Nuovi sviluppi nell’inchiesta del delitto di Farlasco, Stasi si è regolarmente presentato e ha risposto ai magistrati, Sempio non si presenta per un vizio formale. Ma da indiscrezioni spunta una nuova prova: un’impronta dell’amico di Marco Poggi accanto al corpo di Chiara.
Diciotto anni dopo il delitto di Chiara Poggi che ha sconvolto l’Italia, le indagini sull’omicidio di Garlasco si arricchiscono di un nuovo colpo clamoroso di scena.

Oggi doveva essere il giorno del triplice interrogatorio che avrebbe potuto segnare una svolta nel procedimento: da un lato Andrea Sempio, attualmente unico indagato nel nuovo filone investigativo. Dall’altro Alberto Stasi, già condannato in via definitiva per l’omicidio della fidanzata; e infine Marco Poggi, fratello della vittima, ascoltato a Mestre come persona informata dei fatti.
Delitto di Garlasco, triplo interrogatorio
Ma il triplo appuntamento ha avuto un esito solo parziale. Stasi si è presentato puntualmente, rispondendo a tutte le domande dei magistrati. Sempio, invece, non si è fatto vedere, così come i suoi avvocati che hanno sollevato una questione procedurale sull’invito a comparire.
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Sullo sfondo, una notizia clamorosa: secondo quanto rivelato dal Tg1, nella nuova perizia disposta dalla Procura sarebbe emersa un’impronta riconducibile proprio ad Andrea Sempio, impronta che secondo gli inquirenti sarebbe stata individuata proprio accantoal corpo di Chiara Poggi.
Delitto di Garlasco, spunta un’impronta
La rivelazione è arrivata nel primo pomeriggio di oggi dal Tg1: una perizia ordinata dalla Procura di Pavia avrebbe evidenziato la presenza di un’impronta palmare di Andrea Sempio nei pressi del cadavere di Chiara Poggi. L’impronta, secondo fonti vicine all’inchiesta, si troverebbe su una parete interna della villetta dove avvenne l’omicidio il 13 agosto 2007.
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Questo elemento, che sarebbe stato affrontato anche durante l’interrogatorio di Alberto Stasi, rappresenta uno dei principali punti su cui si basa la riapertura delle indagini. “Non so se riscriveremo questa storia, so che al momento la stiamo ridisegnando”, ha commentato il legale di Stasi, Antonio De Rensis.
Stasi si presenta in Procura e risponde: “Fiducia negli inquirenti”
Alberto Stasi, 41 anni, attualmente in regime di semilibertà dopo la condanna in cassazione a 16 anni di reclusione, ha scelto di presentarsi in Procura a Pavia entrando da un ingresso secondario per evitare l’assalto di giornalisti e curiosi. Il suo interrogatorio è durato circa due ore e mezza. Al termine, l’avvocato De Rensis ha dichiarato: “Abbiamo risposto a tutte le domande. È stata una giornata molto positiva”.
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“Dal primo giorno – ha aggiunto il legale di quello che al momento è l’unico condannato per il delitto di Chiara – abbiamo avuto fiducia in questa indagine e continuiamo ad averla, sempre più forte”. De Rensis ai giornalisti ha poi offerto una nuova precisazione: “Alberto non conosceva Andrea Sempio, assolutamente. Adesso andiamo a spiegare tutto ai magistrati, ma siamo molto fiduciosi. L’impressione è che ci sia un’indagine molto razionale, molto seria”.

