Il Bologna trionfa all’Olimpico e conquista la sua terza Coppa Italia. Milan battuto 1-0, Ndoye firma il gol decisivo. Conceição e Furlani ammettono le difficoltà di una stagione disastrosa, Vincenzo Italiano si gode la rivincita dopo tre finali di Coppa perse
Roma, Stadio Olimpico. Notte indimenticabile per migliaia di tifosi rossoblu che hanno affrontato una trasferta che resterà nella storia. Nascosti tra il pubblico Gianni Morandi, Cesare Cremonini a testimoniare ulteriormente l’importanza di una partita davvero straordinaria.

Una cornice importante per una finale che mette in palio qualcosa di più di un trofeo: orgoglio, ambizione, rilancio. Il Bologna di Vincenzo Italiano scrive una pagina memorabile superando il Milan 1-0 nella finale di Coppa Italia. Una vittoria che interrompe un digiuno lungo cinquantuno anni e restituisce al club emiliano un posto tra le grandi del calcio italiano, con in dote anche l’accesso diretto alla prossima Europa League.
Il Bologna vince la Coppa Italia
A decidere il match, una zampata di Dan Ndoye al 53′ della ripresa. Il Milan, pur partendo bene e creando un paio di palle gol nitide, si spegne progressivamente e non trova mai la forza per reagire dopo lo svantaggio faticando in modo indicibile l’organizzazione e il pressing altissimo e incessante del Bologna.
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Il verdetto, inequivocabile, parla di una squadra compatta e organizzata, il Bologna, che ha saputo costruire un’identità solida e affrontare la finale con determinazione. Dall’altra parte, un Milan spento, a tratti svuotato, incapace di scuotersi nei momenti cruciali, sicuramente in affanno non solo dal punto di vista fisico ma anche emotivo. Che ora in qualche modo dovrà rialzare la testa e dare un senso a questo campionato puntando alle ultime due partite ufficiali, nella speranza di qualche colpo a vuoto di chi precede i rossoneri, al momento solo ottavi in Serie A.
Milan-Bologna, il racconto del match
Il Milan parte forte, con Leao che al 4′ sfonda a sinistra e serve Jimenez, il quale però spreca malamente a porta vuota. Passano pochi minuti e il Bologna risponde con una punizione velenosa di Miranda che costringe Maignan a un intervento decisivo. Sul capovolgimento di fronte, Beukema rischia l’autogol ma Skorupski salva, per poi ripetersi su Jovic da distanza ravvicinata. Questa è sicuramente l’occasione più clamorosa sprecata dal Milan che dopo un primo quarto d’ora spettacolare, si spegne su ritmi più bassi, con molta tensione e poche occasioni. Le squadre si studiano, con il Milan che cerca la profondità puntando su un Leao decisamente e il Bologna che si affida alla densità a centrocampo.
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Il gol decisivo arriva all’inizio del secondo tempo: Freuler serve Fabbian, che mette in movimento Orsolini. Il suo tentativo viene respinto corto da Theo Hernandez ma sul pallone vagante Ndoye è il più veloce: l’attaccante svizzero di origine senegalese è micidiale, controlla con precisione e scarica un destro preciso sotto l’incrocio.
Conceição prova la scossa: inserisce Joao Felix, Gimenez e Walker, cambiando modulo in corsa poi anche Abraham e Chukwueze che entrano nel finale. Ma quella stessa panchina che fino a oggi aveva offerto spazio a più di una rimonta decisiva a vantaggio dei rossoneri non trova spazi. E le offensive rossonere si spengono di fronte a uno Skorupski molto attendo che non corre brandi pericoli.

Bologna, il trionfo della coerenza
“Dopo le finali perse con la Fiorentina, non pensavo di potermi prendere questa rivincita. Ma è una gioia incredibile” ha detto Vincenzo Italiano al termine della gara.
Il Bologna ha costruito la sua impresa su basi chiare: lavoro quotidiano, crescita graduale, valorizzazione del gruppo. Il gol di Ndoye è la sintesi di una squadra che sa quando colpire e come soffrire. Le letture tattiche dell’allenatore, come l’inserimento di Casale e Pobega per blindare il risultato, testimoniano una lucidità rara.
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Questo trionfo rappresenta anche una rinascita per il club: dopo decenni di anonimato e transizioni, il Bologna ha ritrovato ambizione e risultati. E con questa Coppa si garantisce una vetrina europea che potrà rendere ancor più credibile il progetto tecnico.
Milan, resa senza orgoglio: serve una svolta
“Una stagione fallimentare”. Le parole dell’amministratore delegato Furlani suonano come un epitaffio e sono la sintesi di un anno estremamente complicato. Il Milan chiude solo con la Supercoppa ma rischia concretamente di restare fuori dall’Europa. I rossoneri, ottavi in campionato, hanno ora solo due partite per evitare un tracollo totale. Prima la Roma, di nuovo all’Olimpico poi il Monza a San Siro dove i tifosi potrebbero anche girarsi dall’altra parte, o peggio ancora contestare.
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Anche Sergio Conceição ammette che la squadra è stata al di sotto delle aspettative: “Potevamo fare di più. Il gol del Bologna è arrivato con un po’ di fortuna, ma anche noi siamo mancati. E dopo il vantaggio loro si è giocato poco”. L’allenatore non si sbilancia sul futuro: “Domenica sarò in panchina, poi parleremo”.
Il tecnico tuttavia pone anche l’accento su una direzione di gara non uniforme: “Non voglio attaccarmi all’arbitro, anche se ci sono stati episodi dubbi che tutti hanno visto. Il problema è nostro: ci siamo spenti. In gare così serve intensità e mentalità, e ci sono mancate entrambe. Purtroppo è così dall’inizio dell’anno.”
Il Milan si è sciolto dopo lo svantaggio. Reijnders, Pulisic e Leao sono sembrati spenti, la difesa incerta, la reazione quasi nulla. Dopo un mercato estivo che aveva alimentato speranze, i risultati non hanno seguito le premesse. E ora, la società si trova davanti a scelte obbligate.

Coppa Italia assegnata. E ora?
Il Bologna può festeggiare un titolo che riporta entusiasmo, credibilità e ambizione in una squadra che quest’anno ha maturato una esperienza importante in Champions League.
Il Milan, invece, si trova a un bivio: cambiare, ristrutturare e forse ripartire da zero. I prossimi giorni saranno decisivi per capire chi guiderà la ricostruzione e quale sarà il volto della squadra nella prossima stagione.