Bisogna tornare al 1997 per trovare un’altra edizione di maggiore successo rispetto a quella di Sanremo 2023 condotta da Amadeus, ma erano altri tempi
Da una parte c’è Amadeus, raggiante anche nel corso della conferenza stampa che chiude definitivamente il Festival di Sanremo 2023. Gli ascolti della serata finale sono stati l’ennesima conferma di un successo senza precedenti.
Ma dall’altra c’è Stefano Coletta, direttore intrattenimento prime time della RAI al centro del mirino delle polemiche per qualche eccesso di troppo che ha stizzito la solita intellighenzia un po’ borghese che ogni anno approfitta del Festival per pontificare su cosa sia moralmente corretto e cosa no.
Sanremo 2023, Amadeus tra baci e Giuda
É stato un Festival caratterizzato da alcuni episodi più controversi di altri. Ma non più clamorosi o drammatici rispetto a quanto visto in passato. La sceneggiata di Blanco nella serata d’esordio, con tutte quelle rose mandate in frantumi sul palco perché l’artista “non si sentiva in cuffia” è stata solo la prima. Poi è toccato a Fedez, che ha affrontato alcuni temi, con la solita moderazione e il tatto di un Caterpillar. Ma avere Fedez e chiudergli il microfono non ha alcun senso. Meglio non averlo. Manco fosse la prima volta che il rapper accusa la RAI di avergli messo il bavaglio.
In tutto questo, tra tante canzoni di livello medio alto, eccone alcune che fanno discutere per il senso del loro testo. A cominciare da quella di Rosa Chemical, un inno al sesso inteso come gioia di vivere. Logico che quando sul palco porti personaggi del genere ci sia il rischio di qualche sovraesposizione mediatica e di polemiche.
La libertà dell’artista
Si è parlato molto nel corso di questo Festival di Sanremo della libertà di espressione di un artista che sale sul palco. Che da una parte ha consentito al gruppo rock ucraino Antytila di poter cantare una canzone che parla di guerra e di una città assediata nella quale i bambini sopravvivono in trincee costruite tra le cantine dei palazzi e i parchi delle scuole.
Quella stessa libertà di espressione che poi, in Italia, sembra così scomoda se si parla di sesso, divertimento e temi LGBTQ. Tra i numerosi (ma non 24mila) baci di questa edizione del Festival di Sanremo c’è anche qualche bacio di Giuda. Critiche velenose che lasciano il tempo che trovano e che in qualche modo sembrano più dettate dall’invidia un un buon lavoro svolto da altri quando si preferirebbe la solita mediocrità provinciale.
Saluti e Baci
Passano alla storia il bacio dei Coma_Cose, coppia che arriva a Sanremo in crisi, con una canzone che parla di separazione e se ne va ricomposta annunciando il matrimonio. Ma anche quello tra Elodie e BigMama che hanno tenuto banco nella serata delle cover di venerdì. Anche se il bacio di cui tutti parlano è ovviamente quello di Rosa Chemical e Fedez, imprevisto dalla narrativa del Festival, sicuramente fuori scaletta, e proprio per questo azzannato dai benpensanti al grido di “bruci la strega sul rogo”. Che si tratti di Rosa Chemical o di Fedez poco importa. L’importante che qualcosa si bruci e che al posto del carro dei vincitori si monti una forca.

Il ruolo di Amadeus
Sul rogo rischia di restarci anche il povero Amadeus, protagonista di una rassegna che più trionfale di così non si può. Ascolti record che riportano addirittura al 1997 dell’edizione di Mike Bongiorno vinta dai Jalisse. Peccato che di quell’edizione quasi tutti ricordino proprio la canzone e il gruppo che non ha mai più ottenuto un successo del genere. Mentre di questa rassegna sono almeno quattro o cinque i brani memorabili, una quindicina quelli che entreranno in classifica, almeno due quelli che rischiano di diventare un successo internazionale. A cominciare da qello di Marco Mengoni virgola che il Antytilalo ha vinto di nuovo dieci anni dopo “L’essenziale”.
Futuro ipotetico
Nonostante Amadeus abbia già un contratto anche per il prossimo anno, tutto è in discussione. Nonostante l’impressione generale sia quella una squadra che incassa una vittoria del genere possa essere messa in discussione. E invece, in ‘virtù’ di un paese che si scopre bacchettone proprio di fronte a una delle rassegne culturali che dovrebbe essere la più libera assoluto, tutto potrebbe cambiare.
Sicuramente rischia di cambiare lavoro Stefano Coletta, dirigente che da oggi in viale Mazzini sarà costretto a difendere le sue scelte. Ma anche Amadeus il quale ha detto chiaramente che, per quanto lo riguarda non c’è alcun problema.
Aggiungendo tuttavia… “Se mi mandano via me ne andrò. Siamo tutti a rischio esonero. Io per primo avevo in preventivo di essere messo da parte se gli ascolti fossero stati inferiori di 10-15 punti rispetto a quelli dello scorso anno. Non è andata così e in questo momento sono l’uomo più felice del mondo perché tutto è andato come speravo, meglio di quanto abbia mai sperato. Ma se dovessi rinunciare a un decimo della libertà che ho avuto per accontentare le scelte editoriali di altri, non avrei nessun dubbio a lasciare tutto e dedicarmi ad altro che non sia il Festival”.