Italiano Medio: il film di Maccio Capatonda che fotografa la realtà

L’Italiano Medio del film di Maccio Capatonda potrebbe incarnare davvero un personaggio reale dei nostri giorni, che si distingue per la sua assoluta mediocrità nell’affrontare le vicende della vita e che all’impego civile e sociale predilige un qualunquismo senza fondo, interessandosi solo dei propri interessi personali. Un uomo che ama di gran lunga abbandonarsi alle frivolezze di questo mondo, coltivando i vizi più indicibili accanto a quelli più ordinari.

Marcello Macchia ci ha abituati alla sua comicità, ma ridere delle demenzialità dei suoi personaggi – come Mario o Giulio Verme, protagonista del lungometraggio dal 29 gennaio 2015 nelle sale cinematografiche italiane – è in fondo ridere di noi stessi, perché il film di Capatonda fotografa perfettamente il vero ‘italiano medio’, quello che vive in maniera superficiale, con i suoi vizi, la sua mediocrità, il suo qualunquismo, la sua vita fatta di cose futili, di apparenza e banalità. Un nulla che premia, però, perché il successo, ai giorni nostri, sembra spettare di diritto a chi è più stupido o più cinico.
Si ride a guardare il film di debutto di Maccio Capatonda, un po’ come succede a guardare i tanti finti trailer della serie Mario, raccontati magistralmente dall’autore Marcello Macchia, ma in Italiano Medio osserviamo cristallizzate le vicende di un uomo che, dopo aver provato a impegnarsi nella vita, e sempre più preda della depressione dovuta all’inconcludenza, si lascia andare a una sorta di cura miracolosa, assumendo una pillola che annulla lo spirito critico e omologa alla mediocrità di una società che sembra avere perso ogni valore sociale e umano.
Ecco che il film di Maccio, oltre a farci ridere con le sue scene demenziali e gli sketch creati ad arte, ci fa anche riflettere amaramente sull’enorme vuoto in cui gli italiani, e soprattutto le nuove generazioni, vivono ai nostri giorni. Un vuoto culturale e di valori, che porta mandrie di giovani e giovanissimi senza iniziativa né impegno nel sociale, o nella politica, ad avere come unica ambizione il raggiungimento di inutili e patetici status symbol, come il nuovo prodotto ipertecnologico del momento, l’automobile più costosa e più potente, l’abbigliamento firmato, la donna-Barbie al fianco da esibire agli amici invidiosi, o un follower in più sui social network.
Nel nuovo film di Maccio Capatonda – Marcello Macchia vediamo molti messaggi importanti tra le righe. La pellicola porta in dote con sé, oltre a un titolo emblematico, anche una velata esortazione a evolversi dalle bassezze note all’uomo, dai vizi, dal sesso sfrenato che svuota l’anima, dalla mediocrità del vile interesse personale, dalle passioni superficiali che, semplicemente, non fanno più ragionare e crescere. La demenzialità di Maccio è geniale e fa riflettere, ed è per questo che vi invitiamo ad andare al cinema a conoscere la storia di Giulio Verme, il quarantenne in crisi protagonista della pellicola, che scoprirà improvvisamente come dare una svolta alla sua vita.

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