Andrea Sempio non si presenta: “L’invito è nullo”
Andrea Sempio, 37 anni, amico storico di Marco Poggi, era stato convocato in qualità di indagato per concorso nell’omicidio. Tuttavia, né lui né i suoi legali si sono presentati all’interrogatorio fissato per le 14. A motivare l’assenza è stato il difensore Massimo Lovati: “Abbiamo deciso ieri con Andrea di fare così. L’invito a comparire era carente: mancava l’avvertimento previsto dal codice di procedura penale”.
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Il riferimento è alla lettera D dell’articolo 375, che obbliga il pubblico ministero ad avvertire l’indagato della possibilità di un accompagnamento coatto in caso di assenza non giustificata. “Questo dettaglio – ha spiegato Lovati – rende l’atto nullo. Ora attendiamo una nuova convocazione, questa volta formalmente corretta”.
“Guerra dura senza paura”: la replica dell’avvocata Taccia
Sui social, la legale di Sempio, Angela Taccia, ha condiviso il suo pensiero con toni molto netti e sarcastici: “Guerra dura senza paura. CPP we love you” ha scritto sul suo account social, accompagnando la frase con l’emoticon di una tigre e un cuore blu. CPP starebbe per codice di procedura penale. Più tardi la legale aggiunto una precisazione ancora più narrativa: “Lascia che l’oceano ti insegni che puoi essere sia calmo che caotico, gentile e forte”.
Una comunicazione che ha fatto discutere e che riflette lo scontro, anche mediatico, tra la Procura di Pavia e il collegio difensivo di Sempio. Gli avvocati hanno ribadito di “non voler più collaborare” con l’ufficio inquirente: “Siamo parti contrapposte del processo dunque ognuno deve andare per la sua strada”.
Il ruolo di Marco Poggi e la rete di amicizie
Contemporaneamente, Marco Poggi è stato sentito a Mestre, dove vive attualmente, dai carabinieri, in qualità di persona informata sui fatti. All’epoca dei fatti, Marco frequentava un gruppo di amici composto da Andrea Sempio, Roberto Freddi, Mattia Capra e Alessandro Biasibetti, ragazzi poco più che maggiorenni. Sullo sfondo la relazione con le cugine Stefania e Paola Cappa, delle quali si parla con sempre maggiore insistenza ma che al momento non sono state sentite.
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Gli inquirenti ora sembrano interessati a ricostruire con maggiore dettaglio le dinamiche di quel gruppo. “Forse quel piccolo mondo non era così lineare e unito come si è sempre pensato e come si è voluto far credere nei giorni del lutto e dei funerali”, si legge in una nota che riecheggia il pensiero dei magistrati guidati da Fabio Napoleone.

Delitto Garlasco: il Dna, il canale e le perquisizioni
Intanto in questi ultimi giorni, i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano hanno condotto nuove perquisizioni a casa di Sempio, dei genitori e degli amici, raccogliendo oggetti da analizzare, tra cui un presunto martello rinvenuto nel canale di Tromello.
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“Dovrebbero riconoscerlo i Poggi per capire se è l’arma del delitto”, ha commentato la popolare criminologa Roberta Bruzzone.
Al centro del dibattito anche una vecchia questione: il Dna trovato sotto le unghie della vittima, che secondo i legali di Stasi non appartiene all’ex fidanzato. Le nuove perizie disposte dalla difesa avrebbero attribuito il profilo genetico ad Andrea Sempio. “Ma il giudice già allora disse che era un tentativo maldestro di riaprire il caso”, ha ribattuto l’avvocato Lovati.
Il commento di Corona e la folla davanti al tribunale
A movimentare ulteriormente la giornata ci ha pensato Fabrizio Corona, che si è presentato davanti al Tribunale di Pavia parlando con giornalista e telecamera: “Il procuratore ha da anni delle prove che non può usare – ha dichiarato Corona ai cronisti – il colpevole è chiaro non è Stasi. Ci sono almeno altre quattro persone coinvolte”, ha aggiunto. Secondo Corona, una persona avrebbe condotto per tre anni “indagini abusive”, identificando i veri responsabili e di fatto consentendo alla procura di Pavia di riaprire il caso.
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Le sue parole, gridate davanti a una folla di curiosi, giornalisti e telecamere – circa 150 persone presenti – hanno attirato attenzione, ma non riscontri ufficiali. Anzi. I legali di Stasi hanno preso le distanze: “Le chiacchiere non ci interessano. Noi rispettiamo solo le indagini della magistratura”, ha tagliato corto De Rensis.

Delitto Garlasco, un’indagine che cerca un nuovo volto
Per Stasi, questo interrogatorio rappresenta la prima vera occasione per raccontare la sua versione alla Procura di Pavia, che all’epoca dell’omicidio non era competente sul caso. L’intera inchiesta, infatti, era inizialmente gestita dalla Procura di Vigevano.
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Per Andrea Sempio, invece, si tratterebbe della terza iscrizione nel registro degli indagati, dopo due archiviazioni precedenti.
Le nuove indagini – coordinate dal procuratore Fabio Napoleone – sembrano però orientate in modo preciso. Gli investigatori parlano di “presenza inequivocabile sulla scena del crimine”.
Cosa succede ora
I tempi tuttavia non sono certo brevi e indagini, riscontri e interrogatori potrebbero andare avanti per settimane, se non mesi. L’autunno sarà decisivo: è in programma un incidente probatorio per stabilire la compatibilità del materiale genetico con i nuovi soggetti indagati, comprese le gemelle Cappa.