Nei giorni in cui l’Italia tutta ha perso uno dei suoi cantautori più importanti e significativi, Lucio Dalla, c’è anche chi senza rispetto ha deciso di scagliarsi senza mezze misure contro l’uomo Dalla prima ancora che contro l’artista. Ovviamente la provocazione fine a se stessa non poteva che venire dagli ambienti della Lega Nord, nel corso di una trasmissione su Radio Padania andata in onda prima dei funerali del 4 marzo. Un vero e proprio processo alla memoria di Lucio Dalla, considerato “italiota e mistificatore”.
Noi non siamo certo di quelli che glorificano un personaggio soltanto perché morto, però la sparata di Radio Padania è apparsa completamente fuori luogo oltre che dimostrazione di scarso tatto. In poche parole come al solito le accuse sono campate in aria e giustificate solo attraverso le proprie convinzioni lievemente razziste. L’inizio, poi, è di quelli surreali: “Parlare male di uno che è appena morto non va bene e non lo faremo neppure noi, tuttavia non avremo pietà da questo punto di vista perché bisogna pur dirlo, bisogna pur denunciarlo che Lucio Dalla è stato anche il simbolo di un’Italia che noi padani non vorremmo“.
Le parole sono del conduttore Andrea Rognoni, che ha voluto sottolineare come Dalla sia stato un mistificatore al servizio di un’Italia che “nel suo complesso è una macchina diabolica la quale anche attraverso la musica annienta le dignità dei popoli. Dalla è un prestidigitatore, un mistificatore se è vero che difendeva i dialetti lo faceva per una malizia sottile, ossia per costruire un’Italia più centralizzata. Caruso sebbene celebrato come il suo miglior pezzo è in realtà il più stucchevole”. Forse perché il dialetto era quello napoletano.
Sì, perché il vero problema del cantautore era di natura per così dire razziale, visto che “il babbo era padano, ma la madre no“. Quindi il suo sguardo doveva per forza essere offuscato da un “eclettismo un po’ fazioso e calcolato, mirato ad accontentare tutti i gusti del pubblico. Specialmente quello del centro-sud”. Si salvano solo le canzoni dove si parla di Milano, anche se spesso Dalla dimentica di citare a dovere la “milanesità” della città, mentre lui “rappresentava Bologna, quella Bologna dal cuore aperto che accoglie e che raccoglie tutti e che dialoga con le forze della Rivoluzione e della globalizzazione, quindi stiamo ben attenti”. Serve davvero un commento davanti ad affermazioni del genere?
Foto AP/LaPresse