L’attesa per il nuovo album dei R.E.M. era molto alta, perché molti si aspettavano un ritorno alle sonorità degli esordi, quel rock fresco e trascinante che ha fatto grande la band capitanata da Michael Stipe. L’entusiasmo seguito alla pubblicazione di Collapse into now nel mese di marzo 2011 conferma che lo scopo è stato raggiunto.
Con lo scopo è stato raggiunto anche l’obiettivo del disco d’oro, segno che delle band che hanno fatto storia non si è mai sazi (vedasi per conferma il nuovo Dvd degli AC/DC). Così i R.E.M., dopo l’ottimo successo in rotazione radio e video del primo singolo Uberlin, mandano alle stampe il secondo singolo, già tormentone in radio.
Il titolo è Mine Smell Like Honey, e ancor più del precedente è in grado di riportare l’ascoltatore indietro nel tempo di oltre vent’anni, fino ai tempi di di It’s the end of the world e simili. Un rock finalmente più veloce, graffiante al punto giusto e con una linea melodica che si stampa in testa.
Negli ultimi anni la band di Michael Stipe si era costruita una solida reputazione grazie ai brani più melodici e lenti, le ballate struggenti che ne avevano fatto una band malinconica. Quella malinconia oggi sembra voler essere in parte mitigata dall’alternanza con brani più rock e scanzonati. Mine Smell Like Honey compie perfettamente il suo dovere in questo senso.
Anche il video che accompagna il nuovo singolo in qualche modo segna un cambio di paradigma. Niente più paesaggi urbani, ma un vero e proprio omaggio alle peripezie in bianco e nero di uno dei geni della storia del cinema, ovvero Buster Keaton. Un omaggio alla sua comicità e al cinema muto, che da solo vale la visione. Ormai i R.E.M. non sembrano proprio sbagliare un colpo.