Troppi messaggi su WhatsApp, adesso ti spettano un mare di soldi per è reato di molestia “Era ora”

Ti succede che ti arrivino messaggi a raffica e sempre dalla stessa persona? Come puoi difenderti dall’abuso.

Succede soprattutto tra le coppie che si sono lasciate da poco, ma non solo. Lei o lui non accettano la fine della relazione e allora iniziano a tempestare di messaggi su Whatsapp nella speranza spesso vana di recuperare.

Donna che chatta attorniata da loghi whatsapp
Troppi messaggi su WhatsApp, adesso ti spettano un mare di soldi per è reato di molestia “Era ora” – qnm.it

Ma succede anche a chi si è invaghito di una persona che in buona fede ha lasciato il proprio numero, e allora nel tentativo di conquistare sciorina miliardi di frasi intasando la chat dei malcapitati. E tanti altri esempi ci sarebbero da fare. Ma è legale tempestare di messaggi su WhatsApp un’altra persona?
La risposta viene da una vicenda che ha avuto come intermediario un Tribunale. Il caso dimostra che inviare messaggi a raffica su WhatsApp può costare una condanna per molestie. La legge valuta anche la modalità di comunicazione, non solo il contenuto.

La vicenda nasce da un conflitto legato all’utilizzo di una casa estiva familiare. Una donna, irritata dalla violazione di un accordo sulla turnazione dell’immobile, ha deciso di inviare una raffica di 70 messaggi vocali in poco più di mezz’ora. La destinataria, la cognata, ha percepito i messaggi come un attacco ossessionante e molesto, e ha scelto di sporgere denuncia. Il giudice ha sottolineato come la frequenza e l’insistenza dei messaggi possano creare uno stato di disagio significativo, equiparabile a molestie anche se il contenuto non è offensivo.

Raffica di messaggi su WhatsApp: si rischia una condanna

Il caso in questione riguarda i conflitti familiari che se gestiti attraverso i mezzi digitali, possono degenerare rapidamente e diventare un problema serio.

uomo che ascolta un audio
Raffica di messaggi su WhatsApp: si rischia una condanna – qnm.it

La rapidità con cui si possono inviare messaggi e notifiche rende tutto più facile anche a chi è inesperto e lo stress e le molestie sono dietro l’angolo. Il Tribunale di Torre Annunziata, con una sentenza ha qualificato l’invio massiccio di messaggi come reato di molestie, secondo l’art. 660 del codice penale. Il ragionamento del giudice si basa sul concetto di ‘petulanza’: non conta solo ciò che si scrive o si registra, ma anche come e quanto frequentemente si inviano le comunicazioni.

I 70 vocali, inviati in tempi ristretti, sono stati considerati un atto per disturbare la serenità della vittima, trasformando un dissidio familiare in un illecito penale. Ogni notifica arrivata sul telefono della vittima diventava un ulteriore elemento di pressione psicologica, sufficiente a configurare la molestia. Dunque non c’è bisogno che i messaggi contengano minacce esplicite o offese per costituire reato. La semplice insistenza, se prolungata nel tempo e percepita come opprimente, può essere sufficiente. La decisione del Tribunale di Torre Annunziata manda un messaggio chiaro: WhatsApp e le piattaforme di messaggistica non sono spazi senza regole.

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