Un lampo rosso sul traguardo, un cronometro che si spegne un istante prima dell’urlo in radio: dal 2026 la Formula 1 introduce la “regola Bearman”, nata dal caos di Imola 2025, per fissare una linea chiara tra giro valido e sessione interrotta.
A Imola, maggio 2025, la qualifica si ferma in apnea. Un incidente di Franco Colapinto innesca la bandiera rossa mentre Oliver Bearman sta mordendo l’ultima chicane. Taglia il traguardo, esulta per un attimo, poi il display si svuota: giro cancellato, fuori dalla Q2. La Haas presenta protesta, la direzione gara sospende tutto. Le immagini on-board mostrano un dettaglio cruciale: il rosso appare ai suoi occhi solo dopo il traguardo. Ma il dato ufficiale dice altro.
Secondo i registri cronometrici, il segnale di interruzione era scattato tre secondi prima che la sua vettura attraversasse la linea. Tre secondi. In uno sport che vive su millesimi, è un abisso. Il punto, però, non era la matematica: era la procedura. Quale segnale fa fede? Quello che il pilota vede o quello che il sistema certifica? Qui si è aperta la crepa.
La FIA ha ricostruito la sequenza: primo segnale di red flag registrato dal sistema di cronometraggio ufficiale, poi la messa in onda delle bandiere nei punti pista, infine la reazione dei piloti. In mezzo, un giro finito “nel limbo”. È questa zona grigia a generare la nuova norma. Fonti: Regolamento Sportivo FIA F1 2026 (versione pubblicata a dicembre 2025), note operative della Direzione Gara. L’episodio è documentato nelle comunicazioni ufficiali di Imola 2025; i tempi sono verificabili sui log FIA/F1 Timing. Non risultano smentite formali.
La novità è semplice e incisiva. Dal 2026, un tempo sul giro non verrà conteggiato se il passaggio sul traguardo avviene dopo la prima esposizione della bandiera rossa. A stabilire l’istante esatto sarà il sistema di cronometraggio; se non disponibile o non sincronizzato, decideranno insieme direttore di gara e capo cronometrista. Se un giro viene comunque registrato dopo quel momento, i commissari lo cancelleranno. La regola vale per libere, qualifiche e gara. In pratica: esiste un solo “orologio” che chiude la porta, e non è quello della telecamera on-board.
Che cosa cambia in pista? Strategia e rischio. I team non potranno più sperare nel “colpo di coda” passando il traguardo mentre altrove nasce un incidente. Si alzerà il valore del primo tentativo in Q1 e Q2, soprattutto su piste corte come Imola o Monaco, dove le interruzioni pesano. Gestire il traffico diventa essenziale. La finestra ideale per il giro “buono” si sposta prima, lontano dalla roulette degli ultimi 90 secondi.
C’è anche un vantaggio psicologico: chiarezza. Piloti e ingegneri sapranno che l’unico discrimine è l’istante certificato dal sistema. Meno margini per interpretazioni, meno attese sospese. È una scelta in linea con altri campionati a ruote scoperte, dove il timing ufficiale è già l’arbitro finale nei casi di neutralizzazione. Una precisazione, non una rivoluzione, ma il dettaglio in F1 fa la differenza.
Resta un punto da osservare: la sincronizzazione impeccabile tra segnale elettronico e bandiere fisiche. La FIA garantisce standard elevati; eventuali scostamenti dovranno essere tracciati e comunicati. Se emergeranno casi-limite, saranno dati e procedure a salvarci dall’ennesimo “foto-finish” regolamentare.
Intanto, l’immagine resta lì: un rettilineo che si accorcia di tre secondi. E viene quasi da chiedersi quanto valga, oggi, un millesimo, quando a spegnerlo basta un quadro che diventa rosso un battito prima della linea.
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