Addio a Nino Benvenuti, pugile di classe mondiale con il volto di un attore

È morto Nino Benvenuti, autentica leggenda della boxe italiana, campione olimpico a Roma 1960 e iridato nei pesi medi e superwelter, aveva 87 anni. Un simbolo dello sport ma anche della cultura pop, un uomo che ha davvero caratterizzato un’epoca

Il mondo dello sport italiano perde una delle sue figure più riconoscibili: Nino Benvenuti è morto a 87 anni dopo una lunga malattia. Campione olimpico, mondiale, attore e personaggio pubblico di enorme notorietà, Benvenuti ha attraversato il Novecento sportivo lasciando un segno profondo non solo nel pugilato ma anche nella cultura popolare italiana.

Nino Benvenuti
Nino Benvenuti, scomparso dopo una lunga malattia, aveva 87 anni – Credits ANSA (qnm)

Il suo nome è legato grandi successi sportivi e vittorie leggendarie, ma anche a un’immagine pubblica costruita con eleganza, classe e una rara capacità di stare davanti alle telecamere.

Con la sua scomparsa si chiude una pagina di storia sportiva e televisiva. Benvenuti non è stato soltanto un campione: è stato una figura simbolica, una di quelle presenze familiari nelle case italiane, capace di unire sport, costume e spettacolo.

Nino Benvenuti, una carriera da fuoriclasse

Nato il 26 aprile 1938 a Isola d’Istria, Giovanni Benvenuti – fin dall’inizio della sua carriera per tutti semplicemente Nino – ha scritto pagine indelebili del pugilato italiano. Medaglia d’oro olimpica nei pesi welter alle Olimpiadi di Roma 1960 in una vittoria che fu festeggiata in piazza da migliaia e migliaia di persone quando ancora era un dilettante, divenne campione mondiale nei pesi superwelter tra il 1965 e il 1966, quindi dei pesi medi dal 1967 al 1970. In carriera ha disputato 90 incontri, vincendone 82 (35 dei quali per KO), pareggiandone uno e perdendone 7.

LEGGI ANCHE – Delitto Garlasco: Stasi risponde, Sempio non si presenta e spunta una sua impronta

Il suo primo match della celebre trilogia con Emile Griffith, combattuto nel 1967 al Madison Square Garden, fu nominato Fight of the Year. Un altro incontro entrato nella storia fu quello contro il leggendario pugile argentino Carlos Monzón, che purtroppo nel 1970 segnò la fine della sua carriera da professionista.

Nino Benvenuti è stato il primo italiano a entrare nella International Boxing Hall of Fame nel 1992, riconoscimento che certifica il suo valore anche al di fuori dei confini nazionali. Rimane l’unico pugile italiano ad aver detenuto un titolo mondiale unanimemente riconosciuto in due categorie di peso.

Il volto del pugilato nell’Italia degli anni Sessanta

Ma Nino Benvenuti è stato molto più di un pugile. Negli anni ’60, la sua popolarità era pari – se non superiore – a quella di molti attori e calciatori. La boxe, al tempo, aveva un seguito enorme e lui ne divenne il principale interprete. Era l’eroe sportivo in bianco e nero, protagonista di eventi in prima serata, commentato nelle radio, celebrato nei rotocalchi. Un vero e proprio uomo immagine conteso da copertine e paparazzi

LEGGI ANCHE – F1 Imola, il ritorno di Verstappen: Hamilton salva la Ferrari

Un bel ritratto è quello che gli ha dedicato un altro grande campione del ring, Clemente Russo: “Negli anni Sessanta Benvenuti e Coppi erano considerati eroi nazionali, prima ancora dei calciatori. Aveva un carisma naturale, una grande eleganza sul ring che si traduceva in una capacità non comune di piacere al pubblico, in particolare alle donne…”

Merito anche di un volto da attore e della sua capacità di parlare in modo forbito che lo rese un personaggio trasversale, adorato dalle famiglie italiane e simbolo di una generazione che cercava modelli di successo eleganti ma combattivi.

Nino Benvenuti: l’uomo di spettacolo

Dopo l’addio al ring, Nino Benvenuti fu protagonista anche nel mondo dello spettacolo. Esordì al cinema nel 1969 accanto a un altro bellissimo, Giuliano Gemma, nel western Vivi o preferibilmente morti, diretto da Duccio Tessari. Nel 1975 recitò in Mark il poliziotto spara per primo, altro titolo di culto del cinema pop nel genere che fu ribattezzato poliziottesco all’italiana.

