Dream Theater: On the Backs of Angels, nuovo singolo (video)

Dream Theater A dramatic turn of events

I Dream Theater rappresentano un caso molto particolare nell’ambito della musica di genere, perché nonostante la complessità che caratterizza la loro musica riescono sempre e comunque a raggiungere le vette delle classifiche di vendita, e proprio l’Italia è sempre stato uno dei terreni più fertili per la band statunitense.

Qualche giorno fa la Roadrunner, l’etichetta per la quale incidono ormai da tre album, ha pubblicato sul suo canale ufficiale di YouTube il primo singolo dal nuovo album della band, A Dramatic Turn of Events, che verrà pubblicato il 13 settembre 2011. Il singolo si intitola On the Backs of Angels, e si è subito piazzato al centro del dibattito degli amanti del rock.

Ogni nuova uscita dei Dream Theater porta sempre una lunga scia di commenti e polemiche, tra eterni detrattori e fan entusiasti, ma nel caso di quest’ultimo brano il focus del discorso è stato molto specifico: riuscirà a sopravvivere la band dopo l’addio del fondatore e membro storico Mike Portnoy?

Non si direbbe mai che un singolo elemento possa essere così importante in una band, ma Mike Portnoy era più di un semplice membro del gruppo: era la mente dietro ogni mossa dei Dream Theater, che per lui rappresentavano non solo un’ingente fonte di guadagni, ma anche e soprattutto il centro della sua esistenza.

Dopo l’addio dello scorso ottobre 2010, per divergenze sulle tempistiche artistiche, in molti pensavano che l’avventura fosse giunta al capolino. Gli altri invece si sono rimboccati le maniche ed hanno dato il via alla scrittura del nuovo album, in parallelo con la ricerca di un nuovo batterista. Scelta poi ricaduta su Mike Mangini, ex Extreme, anche lui virtuoso estremo dello strumento.

On the backs of Angels arriva quindi come una gradita sorpresa, e non si tratta di un singolo come tutti gli altri. Basta dare un’occhiata alla durata per capire che i Dream Theater, li si ami o li si odi, non sono una band come tutte le altre. Il singolo dura 9 minuti, ed è un intenso viaggio strumentale e vocale, che riporta il sound indietro di qualche anno, allontanandosi parzialmente dalle derive metal dark degli ultimi album.

Un mix di vecchio e nuovo dove (guarda un po’) la batteria è relegata in secondo piano, pur svolgendo un lavoro eccellente. Su tutto dominano tastiera e chitarra, mentre la linea vocale si tiene su toni più bassi rispetto al solito, con James LaBrie più focalizzato sulle emozioni che sugli acuti estremi. Insomma, il cambiamento alla fine c’è stato, ma non così estremo.

I giudizi, come sempre per i Dream Theater, si sono divisi equamente tra chi rivuole Portnoy e considera la band ormai priva di idee dopo tanti anni di carriera, e quanti invece plaudono alla rinnovata freschezza del suono e alla volontà di ritrovare le proprie radici musicali. La verità, mai come questa volta, è faccenda tutta personale: voi cosa ne pensate?