Vigevano, quattro anni d’inferno: segregato nella sua villa e derubato di 500mila euro

Un uomo di 40 anni, con gravi disturbi psichici, è stato liberato dopo quattro anni di prigionia nella sua villa a Vigevano: era stato segregato dalla ex compagna e tre complici che lo hanno tenuto sotto sequestro rubandogli un patrimonio.

Ha lanciato oggetti dalla finestra per farsi notare dai vicini, ed è così che la sua richiesta d’aiuto è stata finalmente ascoltata. Un uomo di circa 40 anni, affetto da gravi problemi psichici, è stato liberato dalla polizia dopo aver vissuto per quattro anni prigioniero nella propria villa di campagna a Vigevano, in provincia di Pavia.

Vigevano, segregato e derubato: Carabinieri
Quattro persone sotto inchiesta per una clamorosa circonvenzione – Credits ANSA (qnm)

Era rinchiuso, senza le chiavi di casa nella quale viveva di fatto sotto sequestro, privato dell’acqua calda e del riscaldamento, costretto a mangiare cibo razionato e a vivere in uno stato di abbandono che ha messo a rischio la sua stessa sopravvivenza.

Vigevano, sequestrato dalla ex fidanzata

Il caso è emerso grazie all’intervento di una volante della polizia, allertata da alcuni vicini che avevano visto alcuni oggetti lanciati da una delle finestre della villa dove l’uomo viveva. Gli agenti hanno trovato l’uomo in condizioni fisiche e psicologiche estremamente compromesse. L’episodio risale a fine novembre 2024, ma è solo nei giorni scorsi che il giudice ha firmato le ordinanze cautelari nei confronti dei responsabili e che l’accaduto è stato portato alla luce.

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Secondo gli inquirenti, la mente dell’operazione è la ex compagna della vittima, aiutata da tre complici (due uomini e una donna, uno dei quali residente in Calabria). Il gruppo ha agito con metodo, arrivando a installare filo spinato sul muro perimetrale della casa per evitare ogni possibile fuga dell’uomo. Gli erano state tolte le chiavi e veniva costantemente controllato, con l’obiettivo preciso di sottrargli il patrimonio, che secondo le stime ammonta a oltre 500mila euro.

Vigevano, sequestrato e derubato

Il quadro che emerge dall’indagine, condotta dalla squadra mobile della Questura di Pavia in collaborazione con il commissariato di Vigevano, è davvero inquietante. Una segregazione in piena regola non solo fisica ma anche psicologica, aggravata dallo stato di vulnerabilità della vittima, incapace di opporsi e di chiedere aiuto.

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I maltrattamenti, secondo quanto raccolto dalla polizia, erano continui: l’uomo viveva nell’isolamento più totale, con razioni di cibo minime, senza possibilità di lavarsi in modo adeguato e senza contatti con l’esterno.

Le misure cautelari e le polemiche

Tuttavia a fronte della gravità dei reati contestati — sequestro di persona, abbandono di incapace, circonvenzione e truffa aggravata — la decisione del giudice ha sollevato interrogativi. Per i quattro accusati non è stato previsto il carcere, ma solo il divieto di avvicinamento e di contatto con la vittima, oltre all’obbligo di indossare un braccialetto elettronico. Una misura che ha suscitato molte critiche, anche tra i cittadini e sui social, dove in tanti si chiedono come sia possibile che vicende simili non comportino un’immediata custodia in carcere.

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Secondo il giudice, la misura cautelare risponde comunque al principio di protezione della vittima, oggi affidata alle cure dell’ospedale civile di Vigevano e seguita da una rete di assistenza sanitaria e legale. La priorità, ora, è garantire la sua sicurezza e il recupero psicofisico dopo anni di abusi e privazioni.

Vigevano, un silenzio che preoccupa

Molti, nel quartiere dove si trova la villa, si domandano come sia stato possibile che per quattro anni nessuno dei suoi vicini si sia mai accorto di nulla. La casa era isolata, è vero, ma non al punto da rendere invisibile una persona che ogni giorno viveva in condizioni di totale degrado. Solo il gesto disperato del lancio di oggetti ha permesso di rompere quel silenzio.

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Il caso, che ha scioccato Vigevano e l’intera provincia di Pavia, apre una riflessione sulle fragilità delle persone più deboli e su quanto siano facili da manipolare, anche da parte di chi si presenta come familiare o compagno di vita.

Il caos non è chiuso

La procura non esclude nuovi sviluppi: saranno approfondite le responsabilità economiche e patrimoniali di chi ha beneficiato della truffa, e valutati eventuali altri casi simili legati allo stesso gruppo. Resta da capire l’effettivo danno che non è solo fisico ma anche psicologico per la vittima: oltre alla valutazione delle conseguenze patrimoniali per capire quanto gli imputati gli abbiano sottratto nel corso degli ultimi anni.

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