Non serve certo un veggente per vedere come negli ultimi anni il modello di famiglia tradizionale sia entrato in una crisi profonda. Non si parla solo dell’unione religiosa realizzata con tutti i crismi del caso, ma proprio della coppia coniugata con figli a carico, sostituita da altre forme di esperienza, quella dei single e dei conviventi.
Single e conviventi sono ormai la norma nel nostro Paese, anche se ancora bistrattati da un punto di vista normativo, che continua a proteggere (più per volere della Chiesa che per reale necessità) solo ed esclusivamente le coppie legalizzate. Eppure l’Italia non è più quella della famiglia classica, e a dirlo è l’ultima relazione dell’Istat sulle nuove forme familiari, relativo all’anno 2009.
Negli ultimi dieci anni i single e le coppie di fatto sono praticamente raddoppiate in Italia: fino a una decina d’anni fa il modello della coppia sposata con figli era imperante rappresentando il 46,2% del totale, mentre nel 2009 ha subito un crollo verticale attestandosi su un modesto 36,4%.
Il buon senso ci porta a pensare che il trend non sia affatto cambiato negli ultimi due anni, e anzi se possibile si è ancora più accentuata la scelta di coloro che preferiscono non sposarsi, per vari motivi che vanno dal minore senso religioso della famiglia ai conti puramente economici. Il matrimonio è un rito che costa e in un clima di incertezza come quello attuale sono ben pochi coloro che possono permetterselo.
Non si tratta però soltanto di una mera necessità economica, perché è proprio il pensare comune che è mutato, ed oggi vivere da soli o convivere con la compagna non è più visto come qualcosa di sconveniente. Anzi, al 2009 queste due forme rappresentavano un quinto della popolazione, il che significa oltre 12 milioni di persone inserite in questa categoria di “nuova famiglia”.
Quasi 6 milioni di persone hanno sperimentato almeno una volta la convivenza, che viene vista dal 33% si come un periodo di prova in vista del matrimonio, mentre da un significativo 70% come una scelta alternativa vera e propria, magari dopo un matrimonio fallimentare. La scelta della convivenza al 2009 era un’alternativa praticata soprattutto al Centro-Nord (con una media dal 13% al 16%) mentre al Sud si è ancora al 4%.
Le grandi città, come ovvio, sono l’epicentro di questo cambiamento, che coinvolge soprattutto le fasce di popolazione più istruita (boom tra i laureati). Da segnalare in crescita anche la percentuale delle coppie conviventi con figli, che nel 1998 erano il 40,1% e nel 2009 sono diventate il 49,7%. Il matrimonio in profonda crisi, e siamo sicuri che molti tra i lettori oseranno un “Era ora!”.