Le Olimpiadi di Roma 2020 sono ormai solo un ricordo: il premier Mario Monti ha infatti detto no a un appoggio alla candidatura per i Giochi di Roma 2020. Il motivo? Troppi i rischi economici: “Il governo non ritiene che sarebbe responsabile nelle attuali condizioni dell’Italia assumere un impegno di garanzia” ha riferito il premier.
Restano quindi in corsa ufficialmente Doha, Istanbul, Madrid e Tokyo: la scelta del premier è stata condivisa in Italia? E i costi erano davvero così alti? Scopriamolo.
– Le parole di Monti:
– Non saremmo responsabili: “Siamo arrivati alla conclusione unanime che il governo non ritiene che sarebbe responsabile nelle attuali condizioni dell’Italia assumere un impegno di garanzia. Abbiamo esaminato il progetto con grande attenzione, sia nelle sue parti generali sia nella molto approfondita analisi economica che lo ha accompagnato. Desideriamo esprimere grande condivisione delle linee di questo progetto e abbiamo veramente ammirato in Consiglio dei Ministri i vari motivi di interesse di questo progetto.
– Decisione sofferta: “L’Italia può e deve avere mete ambiziose. Il nostro Governo è concentrato anche sulla crescita, non solo sul rigore, ma in questo momento non pensiamo che sarebbe coerente impegnare l’Italia in questo tipo di garanzia che potrebbe mettere a rischio denari dei contribuenti. E’ stata una decisione molto sofferta, ma abbiamo approvato tutti la decisione”.
– L’amarezza del presidente del Coni Gianni Petrucci:
“Lo sport italiano sarà sempre uno sport importante però la ferita rimane. Era un progetto con conti ben fatti, rimane un sogno che è svanvito, rimane una candidatura credibile. Non abbiamo fatto nulla di strano e di diverso da quello che il governo ci aveva chiesto. Era un tema perfetto ma il voto non è stato degno, è questo il dispiacere dello sport italiano”.
– Il commento di Mario Pescante, presidente del comitato promotore di Roma 2020:
“C’è tanta amarezza per una grandissima occasione persa. Il progetto era serio anche da un punto di vista economico ma è stata una decisione molto ponderata che dobbiamo accettare. Il nostro progetto per Roma 2020 era molto serio ma il governo è stato irremovibile sui conti. Peccato era un’occasione unica anche per dire ai giovani che abbiamo ambizioni importanti. Per un’eventuale candidatura per il 2024 bisognerà tenere conto anche dell’Africa, inoltre se nel 2020 i Giochi non dovessero essere assegnati all’Europa, nel 2024 Parigi tornerà in corsa per il centenario. Questo vuol dire che per dieci anni non si parlerà più di Giochi olimpici in Italia”.
– Capitolo costi:
Secondo i dati della commissione Fortis la spesa complessiva per le Olimpiadi di Roma 2020 sarebbe stata stimata in 9,8 miliardi, di cui 8,2 dovevano essere a carico dello Stato.
Le principali voci di spesa:
– Costi organizzativi per 2,5 miliardi
– Realizzazione e adeguamento degli impianti sportivi: 1,4 miliardi
– Costruzione del villaggio olimpico: 1,4 miliardi di euro
– Investimenti per infrastrutture urbane e di mobilità: 2,8 miliardi
– Ampliamento dell’aeroporto di Fiumicino: 1,6 miliardi.
Spese effettive per lo Stato:
Degli 8,2 miliardi a carico dello Stato almeno 3,5 so ritenevano recuperabili. In particolare diritti tv, biglietti e sponsor avrebbero potuto coprire 2,3 miliardi di spese, mentre i rimanenti 1,2 potevano derivare dalla valorizzazione immobiliare. La spesa pubblica netta per le Olimpiadi sarebbe stata quindi pari a 4,7 miliardi.
– Possibili benefici:
Il contributo alla crescita del Pil sarebbe stato di 17,7 miliardi di euro con la creazione di 29.000 posti di lavoro nel 2020 e di altri 12.000 negli anni successivi e precedenti: questa avrebbe portato un aumento del gettito erariale pari a 4,6 miliardi di euro, andando di fatto a pareggiare il costo di 4,7 miliardi sostenuto dalle casse pubbliche.
– I costi di alcune Olimpiadi:
Los Angeles 1984 e Barcellona 1992 sono fino ad adesso gli unici esempi di Olimpiadi che hanno portato a uno sviluppo successivo delle aree sportive: in particolare Barcellona gode ancora dei benefici del miglioramento di alcune strutture. Ma altre volte i costi sono stati ben maggiori delle entrate.
– Roma 1960:
Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano aveva riferito che la spesa di 7,2 milioni dollari furono esattamente corrispondenti ai 7,2 milioni di incassi e vendita dei diritti radio e TV.
– Monaco 1972:
La relazione ufficiale del Comitato Organizzatore ha incluso tutti gli investimenti tra cui impianti sportivi, abitazioni per studenti, centri diurni, strutture culturali e del miglioramento delle strade: il totale fu di 611 milioni di dollari con costi quattro volte la dimensione dei precedenti giochi di Città del Messico del 1968. Dopo Monaco di Baviera, la sicurezza è diventata un importante voce di spesa di bilancio.
– Montreal 1976:
Scarsa pianificazione e corruzione portarono a una debacle finanziaria. L’esperienza di Montreal aprì un lungo periodo di concetto relativo all’importanza nel lungo periodo dei costi di ricaduta associati ai Giochi. Il Comitato Organizzatore ha riferito che i costi di costruzione del loro bilancio di funzionamento ammontarono a 1,42 miliardi dollari, superando di gran lunga le entrate (430 milioni di dollari).
– Atene 2004:
Nel 2004 i Giochi nel loro paese natale, in Grecia: furono spesi almeno 7,2 miliardi dollari sui Giochi, compresi 1,5 miliardi di dollari solo la sua sicurezza
– Pechino 2008:
I Giochi Olimpici di Pechino sono ufficialmente le Olimpiadi più costose nella storia, con ben 40,9 miliardi di dollari spesi tra il 2001 e il 2007 su infrastrutture, energia, trasporti e progetti di approvvigionamento di acqua.
– Londra 2012:
Quando nel 2005 Londra si fece avanti per ospitare i Giochi, i costi di organizzazione erano stimati intorno a 2,37 miliardi di sterline. Già nel 2007, la cifra era lievitata fino a a 9,3 miliardi di sterline, circa 14 miliardi di dollari. Attualmente la stima è attorno ai 12 miliardi di sterline, con il rischio, secondo alcuni, che tale cifra raddoppi sino a toccare la soglia record di circa 24 miliardi di sterline.
Forse vedendo questo il premier Monti ha deciso di dire no? Di certo in alcuni casi i costi sono lievitati. Si doveva rischiare di più o la scelta è stata oculata e ponderata considerando anche i profondi sprechi che spesso hanno caratterizzato i grandi eventi sportivi in Italia (su tutti i Mondiali di calcio del 1990 e, più di recente, i Mondiali di nuoto di Roma del 2009). A voi la scelta.
Foto da AP/LaPresse