Quentin Tarantino, i 5 film più belli del regista

Quentin Tarantino

Quentin Tarantino, il regista più pulp della storia del cinema, è nato il 27 marzo 1963 e quindi oggi compie 50 anni. Un raro esempio di autore che non si limita a lavorare per il cinema, ma a respirare film dalla mattina alla sera, con una netta predilezione per i filoni più bistrattati dalla critica pomposa ufficiale: western all’italiana, poliziottesco, B-movies ed exploitation. Partendo da questa cinefilia estrema Tarantino è riuscito a riscrivere le regole del fare cinema come pochi prima e dopo di lui, quindi elencare i migliori film di una filmografia ricca e sempre diversa non è semplice, ma è un duro lavoro che qualcuno deve pur fare: ecco i 5 film più belli di Quentin Tarantino.

Le Iene (1992) – dobbiamo per forza partire da Le Iene (Reservoir Dogs), opera prima di un ragazzo che, all’apoca, si era fatto già notare per un paio di sceneggiature decisamente fuori dagli schemi:Natural Born Killers, poi non accreditato, e Dal tramonto all’alba del compare Robert Rodriguez). Presentata al Sundance Film Festival, questa storia cinica e violenta di una rapina finita molto male entra nel cuore grazie all’inventiva dei dialoghi, a una sceneggiatura perfetta e scene memorabili come quella della tortura del poliziotto a ritmo di musica. Già si capisce che questo esordiente avrebbe fatto la storia del cinema.

Pulp Fiction (1994) – bastano due anni perché Quentin Tarantino consegni al cinema il suo capolavoro assoluto, un film talmente importante da essere citato come esempio perfetto di come si possa scrivere una sceneggiatura a prova di bomba (premio Oscar nel 1995). Pulp Fiction viene studiato nei corsi di cinema, e tanto basta a decretarne la grandezza: un intreccio di storie solo all’apparenza scollegate, mescolate con maestria per confondere lo spettatore e prepararlo a un finale con i fiocchi. Come se non bastasse, il regista ci regala la sua migliore ‘comparsata’ da attore, in una scena spassosa al fianco di John Travolta e Samuel L. Jackson.

Kill Bill vol. 1 (2003) – dopo il mezzo passo falso di Jackie Brown, poco apprezzato dalla critica, Tarantino torna a lavorare su una sceneggiatura originale, questa volta omaggiando in un solo colpo il cinema di arti marziali asiatico e il western alla Sergio Leone (sua grande fonte di ispirazione). La vendetta della sposa è un viaggio violento ma affascinante lungo un secolo di cinema, tra kung fu, arti mozzati, geishe fatali e le mitiche katane di Hattori Hanzo. Nel primo episodio di Kill Bill c’è tutto quello che rende geniale Tarantino. L’unico difetto? E’ stato dilatato in due episodi, di cui il secondo è palesemente inferiore (non fosse per l’assenza dell’effetto sorpresa).

Bastardi senza gloria (2009) – bissare il clamore suscitato dai due episodi di Kill Bill non era semplice ma, visto che stiamo parlando di Quentin Tarantino, nemmeno impossibile. Dopo l’omaggio a Frank Miller di Sin City, di cui ha girato solo qualche scena, e il B-movie Grindhouse in compagnia del fido Rodriguez, il regista torna con un progetto a lungo cullato, dal titolo significativo Inglourious Basterds. Parlare di Seconda Guerra Mondiale e Nazismo poteva essere tabù pericoloso, ma nella mani di Tarantino il tutto si trasforma in un’avventura picaresca e poetica condita di personaggi memorabili (su tutti svetta il nazista di Christoph Waltz, Oscar come migliore attore non protagonista nel 2010).

Django Unchained (2012) – abbiamo detto che la fonte di ispirazione primaria di Tarantino è lo spaghetti western, Sergio Leone in primis. Poteva quindi mancare un western nella filmografia del regista? Certo che no, e infatti l’ultima opera uscita in sala in un solo colpo riporta in auge le polverose atmosfere del west e rende omaggio a un personaggio storico del cinema di genere italiano, il Django di Franco Nero. Dagli anni ’60 al 2012 la trama si aggiorna ma l’ispirazione pulp è sempre quella, con Jamie Foxx che da schiavo si trasforma in cacciatore di taglie sotto la guida dell’esperto ex dottore Christoph Waltz. Lungo, epico e a tratti paradossale, Django Unchained è come tutte le opere di Tarantino, piace o non piace. Noi siamo decisamente nella prima categoria.