Un tavolo pieno di carte, voci contrastanti, promesse e correzioni a margine: il nuovo pacchetto europeo per l’auto non è un punto d’arrivo, ma l’inizio di una trattativa che dirà molto del nostro modo di fare transizione. Fra tempi lunghi, dossier intrecciati e interessi divergenti, la strada verso il Green Deal al 2035 non è affatto lineare.
Il dibattito sul pacchetto Automotive
La scorsa settimana il pacchetto Automotive della Commissione europea ha scaldato il dibattito. C’è chi l’ha bollato come “disastroso” (VDA) e chi lo giudica “insufficiente” (Antonio Filosa, Stellantis, sul Financial Times). Dietro gli slogan, però, c’è un punto fermo: queste sono proposte, non norme esecutive. Entreranno in vigore solo dopo un iter legislativo che in Europa richiede compromessi, emendamenti, tempo.
Il bando dei motori endotermici e le deroghe
Un esempio concreto aiuta. Il bando dei motori endotermici al 2035, discusso dal 2021, è arrivato in Gazzetta dopo oltre venti mesi, e nel frattempo ha incorporato l’eccezione sugli e-fuel e le deroghe per i piccoli costruttori. Altro caso: il nuovo meccanismo di “compliance” per alleggerire le sanzioni sui superamenti dei limiti di emissioni è partito solo alcuni mesi dopo il Piano d’Azione per l’auto, nonostante una convergenza politica inusuale. La lezione è chiara: anche quando c’è accordo, il calendario non perdona.
Cosa cambia davvero
La Commissione propone di rimodulare l’obiettivo allo scarico: non più -100% ma -90% di CO₂ al 2035, con compensazioni obbligatorie per il 10% residuo. È una frizione tra ambizione climatica e praticabilità industriale.
Interventi sul Regolamento per i camion
Sul pesante, si interviene sul Regolamento (UE) 2019/1242 per i camion (orizzonte 2025/2029, metodi di calcolo delle emissioni).
Decarbonizzazione e etichettatura
Per le auto e i veicoli leggeri, si riapre il 2019/631, l’architrave dei target di decarbonizzazione. Arriva una revisione dell’etichettatura e l’abrogazione della Direttiva 1999/94/CE per dare informazioni più realistiche ai consumatori.
Requisiti tecnici e prove di omologazione
Un nuovo regolamento semplifica requisiti tecnici e prove di omologazione, aggiornando atti come il 561/2006, 2018/858, 2019/2144 e 2024/1257, e mandando in archivio la 70/157/CEE e il 540/2014 su rumore e test.
Il cuore del pacchetto
Il cuore del pacchetto, però, pulsa altrove: nelle zone grigie dove politica industriale e clima si incontrano. Penso ai requisiti per le flotte aziendali (tema sensibile per TCO e domanda reale), alla filiera delle batterie e delle materie prime, fino alle specifiche sulle E-Car che dovranno rendere i test più aderenti all’uso quotidiano. Qui i governi nazionali, Italia in testa, hanno già annunciato battaglia su ritmi e soglie. E ogni voto in Consiglio può ribaltare tavoli costruiti con pazienza.
Chi decide e quando
Il Parlamento europeo emenda, il Consiglio negozia, la Commissione media ma non comanda. Tra proposta, triloghi e pubblicazione, passano spesso 12-24 mesi. Se oggi il dibattito è acceso, l’adozione effettiva potrebbe slittare oltre la finestra politica del 2025. È un fatto, non un giudizio, confermato dai precedenti citati. Dove non ci sono dati certi (per esempio sulle tempistiche finali dei singoli atti), è corretto dirlo: la calendarizzazione dipenderà dall’agenda delle istituzioni e dai dossier geopolitici vicini, come dazi, sicurezza della supply chain e regole sugli aiuti di Stato.
La verità scomoda
La verità scomoda è che il “pacchetto” è solo l’inizio. L’Europa sta decidendo se la transizione dell’auto sarà un atto di equilibrio o di coraggio. Nel frattempo, ognuno aggiunge legna al fuoco. La domanda è semplice, la risposta no: preferiamo un percorso più lungo ma stabile, o una corsa veloce che rischia di inciampare? Mentre lo capiamo, il mercato non aspetta. E in officina, fra un cavo ad alta tensione e una chiave dinamometrica, la transizione ha già l’odore dell’olio caldo e del futuro che prova a prendere forma.





