Sistema giudiziario bloccato. Il giurista: “Serve un politica di depenalizzazione”

Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, in esclusiva a Qnm: “Troppi processi rallentano i tribunali. Serve una svolta”

Processi infiniti che rallentano tutto il sistema giudiziario: carceri sempre più piene e in molti casi (secondo quanto confermato dai recenti dati del Garante) occupate da persone che scontano pene irrisorie. La macchina della giustizia è sempre più lenta. Un problema che ha portato a sovraffollamento delle carceri e a portare all’esasperazione, giudici, avvocati e persone che finiscono nelle maglie della giustizia. Come risolvere la situazione, cosa aspettarsi dal governo? Patrizio Gonnella, attivista e giurista italiano e presidente dell’Associazione Antigone , che dal 1991 si occupa di giustizia penale, carceri, diritti umani e prevenzione della tortura, non ha dubbi: “Serve una svolta e bisogna avere il coraggio di andare verso una politica di depenalizzazione“.

Sistema giudiziario
Il sistema giudiziario va riformato. Ecco il parere dell’esperto – Qnm.it –

Dottor Gonella, prima di andare sui tempi della giustizia. Qual’è il suo pensiero sullo stato della magistratura in Italia?
“La prima cosa da fare è proteggere la magistratura e far si che diventi realmente indipendente dal potere politico. Questo è quello di cui uno Stato di diritto ha bisogno. Tutte le forme che vanno in direzione di allontanare la Magistratura dagli altri poteri, permettendole di ritornare al passato, va bene. Si tratta di lavorare in questa direzione. Deve essere la politica a lavorare in questo senso: evitare coinvolgimenti, contatti e lasciare alla Magistratura il suo compito originario, evitando che si trasformi in un potere politico

Da anni si discute sul modo di alleggerire il sistema giustizia: si aspetta dal governo qualche novità?
“Onestamente non so cosa aspettarmi. La speranza è che vengano fatti passi in avanti e che si riesca a snellire una situazione che è veramente complicata”.

In Italia ci sono migliaia di processi ancora in attesa di essere ultimati. Assistiamo spesso a lamentele di giudici e avvocati che chiedono un cambio netto. E molte persone costrette a rimanere, mi consenta il termine, ingabbiate, nel sistema giudiziario per anni.
“Quello di cui abbiamo bisogno è un sistema che punisca i fatti più gravi: quelli più rilevanti, che meritano l’attenzione di investigatori, giudici e del personale di polizia. Andare fino a fondo su questi e se possibile, non perdere tempo con fatti meno rilevanti, che invece portano un grande dispendio, economico, di forze e di tempo. Bisogna avere il coraggio, finalmente, di attuare una politica di depenalizzazione”.

Chi risente maggiormente di questa situazione?
“I cittadini, le persone che vivono in carcere in modo poco dignitoso e i tribunali italiani, che  purtroppo sono pieni zeppi di processi che riguardano fatti di bassa rilevanza. Si crea un enorme difficoltà per tutti e il rischio concreto di rallentare la giustizia. Ecco perchè mi aspetto un cambiamento in questo senso”.

Numeri impressionanti

Carceri
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone (Ansa) – Qnm.it –

L’ultima relazione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale parla chiaro.
“Ci sono dei numeri impressionanti, che purtroppo rallentano tutto il sistema. Abbiamo al momento 56.500 detenuti. Le riforme devono andare in direzione di uno snellimento totale di questi numeri. Per tante ragioni: pratiche ed etiche”.

Prima faceva riferimento al modo in cui si vive in carcere.
“Uno dei primi obiettivi deve essere quello di rendere la vita in carcere più dignitosa: questo è l’appello che mi sento di rivolgere a chi ha la responsabilità istituzionale e politica”.

Portare alla lunga dei processi, per condanne minime, non rappresenta uno spreco di tempo e di soldi?
“Tutto dipende dal tipo di processo: come dicevo prima, se si tratta di reati gravi e di situazioni importanti, è giusto che si vada fino in fondo, altrimenti  bisogna avere il coraggio di una politica diretta alla depenalizzazione. Ci fu un ministro, una ventina di anni fa, che mise il suo nome ad una nuova proposta di codice penale: si deve ripartire da li”.