Michael J. Fox parla della sua malattia: “Ogni giorno è un dono”

Splendida intervista dell’amatissimo attore di Ritorno al Futuro, Michael J. Fox parla di malattia e di cura, mala migliore ricetta resta l’ottimismo

“Ottimismo e gratitudine, perché ogni giorno è un dono che mi viene concesso, e io cerco di non sprecarne nemmeno un secondo”.

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Michael J. Fox, 61 anni, trenta dei quali con il morbo di Parkinson – Credit CBS (QNM)

È davvero una lezione di vita la deliziosa intervista che Michael J. Fox ha rilasciato a Jane Pauley nel corso della trasmissione CBS Sunday Morning.

Michael J. Fox si racconta

Ieri, ospite d’onore di uno dei programmi più popolari e seguiti della TV americana, Michael J.Fox ha parlato della sua drammatica convivenza con il morbo di Parkinson che gli venne diagnosticato in modo estremamente prematuro quando l’attore era all’apice del suo successo.

La star di Ritorno al Futuro, che ora ha 61 anni, ha detto alla giornalista che la vita non è facile… “Non posso mentire quello che è sotto gli occhi di tutti. È evidente che nelle mie condizioni non è possibile condurre una vita normale, diventano difficili le cose più semplici come camminare, mangiare, parlare. Sta diventando più difficile, ogni giorno è sempre più difficile di quello precedente. Ma vivo tutto più che posso e meglio che posso. Con tutto l’entusiasmo che ho”.

“Non si muore di Parkinson, ti tocca viverci”

Michael J.Fox si è confidato in modo estremamente toccante e diretto. La sua intervista è un prologo del documentario Still: A Michael J. Fox Movie in uscita il mese prossimo. Ultimamente alle conseguenze del Parkinson si è aggiunto un altro grave problema di salute, un tumore alla colonna vertebrale. Fortunatamente benigno: “Sono malato da ormai trent’anni. Non mi sono nascosto e non mi sono voluto tirare indietro. Credo di essere servito a dare a tante persone come me maggiore coraggio e consapevolezza. Spero di avere aiutato il dialogo e la ricerca. Il Parkinson è un compagno di viaggio ingombrante e fastidioso. Ma non lo puoi dimenticare e nemmeno lasciare a casa. E io non ho voglia di restare a casa: quindi me lo porto dietro senza rinunciare alle cose che posso fare. È difficile, non è bello e spesso è triste. Ma è peggio non fare. Quindi cerco di essere grato alla vita per quello che mi dà ogni giorno. Di Parkinson non si muore. Preferisco viverci e vorrà dire che morirò con lui… Se riesci a trovare qualcosa per cui essere grato, allora hai uno scopo per cui guardare avanti e andare avanti”.