Nel giorno del Primo Maggio, si celebrano i diritti dei lavoratori, ma in Italia aumenta il divario tra retorica e realtà: salari troppo bassi, tasse elevate, precarietà diffusa e incidenti sul lavoro continuano a segnare un sistema in crisi profonda.
In Italia, il Primo Maggio è da sempre occasione di celebrazioni ufficiali, cortei, discorsi pubblici e concerti in piazza. Una festa dal valore simbolico, nata per onorare le conquiste sociali e sindacali, ma che oggi si scontra con una realtà sempre più aspra: quella di milioni di persone che lavorano troppo e guadagnano poco, in condizioni spesso difficili, instabili e insicure.

Le dichiarazioni delle istituzioni si susseguono tra buoni propositi e richiami etici, ma i numeri raccontano un Paese in cui il lavoro è diventato un fardello più che una risorsa. Tanto che la prima risorsa di chi lavora nel nostro paese sembra essere diventata quella di andarsene all’estero.
Primo maggio, il monito di Mattarella
Alla vigilia della Festa dei Lavoratori, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto di intervenire pubblicamente da Latina, dove ha visitato l’azienda farmaceutica BSP Pharmaceuticals. Le sue parole puntano dritte alle contraddizioni di un sistema italiano sempre più criticabile: “Tante famiglie non reggono l’aumento del costo della vita. I salari insufficienti sono motivo di una grande preoccupazione per la politica in Italia”.
Primo Maggio e la contraddizione salariale
Il tema salariale è oggi al centro del dibattito pubblico. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’Italia presenta “una dinamica salariale negativa nel lungo periodo”, con retribuzioni reali inferiori a quelle del 2008. E questo nonostante il miglioramento della produttività registrato dal 2022.
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“Sappiamo tutti come le questioni salariali siano fondamentali per la riduzione delle disuguaglianze – ha affermato Mattarella – per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso”. Una constatazione amara che si scontra con i dati Eurostat: in Italia, il 9% dei lavoratori full time è classificato come “povero”.
Fisco e lavoro: un sistema che schiaccia chi assume
Alla crisi dei salari si aggiunge il peso fiscale, tra i più alti d’Europa. Le imprese che vogliono assumere si trovano a fronteggiare un cuneo fiscale che riduce fortemente la competitività e i margini di manovra. A conti fatti, lo Stato italiano è tra i principali “beneficiari” del lavoro dipendente, incassando gran parte delle retribuzioni sotto forma di imposte e contributi, senza però garantire un ritorno equivalente in servizi o tutele.
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Una contraddizione che non sfugge agli osservatori più critici, specie quando proprio dallo Stato arrivano appelli a “salari più equi”. Un paradosso che, nel giorno del Primo Maggio, assume contorni ancora più netti.
La retorica istituzionale del Primo Maggio secondo Mattarella
Nel suo discorso di Latina, il Capo dello Stato ha voluto ribadire i fondamenti costituzionali del lavoro: “La Repubblica è fondata sul lavoro. Il lavoro è radice di libertà, ha animato la nostra democrazia, ha prodotto eguaglianza e coesione sociale”. Tuttavia il capo dello Stato ha anche riconosciuto che… “permangono aspetti di preoccupazione” e che “il lavoro non può consegnare alla morte, ma deve essere strumento per realizzarsi come persona”.
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Il tono di Mattarella è fermo ma riflessivo: “Il progresso civile, la sostenibilità del nostro modello sociale, sono legati all’efficacia delle istituzioni e all’attività degli attori economici e sociali”.
Per Mattarella, è il dialogo tra le parti sociali – sindacati e imprese – a rappresentare lo strumento principale di coesione: “Conviene sempre investire nel dialogo, come avvenne con lo Stato sociale”.
Lavorare oggi: stress, precarietà e burnout
Non solo salari bassi. Il lavoro in Italia è spesso sinonimo di instabilità. Tra partite IVA di necessità, contratti a tempo determinato, turni prolungati e flessibilità estrema, la qualità della vita lavorativa è peggiorata per tutti: dipendenti, precari e liberi professionisti. Il tema del burnout – un tempo confinato a settori specifici – è oggi trasversale. Anche in ambiti non tradizionalmente legati ad una alta pressione emotiva sul luogo del lavoro, si moltiplicano i segnali di stress lavorativo cronico.
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Non mancano, inoltre, i rischi legati all’obsolescenza professionale: “Tanti lavori di qualche decennio or sono non esistono più – ha osservato Mattarella – “ciò che non tramonta è il carattere del lavoro, come espressione della creatività e della dignità umana”.
Morti bianche, una tragedia quotidiana
Il Presidente della Repubblica ha usato parole molto dure sul tema della sicurezza: “Le morti sul lavoro sono una piaga che non accenna ad arrestarsi. In questi primi mesi dell’anno, hanno già mietuto centinaia di vite, con altrettante famiglie consegnate alla disperazione. Non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione”.
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Il dato allarma: ogni giorno, in Italia, almeno tre persone muoiono sul luogo di lavoro. Le vittime in Italia nel 2024 sono state 1090. Un’emergenza che, nonostante i fondi annunciati e i richiami ufficiali, sembra non trovare mai una risposta strutturale. Il governo ha annunciato nuovi investimenti per la sicurezza, ma sindacati e opposizioni chiedono riforme più profonde e controlli più serrati.
Primo Maggio e il lavoro migrante
Altro nodo critico è quello legato ai lavoratori migranti. Mattarella ha denunciato apertamente i fenomeni di sfruttamento e caporalato: “Il trattamento dei migranti – con salari inferiori di un quarto rispetto a quelli dei connazionali – va contrastato con fermezza”. Per il capo dello Stato, è in gioco il rispetto dell’articolo 36 della Costituzione e del principio di umanità ricordato da Papa Francesco: “Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano”.
Il lavoro che manca e quello che non basta
Il paradosso del Primo Maggio si riflette anche nei numeri dell’occupazione. Se da un lato si registrano segnali di ripresa sul fronte dell’occupazione, dall’altro restano troppe le persone che lavorano in condizioni inaccettabili o con compensi inadeguati. Il problema non è solo trovare un lavoro, ma trovarne uno dignitoso.
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“Salari insufficienti incidono anche sul calo demografico – ha spiegato Mattarella – perché i giovani incontrano difficoltà a progettare con solidità il proprio futuro”.
Un dato che si lega all’aumento dell’emigrazione giovanile: “Resta alto il numero di giovani spinti all’estero. Un fenomeno che impoverisce il nostro capitale umano”.
Primo Maggio, festa di chi lavora davvero
Il Primo Maggio resta un’occasione simbolica, ma le parole più significative arrivano spesso da chi ogni giorno affronta turni massacranti, lavora senza tutele, fatica a conciliare orari e vita familiare. In piazza, ai microfoni, nei cortei, la voce dei lavoratori risuona: “Non chiediamo favori, ma diritti” si ripete oggi ad alta voce da molte piazze italiane: ma la festa del lavoro, oggi più che mai, resta semplicemente un giorno in più per denunciare ciò che non funziona. E che probabilmente al prossimo primo maggio affronteranno critiche ancora più severe sulla base di statistiche e numeri sempre più drammatici.