In poche ore, Israele ha intensificato l’operazione Rising Lion con nuovi raid dill’Iran che hanno provocato almeno 80 morti. Teheran ha reagito lanciando più di 100 droni e decine di missili verso Tel Aviv e Gerusalemme, aprendo una nuova fase di conflitto. Lo scontro scuote mercati ed equilibri diplomatici.
Il conflitto tra Iran e Israele ha raggiunto un punto di rottura. La decisione di Israele di iniziare e poi intensificare l’operazione Rising Lion, colpendo in due notti consecutive siti nucleari e militari in Iran – come Natanz, Fordow, Isfahan, Tabriz e Hamadan – ha suscitato la reazione iraniana.

La risposta di Teheran si è concretizzata in due fasi: decine di droni sono partiti in direzione di Israele, intercettati nei cieli israeliani, poi è iniziata una massiccia controffensiva balistica verso Tel Aviv e Gerusalemme, mentre sui telefonini della popolazione risuonava l’invito a restare vicino ai rifugi e in cielo si alzava l’allarme delle sirene.
L’Iran contrattacca, missili e droni su Israele
Le sirene di allarme hanno risuonato fino in Giordania, mentre le forze di difesa israeliane continuano ad allertare gli abitanti.
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L’escalation ha già provocato vittime civili – almeno una ottantina in Iran – spingendo anche i mercati a oscillazioni forti. L’attenzione globale è ora puntata su una potenziale guerra regionale, con diplomatici internazionali impegnati in una corsa disperata a contenere l’escalation.
Nuovi raid israeliani: evoluzione dell’operazione Rising Lion
Nel secondo ciclo di raid, l’IDF ha centrato siti fondamentali del programma nucleare iraniano: impianti di arricchimento a Fordow, radar e basi missilistiche dell’IRGC nelle regioni centrali. I raid hanno coinvolto droni, aerei e operazioni congiunte del Mossad.
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Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione molto dura: “La nostra campagna proseguirà per tutti i giorni necessari. Abbiamo il diritto di difenderci di fronte alle continue aggressioni verbali dell’Iran, che da mesi promette di scatenare contro di noi una guerra nucleare. Questa non è una singola operazione, ma un’operazione militare ben precisa che abbiamo pianificato con cura…”
Iran risponde con droni: “Apriremo le porte dell’inferno”
In risposta, Teheran ha lanciato oltre 100 droni verso Israele, quasi tutti intercettati nei cieli di Israele, Siria e Giordania. Il generale Abolfazl Shekarchi, portavoce dell’Ayatollah Alì Khamenei, ha minacciato Tel Aviv: “Le porte dell’inferno si apriranno davanti al destino del regime assassino.”
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Israele sostiene di aver colpito, nel corso della sua operazione militare, anche due generali iraniani e almeno sei scienziati del programma nucleare. Le autorità iraniane parlano di circa 80 civili morti e oltre 300 feriti, con attacchi che hanno coinvolto anche strutture civili e residenziali.

Controffensiva iraniana: missili su Tel Aviv e Gerusalemme
Oggi l’Iran ha lanciato oltre 25 missili balistici verso Tel Aviv e Gerusalemme. “Ogni città israeliana è oggi un bersaglio legittimo”, ribadisce il generale Shekarchi.
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Nel frattempo si registra anche una forte instabilità sui mercati. Il Brent ha registrato un aumento del 9 % sul prezzo del petrolio, mentre S&P e Nasdaq future hanno perso tra l’1,7 % e l’1,8 %. L’oro è in aumento del 1,5 %. La chiusura degli spazi aerei e il clima di paura regionale hanno alimentato il rialzo dei beni rifugio.
Diplomazia internazionale al bivio
Gli USA hanno schierato navi nel Mediterraneo e avviato evacuazioni diplomatiche nel Golfo. Trump ha parlato di un attacco di successo, ma ha anche avvertito l’Iran della necessità di scendere a patti e trovare un accordo, inviando il suo emissario per un incontro in programma domenica che quasi certamente i vertici iraniani diserteranno.
Dura la posizione di Mosca, che ha definito inaccettabile l’attacco di Israele.
Anche ONU e Australia hanno esortato a un immediato cessate il fuoco.
Iran e Israele, escalation inevitabile
La guerra tra Iran e Israele entra ora in una fase estremamente pericolosa: i raid preventivi di Israele e la controffensiva iraniana via droni e missili rendono il conflitto più intenso e imprevedibile. Le sirene su Tel Aviv e Gerusalemme testimoniano l’inizio di una guerra regionale, mentre i mercati economici e gli equilibri diplomatici sono sotto forte pressione.
Il futuro resta incerto: la priorità internazionale è ora contenere la guerra, ma il rischio di un’escalation coinvolgente attori come Hezbollah, l’Iran stesso o interessi economici strategici nel Golfo resta altissimo. Le prossime ore saranno cruciali per capire se la spirale militare verrà fermata o porterà a una crisi senza precedenti in Medio Oriente.