Giovanni Limata è attualmente uno degli indagati per la morte del 53enne Aldo Gioia. L’uomo si sarebbe opposto alla relazione con sua figlia Elena, l’altra in carcere con l’accusa di omicidio premeditato.