Donald Trump è il primo presidente americano ad essere incriminato nella storia degli Stati Uniti d’America. I motivi dell’accusa e il caso della pornostar Stormy Daniels
Sembra un thriller poliziesco, di quelli in cui gli americani sono fautori. Ma questa è la vita vera. L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump verrà incriminato e gli verrà letta la dichiarazione standard del codice Miranda, ovvero avrà il diritto a non parlare se non in presenza del suo avvocato.

La decisione di incriminare Trump arriva dal Gran Giurì del Tribunale di Manhattan. L’accusa per l’ex presidente USA riguarda il pagamento in nero di una pornostar, Stormy Daniels, che nel 2016 in piena campagna elettorale, avrebbe potuto cambiare il corso delle elezioni presidenziale a sfavore di Trump se solo avesse parlato.
La donna aveva minacciato nel 2016 di rivelare di aver fatto sesso con il tycoon. La storia, secondo l’inchiesta condotta dal procuratore Alvin Bragg, avrebbe potuto incidere sul futuro del presidente. Il pagamento che allora Trump fece alla pornostar per rimanere in silenzio deve essere considerato un “finanziamento” in nero disposto per mettere a riparo la campagna elettorale.
Donald Trump incriminato dal Gran Giurì. Il caso
Il Gran Giurì del Tribunale di Manahttan avrebbe accolto la teoria di Alvin Bragg, considerato dai trumpiani il nemico numero uno. La decisione è arrivata a sorpresa dalla maggioranza dei 23 votanti e così Trump finisce a processo.
Il Gran Giurì ha ritenuto credibile il racconto di Michael Cohen, ex avvocato di Donald Trump, che già alcuni anni fa aveva confessato di aver anticipato 130 mila dollari per comprare il silenzio della pornostar Stormy Daniels, il cui vero nome è Stephanie Clifford.

L’attrice aveva raccontato più volte nel corso degli anni di aver avuto rapporti intimi con Trump nel 2006. L’attenzione si sposta ora su cosa accadrà. Quel che è certo è che Trump è il primo ex presidente della storia negli Stati Uniti a essere incriminato.
E se questo avverrà davvero avrebbe un effetto negativo non solo su di lui ma anche sui suoi sostenitori. Nei prossimi giorni verrà scortato dagli agenti dell’Fbi e del servizio assegnato agli ex presidenti nella sede del tribunale di Lower Manahattan.
Le accuse sigillate. Cosa accadrà all’ex presidente USA
Donald Trump, che alle elezioni presidenziali del 2016 ha battuto Hillary Clinton e perso, nel 2020 contro Joe Biden, ha intenzione di ricandidarsi nel 2024 e oggi risulta in testa a tutti i sondaggi per la nomination repubblicana. Solo la scorsa settimana, temendo l’imminente arresto, l’ex presidente aveva chiamato i suoi sostenitori a scendere in piazza, ma Alvin Bragg, che conduce l’inchiesta sul caso Trump non ha ancora svelato le sue mosse.

Le carte dell’accusa sono ancora sigillate. Per timore di scontri, le forze dell’ordine di New York si apprestano a controllare i luoghi giudicati importanti, compresa la residenza dell’ex presidente, il tribunale e l’ufficio e l’abitazione del pm Alvin Bragg, già sotto minacce dai militanti trumpiani. Sotto le luci dei riflettori anche la campagna di disinformazione sul caso, che investe l’ex avvocato di Trump, Michael Cohen che dopo diverse condanne per frode, adesso testimonia contro Trump.
Donald Trump è il primo ex inquilino della casa Bianca a presentarsi alla sbarra degli imputati. Verranno sviscerati diversi punti: dalla candidatura nel 2016, al sacco di Capitol Hill da parte dei suoi miliziani nel 2021, si attende un periodo di dura instabilità per la nazione. Gli Stati Uniti d’America si accingono ad entrare, dunque, in un turbine aspro di disapprovazione. Chi ne uscirà sconfitto?