L’ex difensore di Lazio e Torino ricorda l’ex presidente, scomparso oggi a 81 anni. “L’ho avuto a Roma e a Torino. Un personaggio unico”
E’ morto a Roma all’età di 81 anno Gianmarco Calleri, ex presidente di Lazio e Torino. Alla guida dei biancocelesti ottenne una salvezza storica, costruendo dal nulla una squadra capace di rimontare ben nove punti di penalizzazione e di salvarsi nella stagione 86-87. Angelo Gregucci, ex difensore di Lazio e Torino, lo ricorda in esclusiva per Qnm.it: “E’ stata la persona più influente per la mia vita professionale e privata. E’ stato un uomo di riferimento per me. Mi ha portato a Roma dall’ Alessandria e l’ho avuto come presidente anche al Torino. Da giocatore è stato tutto per me”.

Chi era Gianmarco Calleri?
“Un uomo brillante, sempre allegro e determinato e voglioso. L’araba fenice nella storia della Lazio. Il club è ricordato per le vittorie di Bob Lovati negli anni cinquanta, della banda Maestrelli nel 1974 e per la squadra di Cragnotti che ha trionfato in Italia e in Europa. Nel frammento centrale c’è la rinascita, che viene dal momento più buio. E in quel momento, se non ci fosse stata la stella di Gianmarco Calleri, non so che fine avrebbe fatto la Lazio”.
Fu il presidente della squadra del meno nove.
“Per arrivare al timone della Lazio e prendersi la responsabilità di tirarla fuori dai guai, fu aiutato dal figlio di Andreotti, che aveva come referente Bocchi. Calleri salvò la squadra nel momento più drammatico nella storia della Lazio. La società rischiava di andare al macero e lui la salvò. Quando si identificano i tratti essenziali della storia della Lazio, non può essere dimenticato un personaggio come Calleri. I laziali con i capelli bianchi ricorderanno perfettamente la squadra del meno nove. E il presidente di quella squadra era e resterà per sempre Gianmarco Calleri
A volte veniva definito burbero
“Era burbero nell’approccio alle persone, ma chi lo conosce bene sa che era una persona di compagnia, simpatico. Era nato a Busalla, vicino Genova e la sua educazione fu forgiata nel lavoro. La sua famiglia gestiva le guardie che proteggevano i portavalori della Banca Sanpaolo e lui ha portato avanti questa attività con il fratello Giorgio, scomparso tanti anni fa. Quando erano alla guida della Lazio si dividevano i ruoli: Gianmarco era un personaggio brillante, amante delle donne, appassionato di calcio. Giorgio era la retta via sugli investimenti. Uno era appassionato di calcio e ci metteva passione in tutto quello che faceva; l’altro era bravissimo a far tornare i conti. Gianmarco aveva giocato a calcio. E’ aveva una conoscenza massima del valore dei calciatori. E’ stato un presidente appassionato delle squadre che gestiva”.

Aneddoti?
“Ne avrei un milione. Quando arrivai a Roma acquistò me, Camolese e Sgarbossa dall’Alessandria. Io gli dissi che nel club c’erano anche altri due giovani, Rocco Pagano e Massimo Carrera, che meritavano attenzione. La sua risposta fu: ‘Angelo, mica posso prendere 5 giocatori dall’Alessandria in C’. Ma poi, dopo aver visto la carriera che hanno fatto ebbe l’umiltà di tornare sui suoi passi e di dirmi che avevo ragione. ‘Tu sarai un ottimo direttore sportivo’, mi disse scherzano”.