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Le elezioni presidenziali americane: meccanismo elettorale e procedure di votazione

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Redazione QNM

il Gli Stati Uniti sono di fronte a una tornata di Elezioni attesa come non mai e importantissima per la storia americana, il tutto in un clima di grande incertezza e in un sistema che molti non conoscono, ecco come si vota per le presidenziali americane

Le elezioni presidenziali americane rappresentano uno degli eventi politici più significativi al mondo.

Trumpè ed Harris nel loro dibattito pubblico – Credits ANSA (QNM)

Non solo per l’enorme impatto che le decisioni prese dal presidente degli Stati Uniti possono avere a livello globale, ma anche per il complesso meccanismo elettorale che regola questo processo.

Le elezioni presidenziali americane

Ogni quattro anni, il popolo americano è chiamato a esprimere il proprio voto per scegliere il leader assoluto del paese. Il tutto in un sistema piuttosto unico nel suo genere e molto spesso non compreso particolarmente bene nemmeno dagli stessi americani.

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Negli Stati Uniti, le elezioni presidenziali si svolgono ogni quattro anni, il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre. La scadenza stavolta è per il 4 novembre anche se per molti le operazioni di voto si sono già concluse. Il tutto in un sistema elettorale che è molto più complesso rispetto a una semplice votazione popolare per come la conosciamo in Italia. Perché gli Stati Uniti adottano un sistema di voto indiretto, il che significa che gli elettori non votano direttamente per il candidato alla presidenza, ma per un gruppo di rappresentanti chiamati “grandi elettori”.

Elezioni presidenziali, il collegio elettorale

Il meccanismo principale attraverso il quale il presidente  viene eletto è il Collegio Elettorale. Ogni stato rappresenta un numero di grandi elettori che corrisponde al totale dei suoi rappresentanti al Congresso. Si tratta della somma di senatori (due per stato) e membri della Camera dei Rappresentanti, il cui numero varia in base alla popolazione. In totale, ci sono 538 grandi elettori nel Collegio Elettorale e per vincere la presidenza, un candidato deve ottenere almeno 270 voti. La maggioranza…

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Il Collegio Elettorale è una delle caratteristiche più distintive del sistema politico americano. Ogni stato, a eccezione del Maine e del Nebraska, utilizza un sistema che viene definito “winner-takes-all”, in cui il candidato che riceve la maggioranza dei voti popolari in quello stato, ottiene tutti i voti dei grandi elettori di quel stato. Questo significa che anche la vittoria di un solo voto può garantire al candidato tutti i voti elettorali di un singolo stato.

Le fasi del processo elettorale: primarie

Le primarie e i caucus sono le prime fasi del processo elettorale. Si svolgono nei vari stati da gennaio a giugno dell’anno elettorale e servono per selezionare i delegati che sosterranno i candidati durante le convenzioni nazionali dei partiti. Le primarie possono essere “aperte”, dove gli elettori possono votare per qualsiasi candidato, o “chiuse”, dove solo gli iscritti a un determinato partito possono partecipare.

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I caucus sono incontri più ristretti, spesso con discussioni pubbliche, in cui gli elettori esprimono il loro sostegno per i vari candidati. Dopo queste fasi, i partiti tengono le loro convenzioni nazionali, dove vengono ufficialmente nominati i candidati alla presidenza. IN questo senso i giochi sono ovviamente già fatti da tempo. Kamala Harris e Donald Trump sono di fatto l’espressione di un lungo processo di selezione che è durato per mesi.

Donald Trump, candidato repubblicano e presidente dal 2016 al 2020 – Credits ANSA (QNM)

Convenzioni nazionali

Le convenzioni nazionali si svolgono in estate, di solito tra luglio e agosto dell’anno elettorale. Durante queste convenzioni, i delegati selezionati nelle primarie e nei caucus si riuniscono per votare ufficialmente per il candidato del loro partito. La convention culmina con la nomina del candidato presidente e di quello del vice-presidente.

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Durante queste manifestazioni, i partiti adottano anche la loro piattaforma politica, che delinea le priorità e i temi su cui il candidato si impegnerà durante la campagna elettorale. I due candidati arrivano alla loro fase finale proprio dopo questa investitura ufficiale. Che quest’anno è stata diversa almeno per quanto riguarda Kamala Harris: perché la candidata democratica arriva dopo la decisione del presidente Joe Biden, che era il primo candidato assoluto a dover affrontare lo sfidante Joe Trump, ha deciso di ritirasi per motivi sostanzialmente di salute e personali.

Dalle convention alla campagna elettorale

Dopo le convention, inizia la fase finale della campagna elettorale, che dura fino a un paio di giorni prima delle elezioni, quando le parti politiche sono chiamate al silenzio e alla riflessione. I candidati partecipano a dibattiti pubblici, tengono comizi e utilizzano vari mezzi di comunicazione per raggiungere gli elettori.

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Spesso si arriva anche al cosiddetto ‘confronto’: un testa a testa pubblico, quasi sempre televisivo, che vive di regole che vengono concordate dai candidati e dai loro staff. E dunque tempi di intervento e di presentazione, diritto di replica. Quest’anno il confronto tra Kamala Harris e Donald Trump è stato uno dei più attesi e dei più seguiti di sempre.

Le elezioni presidenziali sono caratterizzate da una campagna pubblicitaria intensiva, con un forte focus sulle questioni chiave che influenzano gli elettori.

