Il PSG domina l’Inter 5-0 nella finale di Champions League a Monaco di Baviera, prima vittoria europea per i francesi, peggior sconfitta nella storia delle finali per i nerazzurri vittime di un crollo storico senza precedenti
Di fronte a una sconfitta del genere, eclatante più per la netta superiorità del gioco del PSG cheer il 5-0 finale, c’è davvero poco da dire. E quella che doveva essere una serata di riscatto dopo lo scudetto perso in modo molto maldestro a vantaggio del Napoli, si trasforma nella più amara delle disfatte per l’Inter.

All’Allianz Arena il Paris Saint-Germain mette in scena la finale più sbilanciata in assoluto nella storia della Champions League, travolgendo i nerazzurri con un clamoroso 5-0.
Mai prima d’ora una finale aveva espresso un simile scarto in una finale del torneo più prestigioso del calcio europeo. Aspetto che forse ora richiamerà alcune riflessioni anche sul futuro della squadra e del suo allenatore…
PSG-Inter, una sconfitta senza precedenti
A suggellare la serata da incubo della squadra di Inzaghi sono i gol di Hakimi, Doué (doppietta), Kvaratskhelia e Mayulu. Una dimostrazione di forza assoluta da parte della squadra di Luis Enrique, che conquista la prima Champions League della sua storia dopo la finale persa nel 2020 contro il Bayern Monaco.
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Il PSG completa uno storico poker stagionale vincendo tutto: titolo francese, coppa di Francia, Supercoppa e ora la Champions League in vista della Supercoppa Europea che il PSG giocherà a Udine contro il Tottenham, che ha vinto l’Europa League.
Per l’Inter, è la seconda finale persa in tre anni, ma il peso di questa sconfitta è inedito.
PSG-Inter, primo tempo senza storia
Non c’è partita fin dai primi minuti. Il PSG impone fin dall’inizio un ritmo infernale, costringendo l’Inter sulla difensiva senza mai consentire alla squadra nerazzurra di alzare la testa al di sopra della propria tre quarti Al 12′, l’ex di turno Achraf Hakimi finalizza una perfetta azione corale e imbeccato da Doué supera Federico Dimarco, gravemente in ritardo, consentendo al marocchino il più beffardo dei gol dell’ex. Hakimi esulta con moderazione, sembra quasi chiedere scusa ai suoi vecchi tifosi.
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Otto minuti dopo il vantaggio arriva anche il raddoppio. Dembélé serve ancora Doué che calcia verso la porta trovando una sfortunata deviazione di Dimarco verso la propria porta: e Sommer è battuto per la seconda volta. L’Inter è annichilita e non riesce a organizzare una reazione credibile, faticando a uscire dalla propria metà campo.

La disfatta nerazzurra prende forma
L’Inter prova a reagire ma tutto si riduce a un colpo di testa di Acerbi e una seconda incornata di Thuram, tentativi poco convinti e sicuramente non molto convincenti. Nel frattempo Dembélé colpisce una traversa e Kvaratskhelia – scatenato – sfiora il gol in almeno due occasioni. Sommer è costretto a un intervento difficile già alla fine del primo tempo per evitare il tracollo.
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Nel secondo tempo Doué segna il 3-0 al 63′ sfruttando un filtrante di Vitinha che taglia fuori l’intera difesa nerazzurra. E da quel momento la finale è virtualmente chiusa, con l’Inter incapace di accorciare le distanze e il PSG sempre più padrone del campo, sempre efficacissimo in attacco e quasi rispettoso del momento di enorme difficoltà della squadra di Inzaghi.
Kvaratskhelia e Mayulu chiudono il conto
Al 73′ arriva il quarto gol: Dembélé lancia Kvaratskhelia, che supera Sommer con un sinistro preciso. L’Inter appare del tutto in balìa degli avversari. All’87′, il 19enne Mayulu chiude i conti con il 5-0, diventando il più giovane marcatore in una finale dopo Patrick Kluivert nel 1995.
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Anche nei minuti conclusivi, il PSG continua ad attaccare con fluidità, mentre i nerazzurri si limitano a contenere i danni con sempre meno energia e un unico desiderio. Andarsene quanto prima possibile.
PSG-Inter, i numeri del record
Mai prima d’ora una finale di Champions si era conclusa con cinque reti di scarto. L’unico precedente con un punteggio così ampio era stato Real Madrid-Eintracht Francoforte (7-3) nel 1960, ma con uno scarto comunque inferiore. Il PSG entra nella storia come la prima squadra a vincere una finale con un 5-0, riscrivendo i primati della competizione e scrivendo per la prima volta il proprio nome nell’albo d’oro.

L’effetto a San Siro: festa mancata
A Milano oltre 50mila tifosi nerazzurri avevano affollato San Siro per seguire la partita sul maxischermo. L’atmosfera iniziale era di entusiasmo, ma anche di grandissima confusione con molti tifosi che sono rimasti fuori dallo stadio in coda e in attesa quando la partita era già cominciata. Un ingresso non gratuito: va detto…
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Dopo il secondo gol del PSG, il silenzio ha cominciato a prendere il sopravvento e la stragrande maggioranza dei tifosi lascia lo stadio in silenzio e a testa bassa dopo il terzo gol.
Alla mezz’ora della ripresa, con il risultato ormai compromesso, lo stadio ha iniziato lentamente a svuotarsi. Alcuni tifosi hanno lasciato le tribune in lacrime, altri con un’espressione attonita. La serata si è conclusa in un silenzio angosciante, ben diverso dai sogni di gloria coltivati alla vigilia.
Il PSG tra presente e futuro
Il trionfo rappresenta l’apice del progetto qatariota iniziato oltre un decennio fa.
Luis Enrique, artefice della rinascita parigina, centra il suo secondo Triplete in carriera dopo quello con il Barcellona nel 2015. Il club ora guarda al Mondiale per Club con rinnovata ambizione e una rosa giovane ma già esperta e caricata al massimo dopo una stagione stratosferica, praticamente perfetta. I nuovi protagonisti, da Doué a Mayulu, testimoniano un cambio generazionale ben orchestrato.

Inter verso la rifondazione?
Dopo una stagione in cui ha perso lo Scudetto, ma anche la Coppa Italia, la Supercoppa e ora Champions, l’Inter si trova davanti a un bivio. La seconda finale europea persa in tre anni lascia segni profondi. Diverse figure chiave potrebbero lasciare il club: tra gli indiziati a poter lasciare il club lo stesso Simone Inzaghi, ma anche Lautaro Martinez, Hakan Calhanoglu e altri big anche in considerazione di una gestione da parte del fondo Oaktree che continua a gestire un club che vorrebbe essere ambizioso ma deve fare i conti con la sostenibilità dei conti di una proprietà che non è interessata a investire sul progetto calcio. Ma vorrebbe vendere prima e rientrare dei propri investimenti.