Roberto Manzo è stato amico, confidente e primo avvocato di Marco Pantani: “Un complotto dietro la sua esclusione. Contro di lui un accanimento”
Sono passati 19 anni dalla morte di Marco Pantani. Uno degli atleti più amati, capaci di imprese straordinarie e di vincere nella stessa stagione un giro d’Italia e un Tour de France, morì a Rimini il 14 febbraio del 2004, in vicende ancora tutte da chiarire. A 19 anni dalla scomparsa del ciclista romagnolo, Qnm.it ha contattato in esclusiva l’avvocato Roberto Manzo, amico, consigliere e primo avvocato del “Pirata”. Manzo ha seguito da vicino tutta la vicenda, scrivendo un libro (Chi ha ucciso Marco Pantani, edito da Mondadori) e realizzando un podcast, attualmente disponibile sul sito internet del quotidiano Il Tempo.

Manzo, qual’è il primo pensiero, ogni volta che il calendario segna la data del 14 febbraio?
“Il 14 febbraio è il giorno in cui si ricorda Marco. Ogni anno che passa diventa sempre più difficile e più triste farlo”.
Perchè?
“Per la sua scomparsa, per quello che gli è accaduto. Sulla sua morte, su quello che è successo a Rimini, faccio fatica a dare delle risposte. Anche perchè ci sono indagini in corso. E’ difficile poter dire cosa sia accaduto realmente a Rimini. I genitori ritengono che Marco in quella circostanza sia stato ucciso, ed hanno presentato un nuovo esposto in Procura”.
La vita di Marco Pantani è cambiata il 5 giugno del 1999, quando, con il secondo Giro d’Italia in mano, venne fermato per dei valori di ematocrito fuori dal normale. A distanza di anni, si è fatto un’idea su cosa sia reamente accaduto a Madonna di Campiglio quel giorno?
“Quello che penso l’ho scritto nel libro. Ho parlato di quello che è successo a Madonna di Campiglio. Quell’esclusione ha determinato la morte morale di Marco Pantani. Dietro c’è stato un complotto: che ci siano prove o meno, questo pensiero non me lo toglie nessuno dalla testa: qualcuno ha orchestrato alle spalle di Pantani. A livello processuale, quando andai a rappresentare Marco, i consulenti ascoltati, hanno parlato di un ipotesi di deplasmazione del sangue di Marco. E questo è facilmente dimostrabile”.
Come?
“Dall’accertamento svolto dai medici Uci, oltre a risultare il valore dell’Ematocrito superiore al limite previsto dalla procedura sportiva, risultava un fatto strano: che in quell’occasione i valori delle piastrine di Marco erano decisamente al di sotto di quelli che erano i valori di una persona normale. I valori accertati erano sui 102.000 millimetri cubi. Valori che lo facevano risultare piastrinoterico, una condizione che non gli avrebbe mai potuto permettere di fare quel giro d’Italia Secondo questi valori, Marco Pantani era in condizioni fisiche pessime”.
Poi cosa accadde?
“Marco si fermò ad Imola all’ospedale, per farsi fare un altro emocromo: il valore delle piastrine era tornato nella normalità, così come quello dell’ematocrito. In sede processuale, i consulenti medici affermarono che, abbassare il valore dell’ematocrito era possibile: facendo un salasso o bevendo sostanze liquide, ci si riusciva facilmente. Ma non era scientificamente provato, che il valore delle piastrine, a distanza di poche ore potesse aumentare come era accaduto a Marco. Se fosse stato fatto un salasso o un elettro diluizione, il valore delle piastrine doveva essere o identico a quello rilevato a Madonna di Campiglio, o ancora più basso. Il risultato finale fatto dai consulenti medici è che a Madonna di Campiglio fosse accaduto qualcosa di non proprio regolare”.
“Da Madonna di Campiglio è stata un’altra persona”

Marco, da quel giorno è diventata un’altra persona. Vero?
“Penso sia molto difficile per chiunque riuscire a mantenere la calma. Dal 5 giugno del 1999 la preoccupazione di Marco era che, se lo avevano fregato una volta, potevano riuscirci anche una seconda, una terza o una quarta volta. E questo pensiero non lo ha fatto più correre serenamente. Riuscì a vincere due gare al Tour de France del 2000, ma il Marco Pantani che ho conosciuto io già non c’era più”.
Il mondo del ciclismo poteva fare di più per lui?
“Adesso che è morto è facile per tutti parlarne bene. Dopo Madonna di Campiglio si sono accaniti in tanti contro di lui: magistratura, organi di stampa. Se i suoi colleghi gli fossero stati vicini e lo avessero supportato, avrebbero avuto benefici anche loro. Dall’esclusione di Marco dal Giro d’Italia tutto il ciclismo ha avuto un crollo abissale