Il Voto

Il giorno delle elezioni, che per questa tornata è fissata il martedì 4 novembre, gli elettori si recano alle urne per esprimere la loro preferenza. Il processo di voto può variare da stato a stato, ma generalmente avviene in tre modi principali: di persona, corrispondenza e voto anticipato.

Voto di persona

Il voto di persona è il metodo tradizionale: gli elettori si recano nelle loro sezioni di voto designate e compilano una scheda elettorale. Ogni stato ha le proprie leggi riguardo agli orari di apertura e chiusura dei seggi, e spesso è necessario registrarsi per votare prima del giorno delle elezioni.

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Voto per corrispondenza

Il voto per corrispondenza, noto anche come voto assente, consente agli elettori di ricevere una scheda elettorale per posta, compilarla e restituirla per posta. Questo metodo è particolarmente utile per coloro che non possono recarsi fisicamente alle urne, come gli elettori che vivono all’estero o quelli con disabilità. I voti per corrispondenza sono già stati scrutinati da tempo e riguarda oltre 70 milioni di persone. Sono gli americani che vivono e lavorano all’estero, o che per motivi di carattere personale e professionale non possono raggiungere la loro sede elettorale. Ma il loro risultato sarà reso noto solo dopo l’ufficializzazione dei voti dalle singole sezioni, proprio per evitare che influenzino la grande giornata del voto.

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Voto anticipato

Il voto anticipato è una modalità che consente agli elettori di votare prima del giorno ufficiale delle elezioni, di solito in un periodo che va da alcune settimane a pochi giorni prima delle elezioni. Questa opzione è stata introdotta in molti stati per aumentare la partecipazione degli elettori e ridurre le code nei seggi elettorali il giorno delle elezioni.

Kamala Harris, vice-presidente nell’amministrazione di Joe Biden – Credits ANSA (QNM)

Lo spoglio e i risultati

Dopo la chiusura dei seggi elettorali, inizia lo spoglio delle schede. I risultati preliminari vengono solitamente pubblicati entro poche ore dalla chiusura dei seggi. Tuttavia, i risultati ufficiali possono richiedere giorni o settimane per essere confermati, soprattutto se ci sono state votazioni per corrispondenza o se si sono verificati problemi durante il processo di voto.

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Nei giorni successivi, i vari stati certificano i risultati e nominano i grandi elettori che parteciperanno al Collegio Elettorale. Le votazioni del Collegio Elettorale si svolgono ufficialmente il secondo mercoledì di dicembre, dove i grandi elettori esprimono il loro voto per il candidato alla presidenza e al vicepresidente. Questo voto è generalmente un riflesso del risultato popolare nello stato di appartenenza.

La presentazione del presidente

Dopo che il Collegio Elettorale avrà ufficialmente votato, il risultato viene trasmesso al Congresso, dove viene confermato e ratificato. Sarà poi la volta dell’insediamento del nuovo presidente già in programma il 20 gennaio prossimo, durante una cerimonia di inaugurazione che si tiene a Washington D.C. Durante questa cerimonia ufficiale, il presidente eletto presta giuramento e ufficialmente assume la sua carica che durerà per quattro anni.

Elezioni Presidenziali: un sistema criticato

Il sistema elettorale americano non è privo di controversie e critiche. Uno dei principali dibattiti riguarda il Collegio Elettorale stesso. Molti sostenitori della democrazia ritengono che il sistema di voto indiretto possa portare a risultati in cui il candidato vincente non ottiene la maggioranza dei voti popolari, come avvenuto nel 2000, per l’elezione di George W. Bush, e nel 2016 quando Trump scavalcò Hillary Trump che in realtà aveva conseguito un maggior numero di voti popolari.

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Alcuni da tempo propongono la riforma del sistema per passare a un voto popolare diretto, ma tale cambiamento richiederebbe un emendamento della Costituzione, un processo lungo e complesso.

Un’altra critica è rivolta alla disuguaglianza di rappresentanza tra gli stati. Gli stati meno popolosi hanno un numero di grandi elettori proporzionalmente più alto rispetto ai loro elettori. Il che significa che il voto di un cittadino in uno stato piccolo ha un peso maggiore rispetto a quello di un cittadino in uno stato molto popolato.

Gli Stati Uniti non vogliono cambiare

Il sistema elettorale americano è una macchina complessa e articolata che riflette i valori fondamentali della democrazia statunitense. Da tempo si parla di una riforma che probabilmente il popolo americano non vuole cambiare in modo così deciso e che comunque gli attuali strumenti costituzionali e legislativi non consentono ancora di modificare. Tuttavia ogni quattro anni le elezioni del presidente americano rappresentano uno degli eventi politici per eccellenza della storia moderna, se non il più importante in senso assoluto.

Redazione QNM

Sono nato a Genova ma vivo da più di trent'anni a Milano dove da sempre mi occupo di informazione. Sono giornalista professionista dal 1988 con molte esperienze in TV. Ho diretto Eurosport, Sportitalia, lavorato per Sky, Antenna 3 Lombardia. Poi radio (RTL 102.5) e ho scritto per numerose agenzie, quotidiani e innumerevoli siti. Adoro il mio lavoro, continuo a studiarne evoluzione e sviluppi occupando di sport, spettacolo, cronaca italiana ed estera. La mia grande passione da sempre è la musica.

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