L’ex presidente statunitense Donald Trump incita ancora di nuovo alla rivolta e negli Stati Uniti montano le polemiche: cosa ha fatto il Tycoon dopo l’annuncio su un possibile e imminente arresto.
Donald Trump incita ancora una volta, scatenando un qualcosa difficile da prevedere (l’ultima volta fu l’assalto nel 2021 a Capitol Hill causò cinque vittime), con tanto di annuncio di incitamento alle proteste. “Martedì mi arresteranno, protestate, riprendetevi la nazione“, ha ribadito l’ex presidente degli Stati Uniti.

L’ex inquilino della Casa Bianca ritorna a invocare la rivolta e lo fa tramite Truth, la piattaforma privata creata dopo il blocco dei suoi account (Facebook è ripartito da poche ore, Twitter bloccato da gennaio 2021).
Cosa è accaduto
Trump ha rilanciato un nuovo appello alla rivolta a distanza di due anni dall’insurrezione a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Con la piattaforma Truth ha scritto un post, spiegando di essere stato attaccato dalla Procura di Manhattan. A indicata come “corrotta“, per il pagamento in nero alla pornostar Stormy Daniels. La donna ad ottobre 2016 minacciò di rivelare la relazione, seppur breve, intrattenuta con il Tycoon.
Il ricco miliardario statunitense, però, avrebbe comprato il silenzio della donna con un presunto veramente di 130mila dollari, mediante il tuttofare e avvocato Michael Cohen. Lo stesso legale raccontò nel 2019 tutto quanto, da qui la condanna a tre anni di reclusione, confermando la storia dei pagamenti al super procuratore Robert Mueller. “La nostra nazione è ora da terzo mondo e sta morendo, il sogno americano è morto“, ha ribadito in uno dei primi post Donald Trump.

Sull’incriminazione, infatti, fonti vicine alla magistratura statunitense parlerebbero di questione certa. Sarebbe il primo ex presidente americano della storia a dover affrontare un processo di natura penale. In qualità di incriminato, inoltre, Donald Trump potrebbe essere di fatto sottoposto alla registrazione delle impronte digitali. Rischia di essere anche ammanettato, costringendo a presentarsi di fronte al Gran Giurì di Manhattan per un interrogatorio.
La posizione dell’avvocato
Fatto sta che Joe Tacopina, uno degli avvocati di Trump, ha parlato di incriminazione come “più probabile” dopo gli ultimi sviluppi sul caso. I legali hanno invece accusato il procuratore capo Alvin Bragg e il suo predecessore Cyrus Vance Jr. di aver condotto una indaginr basate esclusivamente su motivazioni di natura politica. Ciò non ha però portato ad alcuno stop sul fronte processuale, anzi. Per il Tycoon che si trova nel resort della Florida di Mar-a-Lago è il momento fare delle scelte importanti.

Fatto sta che da Facebook non è partito nulla se non parlare ai milioni di follower che lo seguono. Attualmente non avrebbe ancora utilizzato la piattaforma più seguita per l’appello. L’ultima volta accade nel 2021, giorno della insurrezione dei suoi sostenitori a Washington, con tanto di assalto alla sede del Congresso. L’obiettivo in quel momento fu di fermare la certificazione della vittoria di Joe Biden, con la scusa di “riprendersi indietro la nazione“.