Il superstite di Rigopiano: “Il giudice dovrà guardare mia figlia negli occhi”

Tra meno di un mese verrà pronunciata la sentenza sulla tragedia di Rigopiano. Giampaolo Matrone, superstite della strage: “Porterò mia figlia Gaia con me”

Il 23 febbraio verrà pronunciata la sentenza sulla tragedia di Rigopiano, avvenuta sei anni fa. Il 18 gennaio del 2017 l’albergo Rigopiano-Gran Sasso Resort venne investita da una slavina, che si staccò da una cresta montuosa, causando 29 vittime. In base ai dati disponibili, si tratta della valanga che (presa singolarmente) ha causato il maggior numero di morti di sempre sulle montagne dell’Appennino e la seconda più disastrosa per numero di morti in Europa.

Rigopiano
Giampaolo Matrone, superstite a Rigopiano, pronto alla sentenza – Qnm.it20230129

Il giorno della sentenza porterò in aula mia figlia Gaia”, dichiara Giampaolo Matrone, uno dei simboli della catastrofe. L’ultimo superstite ad essere estratto vivo dopo 62 ore passate sotto le macerie e la neve. Giampaolo ha perso la moglie Valentina Cicioni. “Io e mia figlia saremo in prima fila. Quando il giudice leggerà la sentenza dovrà guardarla negli occhi”.

La scorsa settimana si sono svolte tre udienze del processo nel tribunale di Pescara, dedicate alle arringhe degli avvocati difensori“E’ inaccettabile paragonare la nostra tragedia a quello che starebbero vivendo gli imputati. E definirli pure eroi”. Matrone, che ha voluto assistere ad ogni fase del dibattito, si aspettava di dover ingoiare diversi rospi. “Ma non pensavo fino a questo punto, ho sentito cose che non stanno né in cielo né in terra. Gli avvocati difensori si sono commossi parlando dei morti, ma subito dopo questi pianti di coccodrillo hanno aggiunto che anche i loro assistiti da sei anni stanno vivendo un incubo, hanno i beni sequestrati, sono senza soldi, umanamente stanno male, paragonando la loro situazione alla nostra. Sappiano che la nostra tragedia non è paragonabile a nulla e nessuno” commenta amaro l’oggi trentanovenne pasticciere di Monterotondo, uscito vivo ma gravemente menomato dall’hotel crollato e senza la moglie Valentina Cicioni, una delle 29 vittime. “Così come sono rabbrividito nel sentirli definire “eroi”, uomini che hanno gestito “in modo eroico” il Piano neve – prosegue Matrone –: sono affermazioni che lasciano sgomenti tutti quanti”.

Anche nel merito delle argomentazioni addotte a giustificazione degli imputati il sopravvissuto è rimasto più volte esterrefatto. “Sapevo che i loro avvocati si sarebbero dovuti arrampicare sugli specchi, ma ho ascoltato tesi davvero assurde, che il 17 gennaio la strada sarebbe stata pulita tanto che si vedeva l’asfalto, che la colpa sarebbe stata dell’albergatore e pure nostra perché non sarebbe stato rispettato il “Piano terremoto”, dopo le scosse saremmo dovuti uscire nel piazzale dell’albergo, restare lì e rientrare solo dopo un sopralluogo che certificasse l’agibilità della struttura. Così saremmo morti tutti di freddo, considerato che i soccorsi sono arrivati due giorni dopo. Non parliamo poi della turbina, che prima non era disponibile, poi non si sarebbe potuta “sottrarre” ad altre zone che avevano bisogno (“se il mio assistito l’avesse fatto lo avrebbero sbranato” ha detto l’avvocato del funzionario provinciale D’Incecco), e che infine, secondo il legale del prefetto, anche se fosse stata mandata prima non sarebbe comunque arrivata in tempo e non sarebbe servita ad evitare la tragedia. Ma al di là del fatto che non posso credere che il prefetto fosse all’oscuro della situazione di Rigopiano, se la turbina fosse partita prima, di giorno, con la luce e con dieci ore di nevicata in meno, ci avrebbe impiegato molto meno tempo, e per me che ero lì sotto, e non al caldo di un bell’ufficio pubblico, anche un’ora avrebbe fatto la differenza” prosegue Matrone, che è assistito dall’avv. Andrea Piccoli e da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.

L’attesa sta per finire

Rigopiano
Il salvataggio di Giampaolo Matrone dopo oltre 60 giorni sotto le macerie. Si vede il suo braccio mentre viene estratto – Qnm.it –

Il reduce però coglie anche l’aspetto positivo di questa tre-giorni. “La realtà è che c’è stato uno scaricabarile tra Enti, la Provincia di Pescara che incolpa il Comune di Farindola, quest’ultimo che attacca la Regione, la Prefettura la Provincia, e viceversa. Questo a conferma che la verità è quella che sappiamo tutti, e cioè che questa tragedia si poteva e doveva evitare tranquillamente, il problema non sono stati la neve o il terremoto in sé, ma il menefreghismo e l’incuria di tutte le persone che hanno mal gestito il Piano Neve e l’emergenza neve e Rigopiano in quei drammatici giorni di gennaio 2017”. E, soprattutto, Matrone sa bene che la lunga attesa per ottenere giustizia è ormai agli sgoccioli. “Adesso – conclude – ci saranno altre tre udienze per le repliche dei Pubblici Ministeri e delle parti civili, il 15, 16 e 17 febbraio, e poi il 23 sarà pronunciata finalmente la sentenza di questo processo e qui mi affido al giudice e a tutta la sua esperienza e intelligenza”.