Verrebbe quasi da dire “alla fine ce l’ha fatta” quando si deve commentare la morte di Amy Winehouse, la cantante britannica ritrovata nella sua casa nel quartiere nord di Londra ieri sera sabato 23 luglio 2011. Alla giovane età di 27 anni, Amy aggiunge il suo nome alla lunga lista degli artisti di talento rovinati dai soldi e dai problemi personali (si parla di depressione).
Le prime notizie avevano attribuito la morte ad un mix di alcol e farmaci, mentre già oggi i tabloid inglesi parlano piuttosto di un cocktail fatale di droghe pesanti. La verità si saprà soltanto dai risultati dell’autopsia, prevista per lunedì 25 luglio 2011. Ma la causa alla fin fine conta poco, perché questo decesso drammatico era nell’aria fin da troppo tempo.
Amy Winehouse ha sempre avuto un carattere difficile, che andava di pari passo con il talento musicale espresso attraverso una voce soul di quelle difficili da dimenticare. Con alle spalle due soli album, era riuscita già a scrivere una pagina importante della musica contemporanea.
Le avvisaglie di una possibile tragedia c’erano tutte: lo staff di Amy Winehouse nelle settimane scorse aveva dovuto annullare l’intero tour mondiale che l’avrebbe portata sui palchi più importanti (Italia compresa) per tutto il 2011. La causa sono stati non ben specificati problemi di salute. La casa discografica ha preferito non precisare, ma la radice del problema era davanti agli occhi di tutti.
In un periodo storico in cui ogni star è sovraesposta grazie ai social network, aveva fatto infatti scalpore la prestazione disastrosa di Amy sul palco di un recente concerto a Belgrado, dove si era presentata in condizioni che definire precarie è poco. Palesemente stordita dall’alcol, in difficoltà persino nello stare in piedi e davvero non in grado di cantare, aveva segnato in questo modo il suo arrivederci al palcoscenico.
I gufi del malaugurio erano pronti a scommettere che quell’arrivederci sarebbe stato piuttosto un addio, e una volta ancora hanno avuto ragione, perché i problemi personali di Amy Winehouse hanno preso il sopravvento sul suo talento. Si tratta di suicidio o semplice incidente fatale? Questo non possiamo (ancora) saperlo, ma quel che dispiace è vedere l’ennesimo artista di talento perso a causa dei suoi demoni personali.
Molti in questi giorni stanno postando proprio la sua ultima tragicomica prestazione sul palco, ma noi vogliamo ricordarla per quello che era davvero a livello artistico, e quindi le dedichiamo alcuni dei suoi pezzi classici. Con la consapevolezza che una con una voce del genere avrebbe potuto regalarci ancora anni e anni di buona musica.
Foto AP/LaPresse
Amy Winehouse – Rehab
Amy Winehouse – Love is a losing game
Amy Winehouse – In my bed