La lotta all’evasione fiscale non è soltanto uno dei punti più importanti del programma di ogni governo che si rispetti, ma un dovere morale in un periodo in cui la crisi economica rischia di mettere in ginocchio famiglie e imprese. I dati parlano chiaro: con il tesoretto recuperato da chi non paga le tasse si potrebbe abbassare la pressione fiscale sui cittadini onesti, oltre che finanziare interventi per lo sviluppo. Ma chi sono gli italiani che non pagano le tasse?
A regalarci un quadro piuttosto sconfortante è il terzo rapporto Eures 2012, che parla di cifre in aumento per quanto riguarda l’evasione fiscale. Lo studio ha preso in considerazione 52 categorie professionali, con un campione totale di 1.225 italiani di 19 regioni, 94 province e 367 comuni. Il risultato non è consolante, perché “tra il 2004 e il 2012 la propensione degli artigiani, dei liberi professionisti e dei commercianti a non rilasciare scontrini, fatture o ricevute non segna alcun passo indietro confermandosi l’evasione fiscale uno dei principali ostacoli al risanamento economico dell’Italia”.
Ai vecchi furbetti se ne aggiungono nuovi, come i docenti che impartiscono le ripetizioni (in nero l’89%), i dentisti (34%) i medici specialisti (34%). Sopra la soglia del 60% di nero troviamo anche categorie professionali note come i giardinieri (67,3%), i falegnami (62,8%), gli idraulici (62%), i fabbri (60,2%) e i muratori (60,1%), mentre poco al di sotto di questa soglia troviamo i tappezzieri (57,3%) e gli elettricisti (57,1%). La ricevuta fiscale sembra un oggetto misterioso soprattutto nel settore della ristorazione, tra (17,8%), ristoranti, pub e pizzerie (17,2%) e persino rosticcerie e pizzerie al taglio (15,8%).
I liberi professionisti come sempre portano in alto la bandiera del fiero evasore, partendo dagli insospettabili avvocati, tanto abili con la legge quanto a poco agio con la fattura (42,7%). Non male anche geometri (40,2%), psicologi e psichiatri (40%), architetti (38,7%), dietologi (38%), medici specialisti e dentisti (34%). Come evidente, chi guadagna di più è anche chi è più disposto a evadere, visto che i lavoratori dipendenti sono in qualche modo legati alle tasse dalla stessa busta paga. Per la serie “l’italiano perde la pazienza”, finalmente pare che qualcosa si stia muovendo dal punto di vista dell’opinione pubblica.
Sta rinascendo in Italia un moto di giustizialismo fiscale che sembra perso tra furbizie e invidie. Oggi 7 italiani su 10 che si dicono favorevoli al carcere per gli evasori e anzi giudicano inadeguata l’azione del governo (63%). Un buon inizio, che dovrebbe trovare però riscontro nelle leggi e nei controlli di chi di dovere, cosa che come sappiamo non sempre accade.