Il rapporto tra gli italiani e le tasse non è mai stato facile, ma da qualche anno Equitalia si è trasformata nel nemico da cui difendersi e addirittura da battere. L’agenzia di riscossione dei tributi popola gli incubi dei contribuenti, e c’è quindi chi ha deciso di utilizzare ogni mezzo possibile per contrastare cartelle esattoriali pazze o meno pazze. Utilizzando ovviamente gli errori e i buchi operativi di Equitalia.
In uno speciale uscito in questi giorni è stato il quotidiano Libero a mettere insieme tutti i possibili stratagemmi per difendersi con un ricorso dalle pretese della società tributi. Presentato con un titolo d’apertura che lascia poco spazio ai fraintendimenti (“Come battere Equitalia”), individua le seguenti falle che il contribuente può utilizzare a suo favore.
Notifica irregolare: Equitalia spesso consegna la cartella tramite posta ordinaria, una pratica che è però passibile di ricorso, perché “serve un messo comunale o un ufficiale giudiziario. Oppure una raccomandata. In questo tipo di casi – spiega l’avvocato Morini – ci sono 4-5 importanti sentenze della Corte di cassazione a supporto della difesa”. Primo passo è quindi verificare il metodo di consegna della cartella esattoriale che vi è arrivata.
Interessi sbagliati: quello degli interessi calcolati in maniera sbagliata è un errore piuttosto comune, e rappresenta un’occasione unica per il ricorso. Per contestare questo tipo di falla è necessaria la revisione dei calcoli da parte di periti esperti, ed è quindi evidente che il ricorso diventa conveniente solo in caso di differenze davvero notevoli. Il rischio è infatti di pagare più per le spese extra di quanto si incasserebbe con il rimborso.
Pignoramenti illegittimi: caso limite segnalato nello speciale, quello di un costruttore che “ha dovuto fare i conti con un pignorano di alcuni immobili per un paio di milioni di euro. Un bel gruzzoletto. Non solo. Una mossa, quella del fisco, che ha portato la banca a bloccare liquidità e a revocare fidi per giusta causa. L’imprenditore ha chiesto (e ottenuto) la riduzione dell’ipoteca somma e lo sblocco degli immobili pignorati che erano di valore superiore rispetto alle tasse da versare nelle casse dello Stato”. In questo caso conviene agire se esiste un gap sensibile tra il valore della garanzia di pignoramento e le tasse dovute nei confronti dello Stato.
Prescrizione delle multe: quello delle multe cadute in prescrizione è il caso più comune, riassunto da un episodio da Libero. “Una cittadina si trova nella cassetta postale della sua abitazione la notizia di un fermo amministrativo (meglio noto come «ganasce fiscali») della sua vettura. Studia le carte e scopre che l’importo richiesto – ben 1.800 euro – non è più dovuto perché la multa notificata era prescritta. Con un ricorso, ha cancellato il debito fiscale e spazzato via il blocco all’automobile. In diversi casi analoghi, Equitalia è stata condannata a pagare anche i danni (patrimoniali e morali)”.