Ci sorprende per le molte novità, questa edizione del Pitti Uomo, la numero 81, a conferma della stimolante ripresa del mercato della moda maschile, che nel 2011 ha registrato una crescita del fatturato del 3,4%.
Sono 1.072 i marchi presenti, fra cui 400 provenienti dall’estero; in ambito italiano, alcuni stilisti hanno esposto il loro nome per la prima volta, oppure hanno lanciato la loro nuova linea, sull’onda di una tradizione resa più contemporanea.
Quella che segue è una breve anticipazione sui marchi italiani che presentano con grande impegno le loro proposte e uno stile spesso confermato dall’abilità sartoriale, e dalla ricerca tecnologica, senza tradire la preziosa esperienza del fatto a mano, unito a un aspetto estetico inconfondibilmente italiano.
Marchi come il grande Lubiam che dal 1911 propone i suoi tagli impeccabili e sartoriali, a questo giro lancia Brando, con una serie di giacche casual ed informali i cui tagli, rispettosi della tradizione sartoriale, vengono applicati a tessuti contemporanei, laddove il pied poule -ad esempio- strizza l’occhio al colore invitando l’uomo contemporaneo a vivere con più leggerezza l’impegno formale.
Anche Sabelt, il noto marchio di calzature d’alta gamma, dedicate allo sport e al tempo libero, che nasce nel mondo delle corse e dell’automobilismo, muta il suo dna portando la sua esperienza sul completo da uomo, supportato come sempre da un’eccellente funzionalità e tecnologia. Sempre nell’ambito sportivo, uno dei pochi produttori di t- shirt italiane presenta in questa edizione di Pitti Uomo le sue novità Waimea.
E ancora, Le Fool lancia i nuovi colori delle famose sneakers unisex, anch’esse strutturate da una tecnologia d’avanguardia tutta made in Italy, che le rende totalmente pieghevoli. Molto carina anche l’idea di confezionarle in ecologiche scatole di cartone riciclato.
Avant Toi propone una serie di maglie di lana che ricordano quelle che si indossavano negli anni ’70; un “urban man” che si ispira all’informalità dei paesi nordici. Bellissime le sciarpe presentate come novità assoluta, bordate in cachemire e seta a tinta unita, che fanno risaltare le stampe vintage nella parte centrale. Davvero uniche.
La mitica maglieria di Zanone Slowear, la cui tecnologia e tradizione sono ineccepibili e che nel tempo non ha mai abbandonato i migliori filati senza mai cedere a scorciatoie, propone la sua collezione in linea con un mood chic bohemien. Il trevisano Claudio Tonello si presenta per la prima volta al Pitti con un uomo giovane, dal romanticismo underground.
Herno Laminar, condotta da Claudio Merenzi, propone uno sportswear di lusso il cui equilibrio oscilla fra sartoriale-tradizionale e una tecnologia d’avanguardia che rende i suoi famosi piumini i più leggeri sul mercato internazionale.
Non può mancare la prima volta per un Petronius che dai primi del ‘900 unisce artigianalità assoluta, qualità, bellezza, senso del colore e originalità nelle sue cravatte e nei suoi foulard. Un fatto a mano che nasce sin dal taglio del tessuto.
Il torinese PT01 BY COVER, specializzato nei pantaloni “restyled” in versione contemporanea, espone i suoi pezzi basic e necessari, come i jeans rivisitati e resi un must have, dove non mancano tutti i tagli possibili e immaginabili, in modo che nessuno rimanga a bocca asciutta.
W-D MAN propone come sempre le sue immancabili e rigorose 6 linee di giacche che si rivestono, interpretate dai più svariati tessuti. Questa stagione è stato scelto il fustagno dalle molteplici stampe, che le rendono davvero speciali. La novità assoluta e rivoluzionaria di questo marchio, che spiazza così la crisi della cravatta, è l’ideazione di una sciarpa-cravatta che, annodata in modo inconsueto, assume le sembianze di una cravatta scanzonata, con effetto sciarpa.
Il nuovissimo Cryme presenta scarpe vintage uniche e nuovissime per delle sneakers dall’aspetto vissuto e nostalgico che tutti vorremmo, perché le sneakers non devono mai essere troppo perfette.
E infine, per quanto riguarda i progetti inediti, Patricia Urquiola allestisce nella sala Alfa del Pitti uno spazio dedicato alle nuove frontiere dell’artigianato contemporaneo, che porta il nome di Make, per sottolineare la vocazione del nostro paese che sempre di più punta sulla qualità a dispetto di una crisi annunciata.