Il caro carburante è una delle questioni che stanno più a cuore agli italiani, e non sembra ci siano buone notizie all’orizzonte.
Fra le tante questioni che hanno attanagliato gli italiani – e non solo – nel 2022 c’è certamente anche il caro del carburante. Purtroppo infatti il costo di benzina, diesel, GPL, metano e quant’altro è diventato per molte persone pressoché insostenibile. Altre si sono trovate in difficoltà anche solo per andare a lavoro o occuparsi di semplici mansioni – che alla fin fine tanto semplici non sono – come andare a fare la spesa e pensare a doccuparsi della propria famiglia.

Insomma, il costo del pieno legato alle automobili e alle motociclette ha messo in difficoltà più di un cittadino, risultando essere davvero una spina nel fianco per tantissime persone in tutto il mondo. Anche nel 2023 tale situazione non sembra essere affatto migliorata. Ma anzi, se possibile c’è stato addirittura un peggioramento.
Il Governo capitanato dalla Presidente del Consigli odei Ministri Giorgia Meloni ha di fatto deciso di annullare ogni accisa, che seppur in maniera lieve dava conforto ad automobilisti e motociclisti. Tale piccolo sostegno adesso è stato fatto evaporare nel nulla, alla ricerca di soluzioni più efficaci e sostanziose da realizzare.
Una situazione che non sembra per niente migliorare
Queste decisioni più recenti da parte del Governo italiano hanno fatto sì che i costi per fare il pieno del carburante addirittura siano aumentati. Uno sviluppo importante e non molto apprezzato dai cittadini, che per giunta si sono trovati di fronte a dei prezzi veramente esagerati e superiori anche ai due euro al litro per la benzina, ad esempio. Proprio per questo, lo Stato italiano ha scelto di prendere una decisione molto forte, volta a rendere più trasparente il rapporto tra distributori e clienti.
Ai gestori è stato così imposto il prezzo medio del carburante; così facendo, si dovrebbe riuscire a capure meglio la differenza fra il valore medio e quello effettivamente applicato. Una mossa che non tutti hanno particolarmente apprezzato. Con i benzinai si è schierato il presidente dell’AGCM, Roberto Rustichelli, che ha spiegato che “il calcolo e la diffusione dei valori di riferimento medi non è necessaria”. Il motivo?
Secondo Rustichelli, i clienti non riceverebbero un guadagno chissà quanto evidente. In più, si tratterebbe di una mossa poco favorevole per gli addetti ai lavori perché “potrebbe ridurre gli stimoli competitivi”. In più, la doppia cartellonista richiede costi maggiori per i lavoratori e potrebbe creare confusione fra i consumatori. E poi, come se non bastasse, secondo il deputato di Forza Italia Luca Squeri ben presto potrebbero presentarsi ulteriori rialzi dei costi a cui in pochi hanno effettivamente pensato.
Caro carburante, come stanno le cose ad oggi
Ma perché il costo medio dei prezzi non gioverebbe ad alcun consumatore? Pur essendo effettivamente una splendida motivazione di azione quella del Governo italiano, l’AGCM ha preso tale posizione perché nei fatti e nelle parole ha ragione; pur volendo aumentare la concorrenza a favore dei consumatori, è decisamente meglio non pubblicizzare i prezzi medi.

Il motivo, per quanto possa sembrare complicato, è in verità abbastanza semplice. Se in una determinata regione operano solo due venditori di carburanti e uno dei due alza il prezzo alla pompa, si alzerà anche il prezzo medio regionale (perché, appunto, fa media). Il prezzo medio infatti varia e varierà continuamente, ogni giorno, nel giro di 24 ore dall’ultima volta.
Ciò significa che nel gioco dell’abbassare e innalzare i prezzi non solo non ci guadagnerebbe nessuno, ma andrebbero a perderci – e pure tanto – i clienti. Entrambi i venditori, con le quote di mercato che non varieranno, arriveranno a mostrare prezzi più elevati e a danneggiare così l’incolpevole consumatore. Una situazione che di sicuro nessuno vuole che si presenti, né ora né tantomeno mai.