Mosca rilancia l’offensiva a nord-est e colpisce infrastrutture portuali sul Mar Nero. Kiev resiste, ma chiede più armi. La Nato discute l’intervento indiretto.
La guerra in Ucraina sembra registrare una nuova accelerazione, con le forze russe che hanno intensificato l’offensiva nella regione di Kharkiv.

Secondo fonti del Kyiv Independent e del Washington Post, nelle ultime 72 ore sono stati documentati almeno 18 attacchi missilistici e oltre 40 bombardamenti di artiglieria nei pressi dei distretti di Kupiansk e Vovchansk, dove l’esercito ucraino ha riportato perdite significative e ha dovuto ritirarsi da alcune posizioni strategiche.
Ucraina, le truppe russe puntano Odessa
Le truppe di Mosca, supportate da unità cecene e forze speciali Wagner reintegrate nel fronte nord-orientale, puntano a creare un cuneo verso il fiume Oskil. L’obiettivo, secondo l’intelligence britannica, è minacciare l’intera regione di Kharkiv e forzare Kiev a un massiccio riposizionamento delle sue riserve.
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“Stiamo assistendo a una pressione senza precedenti da parte delle forze russe lungo questa direttrice”, ha dichiarato il comandante ucraino Oleksandr Syrsky.
Ucraina, Odessa nel mirino
In parallelo la Russia ha colpito nuovamente le infrastrutture portuali di Odessa. I droni Shahed e i missili Kalibr hanno centrato silos di stoccaggio e magazzini nel porto commerciale, provocando almeno 6 morti e la distruzione di oltre 50mila tonnellate di grano destinato all’esportazione.
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Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha parlato di “attacco deliberato contro la sicurezza alimentare globale”, sottolineando che queste azioni mirano a destabilizzare i corridoi marittimi e mettere pressione sull’accordo Black Sea Grain Initiative, ormai praticamente sospeso.
L’Alto Rappresentante Ue Josep Borrell ha condannato l’attacco e ha chiesto “una risposta decisa”. Gli Stati Uniti, tramite il portavoce del Dipartimento di Stato, hanno definito l’aggressione su Odessa “barbara” e hanno ribadito l’impegno a fornire sistemi anti-droni a Kiev.

Kiev resiste, ma chiede armi
Sul fronte interno, l’Ucraina mostra resilienza, ma le risorse iniziano a scarseggiare. Secondo il quotidiano Politico, la carenza di artiglieria, munizioni e difese aeree è diventata drammatica in alcune unità. Il presidente Volodymyr Zelensky, in un discorso serale, ha esortato i partner occidentali a “non perdere il momento”: “Ogni ritardo costa vite umane. La nostra difesa dipende dalla vostra rapidità.”
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Il Congresso Usa ha appena approvato un nuovo pacchetto da 12 miliardi di dollari, ma le forniture richiederanno tempo. Intanto, la Germania ha annunciato l’invio di ulteriori 5 sistemi IRIS-T, e la Polonia ha confermato il rafforzamento del proprio confine orientale, a sostegno logistico dell’Ucraina.
Nato divisa su intervento indiretto
A Bruxelles, si apre un nuovo fronte politico. Mentre il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ribadisce che l’Alleanza non invierà truppe in Ucraina, alcuni stati membri spingono per un “intervento indiretto”, ovvero l’invio di contractors, tecnici e istruttori militari nelle retrovie ucraine.
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La Francia, secondo Le Monde, starebbe valutando la possibilità di schierare unità speciali per la protezione delle infrastrutture civili ucraine. Gli Stati Uniti restano prudenti, ma il dibattito è acceso. “Non possiamo permettere che la Russia vinca per sfinimento”, ha detto il ministro della Difesa britannico.
Il fronte diplomatico: Cina e Turchia mediano
Sul fronte diplomatico, i tentativi di mediazione continuano. La Cina ha rilanciato una proposta di cessate il fuoco provvisorio entro l’estate, con l’appoggio di Turchia e India. Ma Kiev ha risposto con freddezza: “La pace non può significare congelamento del conflitto”.
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Mosca, dal canto suo, ha aperto a un possibile incontro multilaterale, ma pone condizioni rigide: riconoscimento delle annessioni territoriali e fine del sostegno militare occidentale a Kiev. Condizioni, al momento, irricevibili per l’Ucraina.
Una guerra ancora lunga
La guerra in Ucraina, entrata ormai ampiamente nel suo terzo anno, sembra lontana dalla conclusione. Con l’intensificarsi dei raid russi, l’esaurimento delle scorte ucraine e il logoramento della diplomazia, lo scenario si fa più incerto. Ma una cosa è chiara: la battaglia per il controllo del Donbass, del Mar Nero e della narrazione geopolitica mondiale continua. E il futuro dell’Europa orientale resta appeso all’equilibrio precario tra resistenza, diplomazia e deterrenza.