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Caso Garlasco, nuovi clamorosi sviluppi: oggetti nel canale trovati sette anni fa

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Stefano Benzi

Il muratore che ritrovò la bicicletta nel canale parla solo oggi. I reperti già visti nel 2018 riaprono interrogativi sul delitto di Chiara Poggi e sulla posizione di Alberto Stasi.

Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, continua a fare discutere e si arricchisce di un nuovo, clamoroso capitolo. Alcuni degli oggetti ritrovati nel canale di scolo di Tromello lo scorso aprile, e ritenuti potenzialmente rilevanti per l’indagine in corso, erano già stati visti sette anni fa da un muratore del posto.

Il canale Tromello, a Garlasco. Di nuovo oggetto di discusisone nelle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi – Credits ANSA (qnm)

A rivelarlo è lo stesso operaio, che in un’intervista rilasciata in queste ultime ore ha raccontato come nel 2018 si fosse imbattuto in una bicicletta e in altri oggetti metallici, in un punto non distante da quello in cui sono poi stati ufficialmente recuperati.

Garlasco, il giallo degli oggetti nel canale

Ciò che rende la testimonianza ancora più interessante è il fatto che l’uomo dichiarò tutto ai carabinieri del suo paese, senza però che ne derivassero accertamenti approfonditi. Quei reperti potrebbero appartenere proprio alla scena del crimine che portò alla condanna definitiva di Alberto Stasi, fidanzato della vittima all’epoca dell’omicidio, attualmente in carcere per scontare una pena definitiva di 16 anni.

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La loro mancata analisi tempestiva, se confermata, potrebbe rivelarsi un errore procedurale clamoroso. Con conseguenze probabilmente molto serie sulla crediblità delle indagini che hanno porttao alla condanna di Stasi e conseguenze anche sull’inchiesta attualmete riaperta per presunte responsabilità di altri protagonisti. Andrea Sempio, attualmente indagato, e non solo…

La nuova perizia genetica

Dopo il ritrovamento del 2024 e il sequestro degli oggetti da parte della Procura di Pavia, la difesa di Stasi ha ottenuto che tutti i reperti fossero sottoposti a una nuova analisi genetica, tuttora in corso. La perizia potrebbe cambiare radicalmente il quadro probatorio, specialmente se si trovassero tracce biologiche diverse da quelle dell’ex fidanzato di Chiara Poggi.

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La procura ha mantenuto la massima riservatezza, ma fonti vicine agli inquirenti parlano di risultati attesi entro fine estate. I nuovi accertamenti sono considerati decisivi dalla Corte d’Appello di Brescia, che ha riaperto il caso a seguito di un’istanza presentata dai legali dell’uomo.

Le reazioni della famiglia Poggi

La famiglia Poggi, da sempre convinta della colpevolezza di Stasi, ha mantenuto un profilo estremamente riservato anche di fronte a questi ultimi sviluppi. L’avvocato della parte civile ha dichiarato di non voler commentare fatti che non siano stati ancora ufficializzati dalla Procura, ma ha ribadito fiducia nella giustizia e nella solidità della sentenza emessa dopo anni di processi.

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Diverso il tono della difesa di Alberto Stasi, che ha parlato apertamente di “elementi occultati” e di “clamorosi errori investigativi”. L’avvocato Colli ha chiesto che venga fatta piena luce anche su quanto accaduto nel 2018, con il presunto silenzio delle autorità locali su segnalazioni che oggi sembrano assumere una valenza completamente diversa.

Garlasco, le conseguenze per Alberto Stasi

Se le nuove prove dovessero rivelare la presenza di tracce genetiche estranee a Stasi sugli oggetti sequestrati, potrebbe aprirsi uno scenario giudiziario del tutto nuovo. La difesa punta a una revisione della condanna in sede di Cassazione, ipotizzando perfino un’istanza di scarcerazione straordinaria qualora emergano elementi fortemente indizianti verso terzi.

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Stasi è stato condannato in via definitiva nel 2015, dopo due assoluzioni in primo e secondo grado e un lunghissimo iter processuale segnato da perizie contestate e testimonianze contraddittorie. Il DNA trovato sui pedali della bici – secondo la Corte – fu uno degli elementi a suo carico. Ma se ora si scoprisse che quella stessa bici era già stata vista anni prima, in un punto lontano dalla casa di Chiara Poggi, e forse contaminata, tutta la ricostruzione rischierebbe di crollare.

Stasi nel frattempo si è visto confermare il regime di semilibertà che gli consente di lavorare fuori dal carcere e che lo acompagnerà fino alla fine della pena.

L’impronta 33

Si discute molto anche della considdetta impronta #33, rilevata sul muro con tracce ematiche e da qualche giorno abbinato a una ulteriore impronta di una scarpa, rinvenuta sul terzo gradino della scala che porta in taverna, dove il corpo di Chiara fu rinvenuto. Secondo gli inquirenti l’impronta potrebbe essere di Sempio. Secondo i legali della famiglia Poggi, e dei loro consulenti tecnici,  invece no.

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Grande attesa anche per gli sviluppi dell’incidente probatorio attualmente in corso che proseguirà domani, 4 luglio. Tra le attività in programma ci sono altre campionature destinate a confronti genetici in particolare relativamente ad alcune tracce di sangue che non avevano dato risultati all’epoca delle prime indagini. Gli esiti dovrebbero essere disponibili già la prossima settimana.

Il caso Garlasco e l’opinione pubblica

A distanza di 18 anni, il caso Garlasco continua a dividere l’opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti. I nuovi dettagli emersi, se confermati, potrebbero innescare una vera e propria ondata mediatica e giudiziaria. Anche perché, come accaduto in casi simili (da Cogne a Perugia), la storia giudiziaria si è intrecciata più volte con le emozioni del Paese, i talk show e le prime pagine dei giornali.

Stefano Benzi

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