Olimpiadi Atene 2004: le strutture cadono a pezzi [FOTO]

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Dal grande fasto di quei giorni pregni di appuntamenti sportivi al degrado più spinto. Atene, capitale della Grecia al centro del dibattito europeo, nelle scorse ore sull’agendina di Angela Merkel e il presidente francese Holland nel decisivo vertice francotedesco a Berlino dove si cerca un piano di salvataggio per il paese ellenico, sarà ricordata anche per l’usura in stato avanzato che sta mettendo letteralmente in ginocchio le struttre che nel 2004 ospitarono la 28esima edizione dei Giochi Olimpici.

E mentre si discute come trattenere la Grecia nell’Eurozona, nessuno ad Atene si preoccupa di rimettere in sesto gli edifici fatiscenti e quasi irriconoscibili che dal 13 al 29 agosto 2004 regalarono emozioni e medaglie. In quell’edizione trionfarono gli Stati Uniti d’America, nazione regina del medagliere con 35 ori e ben 101 medaglie in totale. seguiti da Cina e Russia, per gli azzurri, 10 ori, 11 argenti e 11 bronzi. Si può parlare di una fine mesta ed ingloriosa della città simbolo dei Giochi Olimpici, infatti nessuna edizione a cinque cerchi fu più sentita. Ventuno dei ventidue siti olimpici di nuova costruzione sono rimasti inutilizzati dopo appena tre settimane dalla fine dei Giochi. Il loro mantenimento costa 600 milioni l’anno al governo greco. Il parco olimpico era il progetto più importante (240 milioni di euro investiti) e resta una incompiuta. Il Galatsi Hall, sede delle gare di tennistavolo e ginnastica ritmica, è recintato e abbandonato, nonostante i piani per convertirlo in centro commerciale. L’Athens Olympic Aquatic Center non ha ospitato praticamente più nulla a parte gli incontri della nazionale di pallanuoto e la piscina dei tuffi versa nell’abbandono. La mancanza di fondi è la causa prima di questa incuria generalizzata, la crisi imperversa soprattutto da quelle parti e nessuna autorità si adopera per salvare il salvabile. Se l’indifferenza non cesserà ci ritroveremo presto davanti alle nuove rovine greche che affiancheranno quelle per cui la Grecia è meta di milioni di turisti ogni anno. “Certamente abbiamo lasciato andare tante opportunità. Il successo delle Olimpiadi del 2004, a livello organizzativo, sportivo e comunicativo, è andato scemando appena le luci della cerimonia di chiusura si sono spente. Sfortunatamente il nostro Paese, in questo momento, non ha progetti sul cosa farne di strutture e successo” – ha dichiarato il Presidente del comitato olimpico ellenico, Spiros Kapralos. “Dopo Atene 2004, abbiamo avuto una serie di sviluppi negativi per quanto riguarda le infrastrutture sportive. Hanno iniziato con grandi tagli nei finanziamenti, seguiti dall’abbandono degli edifici e dei centri d’allenamento, che, per la maggior parte, sono stati lasciati andare in rovina” – sostiene Vassilis Sevastis, Presidente della federazione atletica greca.

A otto anni di distanza dalla chiusura dei Giochi non vi è rimasta traccia della magnificenza vissuta in quei giorni. Il governo sta disperatamente cercando investitori privati ma il problema è che la maggior parte degli impianti di Atene 2004 sono strutture permanenti più o meno lontane da qualsiasi possibile attrattiva che non fosse un’Olimpiade. Probabilmente l’unico impianto che si salverà nel tempo è il Panathinaiko, in cui sono state ospitate le gare di tiro con l’arco. Atene non rappresenta un episodio isolato, tutte le metropoli designate per allestire un’Olimpiade si ritrovano a fare i conti con il mantenimento e il nuovo e alternativo utilizzo delle struttre sportive. Londra per esempio, teatro della 30esima edizione, ha già pianificato una procedura efficace e fattibile in breve tempo. Le strutture saranno rimpicciolite e riconvertite ad uso popolare, niente sarà preda del degrado, niente andrà sprecato. Col senno del poi, il brusco no di Mario Monti alla candidatura di Roma nel 2020 non suona così efferato, nelle considerazioni del presidente del Consiglio c’era anche ciò che sta succedendo ad Atene, un tempo capitale dello sport e moderna in ogni suo aspetto, oggi costellata di cattedrali nel deserto senza futuro.