Una notte che accende il Maradona. Tra pressing feroce e scelte chirurgiche in area, un protagonista inatteso decide il match e rilancia le ambizioni azzurre.
Il pubblico del Diego Armando Maradona vibra prima ancora del fischio d’inizio. L’aria ha quella densità da partite che contano. La Juve arriva con fiducia. Il Napoli di Conte non la aspetta sulla porta: la attacca, la morde, la costringe a pensare in fretta. Il campo, stasera, chiede coraggio.

Il piano è chiaro. Linee corte, pressione alta, verticalità immediata. I centrocampisti azzurri accorciano e schermano. Gli esterni spingono e piegano il campo. La Juventus prova a rispondere con uscite pulite e tagli tra le linee. Il giovane Yildiz si accende a strappi e resta il riferimento più vivo tra le maglie bianconere.
Si vede la mano dell’allenatore. Conte pretende intensità e riceve intensità. La squadra sale insieme, spezza i tempi, sceglie quando rallentare. La gestione non è perfetta, ma è coerente. La Signora resta spesso bassa e fatica a risalire con continuità. È una partita che racconta gerarchie in tempo reale.
Il momento che cambia Tutto
Poi arriva il momento che cambia la temperatura del match e, di colpo, anche il rumore dello stadio. È il danese a prendersi la scena. Hojlund attacca lo spazio, sceglie il tempo, fa la cosa semplice alla velocità giusta. Un gol per tempo. Due colpi di freddezza che rendono concrete tutte le buone intenzioni. La parola è una e pesa: doppietta.
La Juventus non scompare. Reagisce sul talento. Il solito Yildiz trova il varco e riapre la notte bianconera con una giocata da giocatore vero. Ma l’inerzia non cambia del tutto. Il Napoli resta corto, difende con il pallone quando serve e sporca ogni linea di passaggio centrale. Al momento di scrivere, non ci sono dati ufficiali di possesso pubblicati dalla Lega; la sensazione, però, è che l’azzurro abbia tenuto il comando per lunghi tratti.

Questa partita dice anche altro. Dice che un centravanti che taglia in profondità e pulisce la prima pressione cambia la vita di un sistema. Hojlund non fa solo gol: muove i difensori, apre corridoi, obbliga la Juve a pensare all’indietro. È il genere di profilo che le squadre di Conte hanno sempre esaltato: correre dritto, scegliere l’angolo, finire l’azione. Chi studia il calcio di posizione verticale lo riconosce al primo sguardo.
E poi c’è il peso delle storie. Il ritorno di Spalletti al Maradona — quel campo che ha illuminato come pochi — ha il sapore di una notte storta. Qui il presente parla con voce diversa, più ruvida, meno romantica. La classifica racconta che Conte resta al comando e che il percorso, a oggi, regge gli scossoni. Per aggiornamenti e calendario ufficial, consulta legaseriea.it/it. Per le note di club e contenuti multimediali, trovi le pagine dedicate su sscnapoli.it e juventus.com.
Resta una domanda semplice, quasi inevitabile: quanto incide, davvero, un nove capace di trasformare un mezzo varco in un’occasione? La risposta, a guardare questa serata, passa dal sorriso largo di Hojlund e da quel brusio di fiducia che il Maradona non prova da un po’.





