Sul caso Cospito interviene l’Onu e richiama l’Italia chiedendo al governo di rispettare gli standard internazionali e gli articoli in riferimento alla condizioni detentive dell’anarchico
In attesa di esprimersi nel merito, l’Alto commissariato dell’Onu ha inoltrato al governo italiano la richiesta del rispetto degli standard internazionali e degli articoli 7 e 10 del Patto Internazionale in relazione alle condizioni in carcere di Alfredo Cospito.

I diritti umani dovranno essere assicurati anche in carcere. L’Onu chiede così all’Italia di avere maggiore rispetto per la dignità e l’umanità dell’anarchico, in regime di 41 bis e in sciopero della fame dal 20 ottobre 2022. La richiesta dell’Alto commissariato per i diritti umani è giunta il 1° marzo, notificata alla rappresentanza del governo italiano a Ginevra nonché all’avvocato difensore di Alfredo Cospito, il legale Flavio Rossi Albertini.
Quest’ultimo insieme al presidente di “A buon diritto” Luigi Manconi, il 25 febbraio scorso, appena dopo il rigetto del ricorso per il suo assistito in Cassazione, aveva inoltrato una sua comunicazione personale alla Commissione Diritti Umani denunciando per l’appunto le condizioni pessime di Cospito in carcere costretto al 41bis.
Caso Cospito: l’Onu richiama l’Italia a rispettare le condizioni detentive dell’anarchico
Come riporta Repubblica, nel comunicato giunto al legale Rossi Albertini in risposta alla lettera individuale precedentemente inviata dallo stesso alla Commissione Diritti Umani, si legge: “In attesa della decisione sul merito della petizione individuale presentata per Alfredo Cospito, il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha deciso di applicare una misura provvisoria che consiste nel richiedere all’Italia di assicurare il rispetto degli standard internazionali e degli articoli 7 e 10. Ovvero il divieto di tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti e divieto di sottoposizione, senza libero consenso, a sperimentazioni mediche o scientifiche. L’articolo 10, ovvero umanità di trattamento e rispetto della dignità umana di ogni persona privata della libertà personale, del Patto internazionale sui diritti civili e politici in relazione alle condizioni detentive di Alfredo Cospito”.

A seguito della risposta arrivata dall’Onu con la richiesta, il difensore di Cospito e il presidente di “A buon diritto” Luigi Manconi accusano il governo italiano poiché: “nessuna iniziativa è stata assunta dal ministro della Giustizia per revocare o quantomeno migliorare la condizione detentiva di Alfredo Cospito. Rappresenterebbe un grave precedente se la decisione adottata dal Comitato rimanesse lettera morta, se l’Italia emulasse l’indifferenza dimostrata per l’Onu dai regimi autocratici. Le misure urgenti che avrebbero un effetto immediato, vengono adottate dal Comitato quando sussiste il rischio imminente per la tutela dei diritti essenziali della persona e al fine di evitare danni irreparabili al ricorrente nelle more della decisione finale del Comitato. Il danno irreparabile sarebbe ad esempio la morte di Alfredo Cospito durante la detenzione”.
Infine, sostiene il difensore: “È palese che con questa azione per la prima volta la Commissione sta mettendo in dubbio la legittimità del regime 41 bis rispetto alle convenzioni internazionali. È molto difficile che l’Italia possa dimostrare che una detenzione a vita e in un regime di estremo isolamento stia garantendo il fine essenziale di ravvedimento e riabilitazione sociale”.
La lettera di Alfredo Cospito: “Il 41bis è disumano”
Scrive dal carcere di Opera l’anarchico Alfredo Cospito. Parla nella lunga lettera del regime a cui è sottoposto ormai da mesi: il 41 bis. E lo definisce “disumano”. Come riporta askanews, il detenuto descrive la sua condizione attuale: “Sono seppellito vivo in una tomba. E’ un luogo di morte”.

Così, Cospito parla della propria quotidianità da detenuto al 41 bis. “Non posso vivere in un regime disumano come quello del 41bis, dove non posso leggere quello che voglio, libri, giornali, periodici anarchici, riviste d’arte e scientifiche, di letteratura e di storia”. La missiva è stata scritta a fine gennaio scorso e da quel giorno le cose sono solo peggiorate.
Infine, nella lettera l’anarchico aggiunge: “Un regime, quello del 41bis, dove non posso aver alcun contatto umano, dove non posso più vedere o accarezzare un filo d’erba o abbracciare una persona cara. Un regime dove le foto dei tuoi genitori vengono sequestrate. Tutto questo è disumano”.