Dazi al 15%, USA e Unione Europea cercano un’intesa tra tensioni e interessi economici

Washington e Bruxelles discutono una nuova soglia del 15% per i dazi su acciaio e alluminio. Un accordo potrebbe evitare una guerra commerciale, ma le posizioni restano distanti.

La tensione commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea resta alta nonostante un tentativo di dialogo che potrebbe anche portare a un accordo.

Dazi, Donald Trump
Il presidente americano Trump con la lettera inviata all’Unione Europea che ha aperto la questione dazi – Credits ANSA (qnm)

Al momento motivo del contendere è l’introduzione, da parte di Washington, di una proposta di dazi fino al 15% sulle importazioni di acciaio e alluminio europei. Ma si tratta di un primo passo…

USA e UE, il tema dei dazi

Un passo che, se confermato, da una parte potrebbe riaccendere lo spettro di una guerra commerciale fra le due sponde dell’Atlantico, a pochi mesi dalla fine delle deroghe temporanee concesse dopo il precedente braccio di ferro del 2018.

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Ma dall’altra è comunque un punto di partenza al quale il presidente americano Donald Trump replica con ottimismo: “Sono convinto che troveremo un accordo – ha detto il leader della Casa Bianca – e non ho dubbi che se l’UE aprirà ai prodotti americani, i dazi da parte nostra potranno scendere ulteriormente”.

Bruxelles è preoccupata

Secondo quanto riportato dal “Financial Times” e confermato da fonti interne alla Commissione Europea, l’amministrazione Trump avrebbe suggerito una soglia fissa del 15% per evitare un eccessivo afflusso di metallo europeo, considerato a rischio dumping. Bruxelles, dal canto suo, si dice “preoccupata” e giudica la proposta “non in linea con gli impegni multilaterali presi in sede WTO”.

Una trattativa in salita

L’Unione Europea mantiene apertissimo il tavolo delle trattative, ma noin si scosta molto dalle sue posizioni: “Non possiamo accettare una misura unilaterale senza un’adeguata compensazione – ha dichiarato il commissario al commercio Valdis Dombrovskis – stiamo valutando contromisure su altri settori strategici, inclusi i prodotti tech e l’agroalimentare, in caso non si arrivi a un’intesa. Ma da parte nostra la volontà è quella di dialogare, e accordarci”.

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Sul fronte americano, la Casa Bianca appare decisa a blindare la filiera produttiva nazionale, soprattutto in vista delle elezioni del 2026. Gli Stati dell’acciaio, come l’Ohio e la Pennsylvania, sono infatti cruciali per la riconferma democratica e le pressioni dei sindacati e delle industrie siderurgiche sono fortissime.

Dazi, possibili conseguenze economiche

Un’escalation potrebbe avere effetti importanti sul commercio bilaterale. L’Europa è uno dei maggiori fornitori di acciaio per l’industria automobilistica statunitense, mentre gli USA esportano tecnologia e prodotti chimici verso l’UE. Un aumento dei dazi al 15% colpirebbe le filiere integrate, facendo aumentare i prezzi e riducendo la competitività internazionale.

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Non solo. Il rischio sistemico riguarda anche il messaggio geopolitico: in un momento in cui Cina e Russia consolidano le loro alleanze, uno scontro economico tra alleati storici rischia di indebolire il blocco occidentale proprio mentre servirebbe maggiore coesione.

Spiragli e tempi stretti

Nonostante il gelo apparente, restano margini per un compromesso. La proposta americana prevede alcune esenzioni per le aziende europee con minore impatto ambientale, un punto che potrebbe aprire la strada a un’intesa basata su criteri green condivisi.

Le parti si sono date come scadenza il prossimo vertice UE-USA previsto per settembre 2025. Tuttavia, fonti diplomatiche parlano di un possibile accordo tecnico già entro agosto, per evitare la sovrapposizione con le campagne elettorali europee del 2026 e l’accendersi dei toni protezionistici.

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