Un gol, uno solo, e tutto cambia. Nel Milan di quest’anno la scintilla arriva spesso al primo colpo. Non è spettacolo, è chirurgia: l’arte di scegliere il momento e di non sprecarlo.
In 5 delle prime 16 gare di Serie A, il Milan ha segnato alla prima conclusione verso lo specchio. Esempi concreti? Saelemaekers contro Napoli e Parma, Rafa Leão contro il Pisa, poi Ricci contro l’Atalanta e Rabiot contro il Torino. Nota doverosa: l’elenco circolato presenta incongruenze di maglia e va ricontrollato sui tabellini ufficiali. Resta però il cuore del tema: la squadra rossonera colpisce presto e con precisione.
Dopo 16 giornate, il Milan vanta una percentuale realizzativa del 12,6%. È il miglior dato del campionato, condiviso con l’Inter. Due strade diverse, stesso traguardo: i nerazzurri sprecano più “big chance” (30 fallite), ma segnano di più complessivamente, e il bilancio percentuale si allinea. È un promemoria tattico: contano i gol, contano i momenti, conta l’ordine con cui arrivano.
Dietro questa esattezza c’è una scuola riconoscibile. Il “corto muso”, caro a Massimiliano Allegri, non è un’ideologia difensiva. È una grammatica di margine: tenere la partita a portata di un episodio e usarlo quando capita. Il Milan ha imparato la lezione e l’ha adattata. Pressa quando serve, non forza quando non conviene, riduce il rumore di fondo. In una A sempre più corta, la differenza non la fa chi ne tira venti, ma chi ne manda dentro uno al momento giusto.
“Capitan America” ha numeri da laboratorio: 8 gol con 16 tiri totali, 11 nello specchio. Significa un 50% di realizzazione su tutti i tiri e un clamoroso 73% se consideriamo solo quelli in porta. Campione ridotto, sì, ma impatto enorme. E c’è di più: Pulisic ha giocato 595 minuti sui 1440 disponibili in A. Parliamo di una rete ogni 74 minuti e di 10 contribuzioni gol (8+2) con il minutaggio più basso tra i giocatori con almeno dieci azioni decisive. È la definizione stessa di “cecchino”.
Numeri così alti tendono a regredire verso la media nel corso della stagione. Gli staff lo sanno e lavorano sugli input, non solo sull’output: qualità delle ricezioni, scelte al limite dell’area, occupazione del secondo palo, tempi del taglio. È lì che il Milan sta spostando l’ago. Se la squadra continuerà a generare poche occasioni ma “pulite”, la percentuale può restare alta anche quando la fortuna cambia segno.
C’è un piacere quasi gastronomico in tutto questo. Ti siedi, aspetti, assembli, non bruci gli ingredienti, poi servi. Il “segreto” non è il colpo di genio, è la calma di arrivarci. È anche il motivo per cui Allegri, con la sua idea di controllo e dettagli, non può farne a meno: in un campionato livellato, l’arma più moderna resta l’efficienza.
Quando si aprirà la finestra da dieci secondi, sarai pronto? Il Milan, oggi, dice sì. Domani dipenderà dalla stessa cosa che decide ogni partita: la qualità del prossimo primo tiro.
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