Nel corso della notte l’escalation tra Israele e Iran ha raggiunto nuovi picchi, quasi 100 missili iraniani hanno colpito Tel Aviv e Haifa, mentre Israele ha risposto con raid diretti su infrastrutture iraniane e droni stealth. Un confronto sempre più tecnologico e teso, con il mondo in bilico tra spiragli diplomatici e timori nucleari.
Un’altra notte di tensione e paura con non meno di 100 missili balistici iraniani che hanno scosso il cuore di Israele, dirigendosi su Tel Aviv e Haifa.
Le sirene antiaeree hanno svegliato migliaia di persone, interrotto sonno e una routine sempre più instabile in un crescendo di tensione che avrebbe provocato almeno cinque morti e decine di feriti — molte dei quali dovuti a traumi e frammenti – secondo un primo bilancio delle autorità governative di Tel Aviv.
L’obiettivo dell’Iran non è stato casuale. Edifici residenziali, infrastrutture energetiche e persino il perimetro dell’ambasciata statunitense a Tel Aviv sono stati colpiti. Fortunatamente nessun diplomatico è rimasto vittima, anche se il palazzo ha subito danni apparentemente piuttosto danni.
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L’Iran ha definito questa operazione una “nuova modalità di attacco”, studiata per sfruttare presunte falle nei sistemi difensivi israeliani .
Mentre il fumo mezzo si diradava sulle città israeliane, l’IDF – il dipartimento di difesa di Tel Aviv – ha annunciato di aver intercettato oltre 100 droni lanciati dall’Iran — una risposta tatticamente decisa, che ha dimostrato le capacità offensive ma soprattutto difensive di Gerusalemme.
Immediatamente dopo, l’aviazione israeliana ha bombardato dieci centri di comando della Quds Force,presso Teheran, oltre a impianti energetici cruciali — raffinerie e depositi petroliferi — colpiti con precisione.
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Israele ha anche confermato di aver colpito un aereo di rifornimento nella regione di Mashhad, dimostrando la propria capacità di operare ben oltre i propri confini e invalidare collegamenti strategici iraniani.
Il conflitto tra Iran e Israele sta diventando sempre di più una guerra su più livelli. Da una parte, l’Iran che utilizza droni kamikaze e missili per sfondare le difese israeliane; dall’altra, Israele che replica con armi convenzionali, droni stealth e operazioni covert gestite dal Mossad. Quest’ultimo, secondo fonti investigative, avrebbe piazzato alcuni droni “invisibili” all’interno del territorio iraniano per sabotare centri di difesa aerea e depositi missilistici, preparando il palcoscenico per i raid successivi.
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Bee Marom, analista militare, spiega così questo genere di offensive: “Gli invisibili sono droni piccoli, agili, che entrano silenziosamente nello spazio aereo nemico e lasciano dietro di sé un percorso di distruzione calibrata. Si tratta di una nuova frontiera della guerra tecnologica”.
Dall’altra parte, i raid israeliani avrebbero causato in Iran circa 224 morti, inclusi civili, e centinaia di feriti . Alcune fonti internazionali, tra cui organi medici indipendenti, suggeriscono tuttavia numeri ben più alti: oltre 400 vittime complessive, civili e militari.
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In Israele, il conteggio ufficiale parla di 19 morti e circa 400 feriti da inizio escalation; almeno 5 delle vittime delle ultime ore erano civili investiti dai missili iraniani. Un bilancio complessivo che, comunque, è destinato a salire.
Il G7 riunito in queste ore in Canada ha posto il conflitto al centro del summit: una priorità non negoziabile, secondo le fonti del Financial Times . L’UE, tramite Ursula von der Leyen, ha bollato l’Iran come “fonte di potenziale instabilità” e invitato a una de-escalation immediata.
Negli USA, il presidente Donald Trump ha lanciato un messaggio indiretto ma chiaro: “Se Israele sarà attaccata, la potenza americana interverrà, se gli attacchi iraniani dovessero coinvolgere direttamente strutture o abitanti americani la nostra risposta sarà durissima…” Un’affermazione che ha sbilanciato i mercati.
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Parallelamente, ONU, Croce Rossa e numerosi governi internazionali hanno fatto appello alla protezione dei civili e a una ripresa urgente dei negoziati. Ma con l’Iran che rigetta ogni disponibilità diplomatica durante i bombardamenti e Israele che insiste sull’annichilimento completo delle capacità belliche iraniane, il dialogo appare al momento congelato.
L’effetto immediato sugli scambi globali non si è fatto attendere: il prezzo del petrolio è schizzato tra il 7 e l’11% in pochi giorni, mentre l’oro ha toccato livelli record recenti.
In Iran, i blackout energici, le code interminabili alle pompe di benzina e il timore di futuri tagli hanno spinto centinaia di migliaia di cittadini a cercare rifugio in aree più tranquille. Teheran d’altronde ha disposto l’evacuazione di parti della città e trasformato moschee, metro e scuole in rifugi temporanei.
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In Israele, lo stress psicologico è palpabile: bambini e anziani vengono colpiti dagli attacchi, le sirene frequenti hanno trasformato alcune scuole in rifugi, e il sistema sanitario è sotto pressione per gestire i feriti e chi soffre di traumi legati alle sirene notturne.
La tensione tra le potenze regionali si spinge verso una soglia pericolosamente vicina alla dimensione atomica. L’Iran, invece, continua a negare intenti nucleari, ma l’arricchimento d’uranio al 60% che è stato proprio il motivo scatenante dell’operaione Rising Lion, ha già superato livelli considerati “finestra di breakout” dalle agenzie internazionali. L’IAEA ha espresso forte preoccupazione, definendolo “un chiaro campanello d’allarme”.
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Netanyahu ha promesso che Israele colpirà “ogni sito” ritenuto essenziale alla struttura del regime iraniano. Dall’altra parte, la Guida Suprema iraniana ha dichiarato che “ogni attacco verrà restituito con interesse”, evocando una risposta non solo militare ma di intero sistema politico . I gruppi Houthi nello Yemen e Hezbollah in Libano si preparano a mobilitarsi, mentre l’attenzione degli strateghi si sposta sull’eventualità di attacchi a basi statunitensi in Iraq.
La tensione purtroppo non è destinata a scendere. Teheran ha promesso “missili più potenti e letali”. E per questo l’allerta resta altissima nelle metropoli israeliane.
Da parte israeliana sono previsti attacchi contro milizie filo-iraniane in Siria e Libano, e ulteriori colpi a basi Quds Force e installazioni industriali iraniane.
Quando al coinvolgimento degli USA… qualunque attacco a installazioni americane o al personale statunitense potrebbe segnare l’ingresso degli USA nel conflitto.
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