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Jenin, colpi dell’IDF durante visita diplomatica: Farnesina convoca ambasciatore israeliano

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Stefano Benzi

A Jenin, l’esercito israeliano apre il fuoco durante una missione diplomatica internazionale. Tra i presenti anche il viceconsole italiano. La Farnesina convoca l’ambasciatore di Israele: tensioni in aumento.

Mentre i dialoghi di pace auspicati da quasi tutte i vertici internazionali, chiamati a gran voce fin dal giorno del suo insediamento anche da Papa Leone XIV, continuano a stentare, si registra un episodio gravissimo che ha rischiato di provocare un vero e proprio incidente diplomatico.

Un frame estratto da un video mostra i momenti in cui un’unità dell’Idf ha sparato colpi di avvertimento in aria a Jenin durante una visita diplomatica – Credits ANSA (qnm)

Ieri, durante una visita ufficiale nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, una delegazione internazionale composta da circa 25 diplomatici provenienti da Paesi dell’Unione Europea, del mondo arabo e di altri continenti è stata coinvolta in un grave episodio di tensione: l’esercito israeliano ha esploso diversi colpi d’arma da fuoco in aria, a poca distanza dal convoglio diplomatico.

Jenin spari a poca distanza dai diplomatici

Tra i funzionari presenti, anche il viceconsole italiano a Gerusalemme, Alessandro Tutino. L’episodio ha generato immediate reazioni da parte dei governi coinvolti e ha portato alla convocazione dell’ambasciatore israeliano a Roma da parte della Farnesina.

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Secondo quanto riportato dal portavoce dell’IDF (Israel Defense Forces), la delegazione diplomatica “si sarebbe allontanata dal percorso concordato, giungendo in un’area non autorizzata”. E per questo alcuni militari israeliani presenti sul posto avrebbero – dice la versione ufficiale IDF – “sparato pochi colpi di avvertimento in aria”, senza provocare feriti.

Tensione a Jenin

Il ministero degli Esteri palestinese ha immediatamente condannato l’episodio come “un attacco deliberato e illecito”, denunciando una “grave violazione del diritto internazionale” e chiedendo “protezione internazionale per il personale diplomatico”.

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Il viceconsole Alessandro Tutino ha raccontato personalmente i momenti di tensione seguiti alla sparatoria: “Ero con molti colleghi impegnato in una visita organizzata dal ministero degli Esteri palestinese e dal governatore locale, insieme a numerosi diplomatici europei ed extra-Ue. Quando la visita stava volgendo al termine, ho udito degli spari e sono entrato immediatamente nella vettura blindata con la scorta dell’Arma dei Carabinieri”.

Attimi di paura perché non si capiva chi e perché avesse fatto fuoco: “Ho avuto la lucidità di dirigermi verso l’auto blindata e allontanarmi. Ho poi informato immediatamente la Farnesina”, ha aggiunto il diplomatico, attualmente al sicuro nella sede del Consolato Generale a Gerusalemme.

Jenin, le reazioni italiane e internazionali

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito l’accaduto “un errore inaccettabile”. In una nota diramata attraverso i canali ufficiali, Tajani ha chiesto spiegazioni: “Le scuse vanno bene, ma non si può sparare quando ci sono diplomatici. Gli avvertimenti con le armi sono inaccettabili”.

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Altre fonti locali, confortate anche da alcune immagini, sostengono invece che i colpi di arma automatica sarebbero stati esplosi da alcuni militari israeliani con fucili impugnati ad altezza d’uomo.

Jenin, Israele si scusa ma insiste sulla dinamica

In una nota ufficiale, l’IDF ha espresso “rammarico” per l’accaduto, ribadendo la propria versione di ‘spari in aria a scopo di avvertimento’. Poco più tardi rispetto alle durissime reazioni dei paesi i cui funzionari erano stati al centro dell’incidente, l’IDF ha predisposto una seconda nota: “È stata una deplorevole incomprensione legata a un’intrusione non prevista in una zona operativa. I rappresentanti dei Paesi coinvolti saranno contattati nei prossimi giorni per fornire dettagli più precisi sull’accaduto non appena l’indagine preliminare sarà completata”.

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Intanto però Tajani, dopo avere convocato alla Farnesina per un chiarimento urgente l’ambasciatore di Tel Aviv, ha firmato un documento congiunto insieme ad altri Paesi che assistono la popolazione civile di Gaza, con l’obiettivo di chiedere una tregua e il passaggio di aiuti umanitari.

Ecco il momento nel quale i diplomatici allarmati dai colpi di fucile si mettono in salvo – Credits ANSA (qnm)

La posizione dell’Onu: “Attacco inaccettabile”

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto “molto allarmato” per l’episodio. Il portavoce Stéphane Dujarric ha chiesto spiegazioni dettagliate: “La sicurezza e l’inviolabilità dei diplomatici devono essere garantite in ogni momento. Qualsiasi uso della forza contro di loro in questo momento è inaccettabile”.

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L’Onu ha chiesto formalmente a Israele di condurre un’indagine approfondita e di condividere i risultati con la comunità internazionale.

Jenin, la risposta dell’Unione Europea

Anche l’Unione Europea ha espresso forte preoccupazione. L’alto rappresentante UE Kaja Kallas ha commentato così i fatti di Jenin: “Ogni minaccia alla vita dei diplomatici è inaccettabile. Israele è firmatario della Convenzione di Vienna, che garantisce la protezione delle missioni diplomatiche”.

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L’episodio degli spari di Jenin arriva in un momento già particolarmente delicato: secondo la CNN, Israele starebbe preparando un piano per colpire rapidamente gli impianti nucleari iraniani, qualora i negoziati tra Teheran e Washington dovessero fallire.

Nel frattempo, le operazioni militari nella Striscia di Gaza proseguono con intensità. Per tutta la giornata di ieri droni e aerei israeliani hanno colpito incessantemente obiettivi non solo militari, ma anche civili.

Le parole di Netanyahu

Intanto, dopo un lungo periodo di silenzio, il premier israeliano Benjamin Netanyahu è tornato a rivendicare le azioni militari di Israele definendole legittime: “Al termine dell’offensiva, l’intera Striscia sarà sotto il controllo dell’esercito israeliano. Hamas sarà sconfitta e solo allora attueremo il piano Trump”.

Durante una conferenza stampa, Netanyahu ha ribadito che “ogni forma di cessate il fuoco sarà accettata solo se utile alla liberazione degli ostaggi. La crisi umanitaria va evitata, ma dobbiamo garantire la libertà operativa del nostro esercito. I nostri amici ci sostengono, ma ci chiedono di evitare una catastrofe a Gaza”.

La risposta internazionale, però, si fa sempre più severa. L’Unione Europea ha annunciato una revisione dell’accordo di associazione con Israele. E in Spagna e Regno Unito si è appena aperto un dibattito su eventuali sanzioni contro alcuni ministri israeliani.

Stefano Benzi

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