L’inchiesta sulla gestione dei primi giorni della pandemia fa emergere delle responsabilità inaspettate. Molti responsabili erano all’oscuro di tutto
Negli oltre due anni in cui siamo stati costretti a convivere con la pandemia, abbiamo imparato a conoscere tutti i personaggi più o meno conosciuti che hanno accompagnato le lunghe dirette televisive: medici, virologi, immunologi, politici, Ministri ed esperti più o meno rappresentativi. Abbiamo imparato a distinguere tra gli “irriducibili” del lockdown e gli ultras dell’allarmismo; tra chi chiedeva più libertà a chi tifava per le chiusure. Ma la nostra conoscenza era legata esclusivamente all’aspetto televisivo. Oggi, attraverso l’indagine portata avanti dalla Magistratura, stiamo imparando a conoscere una veste del tutto inedita dei protagonisti di questa drammatica commedia.

Attraverso i faldoni dell’inchiesta della Procura di Bergamo emergono le più disparate personalità: dal politico che fingeva di assecondare le indicazioni dei medici, imponendo loro la linea da seguire a chi mostrava delle sicurezze sulle quali era il primo (nei messaggi privati a dubitare). Fino ai tanti errori commessi, soprattutto nella prima fase. Molte le lacune emerse, a livello comunicativo ed organizzativo.
In una mail spedita il 18 febbraio del 2020 (due giorni prima della tragica scoperta del paziente uno di Codogno) dal vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri, emerge una clamorosa verità: anche i vertici del Ministero competente sulla vicenda, venivano tenuti all’oscuro di molti elementi indispensabili alle rilevazioni. Sileri era stato lasciato all’oscuro sulla sorte dei due pazienti cinesi ricoverati a Roma allo Spallanzani. Fu proprio lui a lamentarsi di essere venuto a conoscenza della situazione solo attraverso la stampa. In una mail indirizzata a Giuseppe Ruocco, che era segretario generale del Ministero, Sileri esprime tutta la sua delusione.
Ecco il testo della mail, depositata nei faldoni dell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Bergamo e nella quale risultano tra gli indagati anche l’ex Primo Ministro Giuseppe Conte e Roberto speranza, che ricopriva il ruolo di Ministro della Sanità. “Egregio dott. Ruocco, ancora una volta rimango perplesso della carenza di coinvolgimento di chi scrive, stante la continua richiesta di informazioni che sono costretto a rivolgere, come se il sottoscritto non facesse parte di questo ministero”, scriveva Sileri che, sentito a verbale aveva parlato, tra le tante cose, della “assoluta disorganizzazione” della task force ministeriale di contrasto al Covid.
“Lei ha il dovere di informare i membri del Governo”

“La prego, e lo chiedo per l’ennesima e forse ultima volta, di provvedere ad una costante condivisione delle informazioni (…) in qualità di Segretario Generale Lei ha il dovere di informare i membri del Governo del Suo Ministero”, rincarava la dose l’allora viceministro. Non era “ammissibile”, per Sileri, venire “a conoscenza di riunioni (…) peraltro alla presenza del Ministro Speranza e del Ministro Di Maio”, scriveva ancora nella mail, “da casuali contatti di partito”. Poi, quella “mancata comunicazione” persino sulla positività “al Nuovo Coronavirus dei due cittadini cinesi, ora in cura allo Spallanzani”. Notizia, aggiungeva, “da me appresa alla televisione”. Sileri concludeva il testo così: “Le anticipo che mi adopererò in ogni modo per la tutela dei cittadini della Repubblica italiana“.