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Israele-Iran, tregua fragile tra tensioni e incertezze: ma Teheran difende il programma nucleare

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Stefano Benzi

La tregua tra Israele e Iran, annunciata ufficialmente ieri, ha portato un sollievo temporaneo dopo dodici giorni di intensi combattimenti. Tuttavia, le ultime 24 ore hanno evidenziato la fragilità di questo cessate il fuoco, con accuse reciproche di violazioni e una crescente preoccupazione per la stabilità della regione.

Sono da poco passate le 19.30 quando Teheran annuncia che “la guerra dei dodici giorni è finita”. Immediatamente dopo è il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ad annunciare la fine del conflitto, definendo l’accordo come una “vittoria storica”.

L’ultimo luogo colpito da un missile iraniano a Beer Sheva nel sud di Israele, subito prima della tregua – Credits ANSA (qnm)

Ma la situazione resta estremamente fragile, tra reciproche accuse e un certo scetticismo di fondo da parte di molti analisti, che ritengono che le operazioni militari potrebbero anche riprendere.

Le accuse di violazione della tregua

Nonostante il cessate il fuoco fosse ufficiale, Israele ha accusato l’Iran di aver lanciato missili appena prima dell’entrata in vigore della tregua colpendo la città di Beersheba e causando almeno quattro vittime. In risposta, le forze israeliane hanno effettuato un attacco a un sito radar vicino a Teheran.

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Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha dichiarato che Israele rispetterà la tregua solo se l’Iran farà altrettanto. Dal canto suo il presidente iraniano, Masud Pezeshkian, ha dichiarato che l’Iran considera la guerra conclusa e ha esortato Israele a rispettare l’accordo. Tuttavia, alcuni funzionari iraniani hanno negato le accuse israeliane di violazione della tregua, sostenendo che gli attacchi precedenti all’accordo non costituiscono una violazione.

Tregua apparente

Le sirene antiaeree non hanno smesso di suonare né a Tel Aviv né in molte città iraniane, un monito costante che la calma è più apparente che reale. Le dichiarazioni ufficiali dei governi si susseguono, alternando messaggi di distensione e accuse reciproche che fanno presagire quanto sia sottile la linea tra cessate il fuoco e ripresa delle ostilità.

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In Israele, i vertici militari hanno ammesso che la campagna contro le infrastrutture militari e nucleari iraniane ha rallentato significativamente il programma di Teheran, ma hanno sottolineato che il conflitto non è terminato, solo entrato in una fase diversa, più strategica e meno visibile. Le forze israeliane mantengono alta l’allerta e hanno già iniziato a pianificare nuove operazioni mirate, consapevoli che un solo errore potrebbe far saltare l’intero fragile equilibrio.

Teheran: “Il programma nucleare andrà avanti”

Dall’altra parte, l’Iran si presenta come vittorioso nell’aver resistito agli attacchi e nel vedere riconosciuto, almeno formalmente, un cessate il fuoco. Tuttavia, fonti interne al regime sottolineano che l’arsenale e le milizie alleate restano in stato di massima allerta, pronte a rispondere a qualunque nuovo attacco. Non solo. Teheran ha garantito che il programma nucleare proseguirà…

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La diplomazia internazionale sta cercando di tenere in equilibrio una situazione che resta molto complicata. Gli Stati Uniti si sono fatti promotori dell’accordo di tregua, ma il loro ruolo resta controverso e osservato con sospetto sia da Israele sia da Teheran. Altri attori chiave come la Cina e la Russia hanno espresso sostegno a un negoziato multilaterale per una soluzione duratura, mentre l’Onu si prepara a discutere una nuova risoluzione che potrebbe istituire un sistema di monitoraggio con ispettori e droni lungo le frontiere.

Il presidente americano Donald Trump ha confermato la tregua tra Israele e Iran – Credits ANSA (qnm)

Tregua: situazione incerta e fragile

Sul terreno, le conseguenze di questa guerra si fanno sentire profondamente. Le città israeliane vivono una quotidianità sospesa, con la popolazione che si organizza tra rifugi antiaerei e la voglia di normalità. A Teheran, la situazione economica si aggrava con l’inflazione e la scarsità di beni di prima necessità che si sommano alla paura per la sicurezza personale. I mercati internazionali hanno reagito positivamente alla tregua, con il prezzo del petrolio che è sceso e i principali indici azionari che hanno registrato rialzi, ma gli investitori restano cauti, consapevoli della volatilità della regione.

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Gli esperti di sicurezza e geopolitica osservano con attenzione. Alcuni ritengono che questa tregua possa essere solo una pausa tattica, un “time-out” necessario a entrambe le parti per riorganizzarsi e prepararsi a nuove fasi del conflitto. Altri sperano che possa aprire la strada a un dialogo più ampio e a una soluzione più stabile, anche se la sfiducia tra le parti resta profonda.

Le prossime ore saranno decisive. La comunità internazionale guarda a ogni segnale, da un lancio di droni a una dichiarazione ufficiale, con il timore che la fragile tregua possa sgretolarsi da un momento all’altro. Nel frattempo, le popolazioni coinvolte continuano a vivere con la consapevolezza che la pace è ancora lontana, e che il futuro resta incerto come mai prima.

Incertezza sul programma nucleare iraniano

Nel frattempo un report esclusivo della CNN ha documentato che gli attacchi statunitensi su tre delle strutture nucleari iraniane non avrebbero completamente distrutto i componenti principali del programma nucleare iraniano e probabilmente lo hanno solo rallentato. Una valutazione che al momento sarebbe oggetto di studio da parte del servizio di intelligence del Pentagono.

Riscontri – dice la rete americana – che sarebbero in contrasto con le ripetute affermazioni del presidente Donald Trump secondo cui “i bombardamenti avrebbero completamente distrutto e totalmente cancellate le strutture di arricchimento nucleare dell’Iran”.

Stefano Benzi

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