LEGGI ANCHE – Internazionali Roma, troppo Alcaraz per questo Sinner: vince lo spagnolo

Fu volto televisivo e ospite fisso di salotti TV, spesso chiamato a parlare di sport, ma anche di società e politica. Dal 1979 era iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti del Lazio. Nonostante le critiche ricevute da alcuni ambienti puristi della boxe, Benvenuti riuscì a conservare la sua credibilità sportiva anche quando divenne un personaggio pubblico a tutti gli effetti. Fu corteggiato anche dalla politica oltre che dalla tv. Ma negli ultimi anni aveva deciso di ritirarsi completamente a vita privata.

Il ricordo del mondo sportivo

La notizia della sua morte ha suscitato una valanga di reazioni. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha scritto… “Hai conquistato il Mondo, vincendo i Giochi di Roma ’60 e poi i titoli iridati, regalando al pugilato e a tutto lo sport italiano un esempio sinonimo di orgoglio”. E ha aggiunto: “Le tue gesta, il tuo sorriso, la tua classe rimarranno un marchio di fabbrica intramontabile”.

LEGGI ANCHE – Eurovision 2025, l’Italia sogna con Lucio Corsi, quinto: vince l’Austria

Patrizio Oliva, altro campione olimpico, ha dichiarato: “È stato il mio faro e la mia luce, mi ha ispirato a boxare in quella maniera. Era un uomo colto in un periodo in cui i pugili non riuscivano a mettere due parole in fila”.

Per Francesco Damiani… “Benvenuti era un eroe assoluto degli anni ’60, l’idolo di una generazione. Lascia un grande vuoto nel pugilato e in tutti noi che abbiamo profondamente amato questa professione”.

Anche la politica ha voluto esprimere il proprio cordoglio. La premier Giorgia Meloni lo ha ricordato con un post su X: “È stato uno dei più grandi pugili della nostra storia, ma anche molto di più: un testimone instancabile della tragedia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. L’Italia non ti dimenticherà”.

Nino Benvenuti e il legame con l’Istria

Il tema dell’identità istriana è stato centrale nella vita di Benvenuti. Nato a Isola d’Istria, visse sulla sua pelle l’esodo giuliano-dalmata e ne parlò spesso pubblicamente. Lo sport, per lui, non fu mai un’isola separata dalla realtà: usò la propria notorietà per dare voce a una memoria collettiva spesso dimenticata, rimanendo legato alla propria terra d’origine anche nei momenti di massimo successo internazionale.

LEGGI ANCHE – Coppa Italia, il Bologna scrive la storia: Milan battuto, futuro da chiarire per i rossoneri

Il ministro dello sport Andrea Abodi lo ha ricordato come… “Un italiano orgoglioso della sua terra, forgiato sin da giovane dalla fuga dalla propria casa con centinaia di migliaia di altri esuli”.

La tragedia privata e i rapporti familiari complessi

La vita privata di Nino Benvenuti fu segnata anche da episodi dolorosi. Nel 2020 perse il figlio Stefano, suicidatosi mentre stava scontando una pena per furto. In più occasioni, Benvenuti aveva parlato con franchezza del rapporto conflittuale con i figli avuti dalla prima moglie Giuliana Fonzari: “Non li vedo, non li sento, non mi vogliono parlare. Ho nipoti che non conosco”.

LEGGI ANCHE – Internazionali d’Italia, immensa Jasmine Paolini: suo il titolo, finalmente dopo 40 anni

Accanto a lui, però, l’amore ritrovato con Nadia, madre della figlia Nathalie. “Nadia fu mio amore impossibile con Nadia: lasciata, ritrovata e sposata dopo 30 anni, questa sì che è stata una storia da film… ” aveva raccontato in un’intervista al Corriere della Sera, dipingendo una figura che, pur nel dolore, non smise mai di raccontarsi al pubblico con sincerità.

Camera ardente e omaggio istituzionale

La camera ardente di Nino Benvenuti è stata allestita al Salone d’Onore del Coni di Roma, aperta al pubblico in attesa dei funerali. Una scelta simbolica, quella del comitato olimpico nazioanle, che conferma la centralità del pugile nella memoria sportiva nazionale.

Il presidente della Federpugilato, Flavio D’Ambrosi, ha definito Benvenuti “un monumento della boxe italiana. Era stile, eleganza e raffinatezza dentro e fuori dalle corde”.

Gestione cookie